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Debito pubblico, la via cinese e russa, il piano pro famiglie italiane. Chi si ferma è perduto

Il commento di Gianfranco Polillo su iniziative e progetti in cantiere nel governo sul debito pubblico italiano

C’è grande movimento sotto quella montagna, che è rappresentata dal debito pubblico italiano. La fine del quantitative easing pone problemi che fino a ieri l’Italia non aveva. O aveva in misura limitata. Basti guardare agli andamenti degli spread. Poco mossi nei primi mesi dell’anno. In rapida ascesa con l’avvento del nuovo governo. Frutto della sua mancata sintonia con il mondo finanziario: si dirà. E questo, in parte, è vero, almeno a giudicare dalle recenti parole di Luigi Di Maio, che ha lanciato il suo guanto di sfida contro quest’entità – i “poteri forti” – evanescente.

Ma se si guarda al merito delle questioni, i problemi hanno una ben diversa portata. Si chiamano: inasprimento della politica monetaria della Fed ed, appunto, fine del quantitative easing. Che continuerà in forma ridotta, ma che comunque un impatto negativo non potrà non averlo per un Paese, come il nostro, che ogni anno deve rinnovare i suoi titoli per diverse centinaia di miliardi di euro.

Ed allora che fare? Cercare, innanzitutto, forme “non convenzionali” di finanziamento. Si spiegano così i contatti di Giovanni Tria con il governo cinese. O il guardare alla Russia di Putin, da parte di Paolo Savona. Sullo sfondo, l’esile speranza di un intervento specifico della Bce, al di fuori degli schemi previste dalle procedure dell’Omt (Outright monetary transactions) e dei relativi condizionamenti.

In un carnet già così denso, si inserisce la proposta appena avanzata da Armando Siri, deputato della Lega e sottosegretario alle Infrastrutture, di riservare alle famiglie particolari emissioni di titoli del debito pubblico italiano. Si tratterebbe di bond con una cedola leggermente più alta e un trattamento fiscale privilegiato. Avrebbero il pregio di far concorrenza ai depositi bancari, garantendo al risparmiatore, specie per depositi superiori ai 100 mila euro, una copertura assicurativa maggiore. Per i relativi possessori non scatterebbero, infatti, le procedure del “bail in”, in caso di dissesto della banca.

Non sarebbe una mossa risolutiva, visto che i bot people sono da tempo scomparsi. Ma comunque un segnale di attenzione nei confronti delle famiglie italiane. Più complicato, invece, il calcolo di convenienza per le banche. Alcune sarebbero penalizzate, dalla contrazione dei propri clienti. Altre invece potrebbero scaricare sulle famiglie parte dei titoli finora tenuti in pancia. Quindi, in definitiva, una soluzione possibile. Anche se, prima di esprimere un giudizio articolato, sarà necessario aspettare il provvedimento legislativo preannunciato.

Tutto questo attivismo, per quanto positivo, non deve tuttavia far perdere di vista quale deve essere l’obiettivo primario del Governo. Quello di individuare una politica economica che punti, al tempo stesso, sullo sviluppo ed il contenimento del debito. Le condizioni per realizzare un simile obbiettivo ci sono. Basta saperle cogliere con il necessario rigore e nel rispetto dei tempi. Che non sono quelli della burocrazia, ma del mercato.

Se questo obiettivo sarà conseguito, si potrà sostenere il confronto con tutti i soggetti interessati: a partire dalla Commissione europea e dalla Bce. Allora eventuali finanziamenti aggiuntivi da parte della Russia o della Cina non saranno altro che l’attivazione di normali canali di interscambio. Ma se questo non dovesse essere il risultato finale, non potranno certo essere le famiglie italiane a poter svolgere un ruolo di supplenza.

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