skip to Main Content

Manageritalia

Dirigenti e manager divisi sul governo. Qual è la linea della Cida?

Giudizi diversi delle principali associazioni di categoria sul governo Meloni. Il presidente di Federmanager, Cuzzilla, presidente di Trenitalia e nel cda di Cdp Venture Capital, ha un atteggiamento non negativo, mentre Mantovani di ManagerItalia non lesina critiche.

Sostenere o meno il governo Meloni? È il dubbio amletico dei manager italiani, le cui principali associazioni di categoria, Federmanager, presieduta da Stefano Cuzzilla e ManagerItalia, guidata da Mario Mantovani, entrambe confederate in Cida, presieduta sempre da Cuzzilla, (di cui Mantovani è vice) sul merito sembrano avere idee parecchio distanti.

FEDERMANAGER E CIDA (GUIDATE DA CUZZILLA) VOGLIONO DIALOGO

Dialogo” è la parola d’ordine del presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla, uomo che, come ricordato di recente da Start Magazine, non ha grandi simpatie per la destra, tanto da essere persino considerato vicino al Pd (e in passato alla Margherita, quando era vicepresidente della società regionale del Lazio, Astral). Nel maggio 2021 Cuzzilla entrò nel cda di Fs durante il governo Draghi ma è con il governo Meloni che è stato eletto presidente di Trenitalia, azienda pubblica partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane.

Sono numerosi gli interventi in cui Cuzzilla, da ottobre anche consigliere di amministrazione di Cdp Venture Capital sgr come pure nell’advisory board del Sole 24Ore Formazione, ribadisce che è necessario il dialogo col governo. Anche da presidente di Cida, come riporta quest’Ansa di ottobre: “Chiediamo a questo governo di adottare provvedimenti strategici che non sottraggano altre risorse a chi ha pagato onestamente tasse e contributi in un’economia alterata e inquinata dall’evasione. Chiediamo che, nel rimettere ordine al sistema di detrazioni fiscali, non si perpetui l’errore di discriminare e penalizzare ulteriormente chi il welfare lo sostiene già in tutti i modi possibili”. Questo quanto ha dichiarato Stefano Cuzzilla, presidente di Cida, nel suo intervento durante l’incontro pubblico “Siamo tutti lavoratori. Difendere le pensioni e riportare equità”.

I CONTINUI AUGURI DI LUNGA VITA AL GOVERNO

Importante soprattutto  questo passaggio: “Il Presidente del Consiglio qualche giorno fa ha dichiarato che guarda l’orizzonte dei 5 anni di governo per realizzare le grandi riforme di cui questo Paese ha urgentemente bisogno. Tra questi la riforma fiscale e previdenziale. Noi abbiamo necessità di questo orizzonte di lungo periodo per realizzare un cambiamento strutturale e per questo ci mettiamo a disposizione del governo come categoria”, concluse Cuzzilla.

Un dialogo, quello chiesto da Cuzzilla nella sua duplice veste di presidente Cida e Federmanager accolto con sollievo da Palazzo Chigi in un periodo in cui, non bastasse il fuoco amico della maggioranza e gli svarioni di alcuni ministri, deve vedersela con gli scioperi generali collegati alla manovra. Un dialogo che l’esecutivo non vuole interrompere, come dimostra il recente videomessaggio della presidente del Consiglio all’assemblea di Federmanager.

Ancora nelle ultimissime ore Cuzzilla è tornato ad augurare all’esecutivo lunga vita nella sua relazione all’assemblea annuale dell’associazione: “Di fronte a un Paese che non cresce, il cui Pil quest’anno racimola lo zero virgola, possiamo sperare almeno di avere un governo che duri e che abbia il coraggio di fare le riforme che servono. Attenzione: la perdita di senso genera perdita di consenso. E noi dobbiamo fare azioni sensate. Non possiamo permetterci, in particolare, di fare altro debito. Specialmente noi, che ne portiamo il fardello da più di mezzo secolo”.

MANAGERITALIA NON LA PENSA COSì

Non la pensa così Mario Mantovani di ManagerItalia, nonché, come si anticipava, numero 2 di Cuzzilla al Cida. In una intervista rilasciata a Repubblica (che lo ha presentato con grande enfasi come presidente di Federmanager, sbagliando, ma questa è un’altra storia…), il rappresentante dell’altra grande associazione di categoria non lesina critiche all’esecutivo.

A iniziare dai giudizi sulla manovra: “Una legge di Bilancio velleitaria e poco equa” perché “cerca risorse lì dove non andrebbero cercate, per non rischiare di compromettere la coesione sociale, cioè nel welfare e nella previdenza”.  Non va giù la proroga di un anno al taglio del cuneo fiscale: “Toccare i contributi significa mettere a carico delle prossime generazioni ulteriore debito occulto – dice . Con le stesse risorse si poteva ridurre in modo consistente l’imposizione sui rinnovi contrattuali, cosa che avrebbe garantito sostegno ai lavoratori ma anche stimolato la crescita”.

LA VISIONE DISINCANTATA DI MANTOVANI

Non sembra trasparire ottimismo nemmeno sul fronte Pnrr, dove pure l’esecutivo ha incassato tutti gli ok (e gli assegni) di Bruxelles: “Potrebbe portare la crescita su livelli strutturalmente più alti, ma i ritardi accumulati sono molti”, dice Mantovani, ma “una risistemazione complessiva era auspicabile, anche se una cosa che mancava all’inizio, e mi pare manchi ancora, è un’efficace mobilitazione degli investimenti privati”.

E poi quella che pare una stilettata all’incapacità dell’esecutivo di incidere sulla situazione di balneari e tassisti: “Bisogna incentivare la concorrenza – dice Mantovani – lasciando spazio di crescita alle aziende più strutturate, che hanno capacità di investire, attirare i talenti e remunerarli, superando l’idea che tutte debbano restare sul mercato”. E mentre il suo presidente auspica che il governo benefici di lunga vita, il numero 1 di Manageritalia sembra avere una visione assai più pragmatica e improntata al tirare a campare: “Credo che il tentativo, con un elettorato molto frammentato, sia mandare messaggi di difesa alla varie categorie – dice Mantovani – piuttosto che fare un discorso generale che coniughi tutela e crescita”.

+++

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Gentile direttore,

a nome di tutti i Presidenti delle Federazioni che aderiscono a CIDA vogliamo comunicare il nostro stupore in merito all’articolo uscito sulla testata da lei diretta che lascia intendere ai lettori discrasie di priorità all’interno della Confederazione, che non corrispondono a realtà.

L’articolo non è fedele né ai fatti né alle intenzioni di CIDA che più volte ha intrapreso importanti battaglie nel segno della totale condivisione, non da ultima la petizione lanciata nei giorni scorsi in difesa del ceto medio.

Cordiali saluti

Teresa Lavanga

direttore Cida

Back To Top