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Crosetto

Crosetto strattona Webuild, Massolo mazzola Riad, Stagnaro fulmina Lega, Pd e M5s, Travaglio&Gomez sfilano

Massolo, Crosetto, Salvini, Travaglio, Gomez, Stagnaro e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

MASSOLO MAZZOLA L’ARABIA SAUDITA

 

CROSETTO DESTRUTTURA WEBUILD

Perché Crosetto pizzica Webuild sul Pnrr? Parole e ipotesi (su Salvini e non solo)

 

STAGNARO FULMINA LEGA, PD E M5S SUL MERCATO TUTELATO

 

TRAVAGLIO E GOMEZ SFILANO

CON IL NUOVO CORSO MODAIOLO IL FATTO QUOTIDIANO ANDRA’ ANCORA DI MODA?

 

KOCH PER TRUMP ALLA COQUE

 

 

PANORAMA SU ZUPPI

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

 

FINTI GIORNALI E REPUTATION MANAGER. PRIMO CASO

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ESTRATTO DELL’INTERVISTA DEL CORRIERE DELLA SERA A MASSOLO SU EXPO2030

Lo sguardo fiero, malgrado l’amarezza per la sconfitta, rivela tutto il disappunto di Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore di Expo, grande tessitore della partita che per l’Italia si è conclusa nel peggiore dei modi.

Ambasciatore Massolo, crede sia mancato qualcosa nel modo in cui Roma ha condotto la campagna per Expo?

«No, non penso che avremmo potuto fare di più. Abbiamo combattuto sulla base di una proposta riconosciuta come la migliore non soltanto per il modo in cui è stato declinato il tema, ma anche per l’ampia condivisione. Abbiamo fatto tutti i nostri passi in stretto coordinamento con il governo, le istituzioni locali e i rappresentanti della società civile. Abbiamo presentato un ottimo progetto con un lascito per il futuro che speriamo possa essere in parte realizzato per la città».

Come spiega, allora, il magro bottino di appena 17 voti?

«La realtà è che i due terzi della comunità internazionale hanno votato per il mercantilismo, la diplomazia transazio-nale invece di quella transnazionale. Quando abbiamo sondato il terreno per capire quale fosse l’orientamento, alcuni delegati ci hanno risposto di essersi impegnati con la nostra competitor (Riad, ndr) fin dal 2020, quando non esisteva ancora alcun progetto. La domanda è: la competizione si gioca sulla sostanza, sulla qualità della proposta o sugli investimenti e le grandi aziende?».

Di fatto, però, la coerenza dell’Italia con i valori di una democrazia occidentale non ha pagato.

«Contano anche gli investimenti, questo è ovvio, ma si è raggiunto un volume tale per cui un domani se si candida un Paese emergente un po’ disinvolto la competizione diventa fuori portata».

Fino a poco prima del voto Roma poteva contare su una cinquantina di preferenze, come è possibile che siano crollate a 17?

«In effetti i conti non tornano in parte per il doppio gioco di alcuni Paesi, in parte perché immagino vi siano state pressioni in extremis. Un esito così strabocchevole fa pensare… ne abbiamo parlato anche con i coreani, con i quali avevamo un coordinamento informale, e nessuno si aspettava un risultato del genere».

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