Matteo Salvini è una sorta di Re Mida invertito: tutto l’oro con cui viene in contatto si trasforma in ottone. È successo nella giornata di ieri, quando, in qualità di ministro delle Infrastrutture, ha deciso di ridurre a 4 ore lo sciopero nei trasporti pubblici su rotaia e gomma perché gli aerei erano esclusi dallo sciopero del 17 novembre.
L’ERRORE DI SALVINI SULLO SCIOPERO
Per come ha gestito i rapporti con Cgil e Uil, i sindacati promotori dell’astensione del lavoro, è riuscito a trasformare uno sciopero senza capo né coda in un’azione in difesa di un diritto fondamentale in una democrazia e dei gruppi dirigenti sindacali dissipatori del ruolo e del significato dello sciopero generale, in combattenti della libertà che rifiutano di sottomettersi ai diktat di un governo autoritario, anche a costo di mettere nei guai i lavoratori (Landini e Bombardieri non corrono alcun rischio) che seguiranno l’indicazione di non adeguarsi alla prescrizione.
LA PROPAGANDA DI SCHLEIN E IL TALK SHOW DI GRUBER
Come se non bastasse, la linea di condotta del Capitano ha fornito al Pd su un piatto d’argento un argomento di polemica nei confronti della coalizione di destra che rientra pari pari nella propaganda che riesce meglio ad Elly Schlein: Meloni e il suo governo continuano a nutrire la vocazione autoritaria delle origini. E qual è la prima operazione che compie una maggioranza di destra/destra (un termine usato più volte da Lilli Gruber nella sua trasmissione ieri sera su La7)? Va allo scontro con il sindacato, che improvvisamente, viene rivalutato alla stregua di un caposaldo delle democrazia.
Nei talk show di ieri sera lo scontro tra Salvini e Cgil/Uil ha preso il posto, come prima notizia, del conflitto nella Striscia di Gaza. Dal tono del dibattito, Annibale è già alle porte di Roma: dapprima con il c.d. premierato, poi con l’aggressione ai sindacati, senza che Salvini fosse in grado di spiegare la vertenza in tutti i suoi aspetti. L’entrata in campo del ministro ha emarginato la stessa Commissione di garanzia che pure aveva fatto delle osservazioni assolutamente coerenti con la legge sull’esercizio dello sciopero nei pubblici servizi e con la giurisprudenza consolidata in trent’anni di attività. Landini si era reso responsabile di un’accusa gravissima che metteva in discussione l’imparzialità del Garante.
Il presidente della Commissione riferisce oggi alla Camera, in un contesto in cui gli argomenti di diritto non possono essere accantonati con la propaganda. Ma ormai Salvini ha portato la questione a livello politico, il terreno su cui si trovano a loro agio gli avversari. Così in Commissione Lavoro della Camera non si parlerà della corretta applicazione della legge, ma voleranno delle accuse reciproche: la maggioranza sosterrà che il sindacato è disposto a portare avanti obiettivi di lotta politica, anche a costo di mettere in difficoltà milioni di italiani; le minoranze denunceranno l’attacco ai diritti dei lavoratori. Il Garante, nelle sue osservazioni critiche, ha ragione e si è limitato a chiedere un rimodulazione dello sciopero in alcuni servizi pubblici dove la legge prevede delle tutele più ampie a favore degli utenti.
L’ORGANIZZAZIONE DEGLI SCIOPERI
Basterebbe soffermarsi sul programma delle agitazioni che iniziano il 17 novembre e terminano l’1 dicembre: sembra l’organizzazione di una caccia al tesoro per ubriachi. Venerdì 17 novembre, sciopereranno per la durata di 8 ore i lavoratori delle Regioni del Centro. Nella stessa giornata, su tutto il territorio nazionale, si assenteranno dal lavoro le categorie del trasporto, del pubblico impiego e della conoscenza. Il 20 novembre toccherà alla Sicilia; il turno della Sardegna verrà lunedì 27 novembre. Venerdì 24 novembre, saranno chiamati a scioperare le maestranze delle Regioni del Nord. Venerdì 1° dicembre a incrociare le braccia saranno i lavoratori delle Regioni del Sud. Queste quadriglie tra territori e categorie sono forme di lotta inedite adottate per creare una settimana di caos.
LO SCIOPERO GENERALE CONTRO LA LEGGE DI BILANCIO
Tutto ciò per una legge di bilancio talmente striminzita da non meritarsi neppure l’onore di uno sciopero generale che ormai è divenuta una tappa obbligata della sessione di bilancio. Entro il 20 ottobre il governo deve presentare al Parlamento il disegno di legge di bilancio, contenente la manovra triennale di finanza pubblica. La legge di bilancio deve essere approvata entro il 31 dicembre. Entro gennaio il governo deve infine presentare gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra. In questi frangenti occorre trovare lo spazio adeguato per i confronti e gli accordi con Bruxelles. Tra metà novembre e la vigilia di Natale si colloca lo sciopero generale nelle sue diverse versioni.
È dubbio che il Parlamento possa approvare la manovra se viene a mancare questo passaggio che è entrato a far parte della sessione materiale di bilancio. Con la sua prosopopea Salvini ha compiuto un altro errore. Non si è limitato solo a rendere inutilizzabile il responso corretto del Garante, ma ha vanificato lo sforzo generoso, onesto e coraggioso di Luigi Sbarra e della Cisl. Il leader della Confederazione di via Po non solo si era spinto a criticare la proclamazione di uno sciopero generale in questo momento, ma aveva preso una posizione chiara anche sull’intervento del Garante: “Mi sembra una polemica sterile – aveva osservato – ci si dovrebbe concentrare su altro. In Italia ci sono regole stringenti, volte a tutelare sia i diritti dei sindacati a scioperare che quelli dei cittadini ad usufruire dei servizi essenziali. Si tratta di rispettare queste norme, come è stato sempre fatto, sapendo che le deroghe concesse per gli scioperi generali richiedono una piena adesione all’astensione dal lavoro di tutte le organizzazioni più rappresentative. Qui non mi sembra che tale presupposto sussista”.
È evidente, però, che queste corrette considerazioni rischiano di essere travolte o ignorate nel momento in cui gran parte dei media – come al solito – si è messa al servizio di Maurizio Landini (come dice la canzone: “Gli eroi son tutti giovani e belli”). Così finisce per essere accettata la narrazione dell’attacco della destra al diritto di sciopero: un po’ per partigianeria, un po’ perché siffatta lettura degli eventi è più attraente di una discussione che rischia di andare troppo sul piano tecnico. Cosa che in tv non deve accadere, perché la gente non deve capire; gli si chiede solo di schierarsi dalla parte giusta che, quasi sempre, è quella sbagliata.