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Tutte le bombe legali che minano le nozze fra Mps e Banco Bpm

 

Ricapitalizzazioni necessarie, bombe cause legali.

Sono le due principali ragioni per cui il matrimonio vagheggiato al Tesoro fra Mps (il Monte dei Paschi di Siena controllato dal ministero dell’Economia) e il Banco Bpm non sarà facile organizzare e celebrare nel sistema bancario italiano.

Complice la smentita arrivata ieri da Banco Bpm, che ha spiegato come non ci siano dossier aperti, l’ipotesi di una fusione fra la banca capeggiata dall’ad, Giuseppe Castagna, e il Monte dei Paschi di Siena, che si sta ripulendo di buona parte dei crediti deteriorati con un’operazione straordinaria, non scalda i mercati, sottolinea l’Agi.

A circa mezz’ora dall’avvio della seduta, il titolo Banco Bpm lima lo 0,3% mentre Mps sale dell’1,6%.

In base a indiscrezioni di stampa ieri si è tenuto un incontro fra il numero uno di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, e il nuovo presidente del Monte Patrizia Grieco, per vagliare scenari di fusione.

Uno scenario di aggregazione fra le due banche, ragionano gli analisti di Equita, sembra “molto prematuro” anche se, grazie al derisking in corso, il Monte diventa “un target molto piu’ appetibile”.

A seconda delle opzioni sul tavolo, potrebbe poi servire un aumento di capitale, che sarebbe utile anche a diminuire ulteriormente la quota del ministero del Tesoro (oggi primo azionista di Mps con il 64% circa del capitale); altro tema che potrebbe frenare l’apertura di un dossier sono le cause legali in capo al Monte dei Paschi.

Dopo il salvataggio di Mps, lo stato detiene infatti una quota del 68% del capitale (quota che si assottiglierà al 63% dopo lo spin off dei crediti in sofferenza ad Amco).

In base a indiscrezioni di stampa ieri si è tenuto un incontro fra il numero uno di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, e il nuovo presidente del Monte Patrizia Grieco, per vagliare scenari di fusione.

La cessione degli 8 miliardi di crediti in sofferenza ad Amco (controllata dal Mef, che controlla Mps) faciliterebbe la strada, scrive Radiocor: l’NPE ratio scenderà infatti al 4% e il CET1 migliorera’ all’11%, ossia, hanno chiarito gli esperti della sim, “Mps diventera’ un target di M&A molto piu’ appetibile rispetto al passato”.

Un’aggregazione con Banco Bpm farebbe scendere l’Npe ratio della banca guidata da Castagna dall’attuale 9,2% al 7% circa della nuova entita’. I

l Cet 1 si attesterebbe all’11,9% dal 12,6% di Banco Bpm da sola.

“Ipotizzando un’operazione carta contro carta e un concambio di 1 azione Banco Bpm per ogni azione Mps (che implica un premio del 18% a Banco Bpm), il MEF si ridurrebbe dal 64% al 25%’, hanno valutato gli analisti d Equita, che pero’ hanno aggiunto ‘ipotizzando 1,1 miliardi di oneri di ristrutturazione per ridurre l’NPE ratio al 5% (4 miliardi di cessione) e il numero di dipendenti del 10%, il CET1 scenderebbe a circa 11,2%, da cui deriverebbe una probabile necessita’ di aumento di capitale’.

A ostacolare la fusione tra le due banche, secondo gli analisti, oltre alla necessità di un aumento di capitale, potrebbero essere le numerose cause legali in capo a Mps, il cui petitum ammonta a 4,8 miliardi.

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ECCO IL DETTAGLIO DELLE CAUSE LEGALI COME EMERGE DAL BILANCIO 2019 DI MPS:

I rischi insiti o connessi alle vertenze legali – intese per tali quelle radicate di fronte ad Organi giurisdizionali e ad arbitri – sono oggetto di specifico ed attento esame da parte del Gruppo.

In presenza di vertenze e richieste stragiudiziali per le quali si stimi come “probabile” l’esborso di risorse economiche per l’adempimento della sottesa obbligazione legale ed appaia altresì effettuabile una stima attendibile del relativo ammontare si provvede ad effettuare stanziamenti al Fondo Rischi e Oneri con criteri statistici o analitici.

Al 31 dicembre 2019 risultavano pendenti:

• vertenze legali e richieste stragiudiziali per un petitum complessivo, ove quantificato, di circa 4,8 mld di euro.

In particolare: o circa 2,2 mld di euro quale petitum attinente alle vertenze classificate a rischio di soccombenza “probabile” per le quali sono rilevati fondi per 0,5 mld di euro;

circa 1,7 mld di euro quale petitum attribuito alle vertenze classificate a rischio di soccombenza “possibile”;

circa 0,9 mld di euro quale petitumrelativo alle restanti vertenze classificate a rischio di soccombenza “remoto”;

• richieste stragiudiziali con un petitum complessivo, ove quantificato, di circa 0,9 mld di euro. Nello specifico:

circa 0,6 mld di euro quale petitum attinente alle richieste classificate a rischio di soccombenza “probabile”;

circa 0,3 mld di euro quale petitum attribuito alle richieste classificate a rischio di soccombenza “possibile”.

Si evidenzia che il Gruppo si è avvalso della possibilità concessa dallo IAS 37 di non fornire disclosure di dettaglio sui fondi stanziati a bilancio nel caso in cui tali informazioni possano seriamente pregiudicare la propria posizione nei contenziosi e in potenziali accordi transattivi.

Per le cause che hanno la maggiore rilevanza, per macrocategoria o singolarmente, vengono illustrate in prosieguo le caratteristiche principali

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