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La grande fuga degli investitori dai fondi Esg europei

I fondi di investimento che hanno rispettato i più severi standard di sostenibilità fissati dall'Unione europea hanno registrato deflussi record nell'ultimo trimestre del 2024. Negli Stati Uniti di Trump, intanto, è iniziata la ritirata della finanza green. Tutti i dettagli.

Non è un bel momento per la cosiddetta “finanza sostenibile” e per gli Esg, i fattori che misurano – per l’appunto – la sostenibilità ambientale, sociale e di governance di un investimento. Al di là del ritiro delle grandi società statunitensi di asset management e delle maggiori banche dalle iniziative climatiche, infatti, gli ultimi dati di Morningstar dicono che i fondi che hanno rispettato i più severi standard di sostenibilità fissati dall’Unione europea hanno registrato deflussi record nell’ultimo trimestre. E che negli Stati Uniti i gestori di fondi Esg hanno subìto ritiri per quasi 20 miliardi di dollari nel 2024.

La crisi è evidente: non a caso, tanti fondi hanno eliminato i riferimenti agli Esg dai loro nomi.

Come spiegato da Hortense Bioy di Morningstar, molti fondi Esg che offrono “energia pulita, tecnologie pulite e soluzioni climatiche non hanno avuto successo in un contesto di tassi di interesse elevati”. Nonostante il calo, comunque, detengono ancora 3200 miliardi di dollari di asset totali a livello globale.

L’IMPATTO DELLA CRISI SUI FONDI EUROPEI

Stando a Morningstar, i riscatti dai fondi europei con la denominazione “articolo 9” (cioè la categoria Esg più rigorosa) hanno raggiunto i 7,3 miliardi di euro nell’ultimo trimestre del 2024: è un valore più che doppio rispetto ai deflussi registrati nel terzo trimestre, che segna peraltro il quinto trimestre consecutivo di ritiri.

I fondi equity sono stati i più colpiti, con ritiri per 6,4 miliardi di euro. L’analisi di Morningstar sottolinea come i fondi categorizzati “articolo 8” (una designazione Esg considerata troppo ampia e dunque poco significativa) abbiano registrato afflussi per 52 miliardi di euro nel periodo in questione.

L’INFLUENZA DI TRUMP

Oltre l’80 per cento del patrimonio mondiale di fondi Esg si trova in Europa. Il settore però – scrive Bloomberg – è stato “afflitto da rendimenti insufficienti, stanchezza normativa e contraccolpi politici”.

Le prospettive future, quantomeno negli Stati Uniti, non sembrano incoraggianti: l’amministrazione di Donald Trump sta puntando sulla deregolamentazione e sullo stimolo all’industria oil & gas; diversi stati repubblicani, peraltro, accusano la finanza sostenibile di aver portato avanti “un’agenda ambientale distruttiva e politicizzata” che presterebbe più attenzione agli obiettivi climatici che ai guadagni economici.

COME CAMBIERÀ LA REGOLAZIONE ESG NELL’UNIONE EUROPEA

La commissaria europea per i Servizi finanziari, Maria Luis Albuquerque, ha detto che l’Unione continuerà a portare avanti il Green Deal ma alcune normative e alcuni dettagli legislativi andranno probabilmente modificati: “potremmo aver bisogno di aggiustare il ritmo e soprattutto di eliminare alcune sovrapposizioni e incoerenze, che si sono verificate perché stavamo presentando molte leggi in un breve periodo di tempo”.

Albuquerque ha precisato che non ci sarà deregolamentazione bensì un aggiustamento del quadro esistente, noto come Sustainable Finance Disclosure Regulation: “credo, e penso che lo creda la maggior parte delle persone, che la sostenibilità sia un vantaggio competitivo a medio e lungo termine”, ha detto.

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