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Credit Suisse

Ecco le ultime magagne di Credit Suisse

Nuova bufera su Credit Suisse: ci sono delle "debolezze materiali" nei controlli interni, ha ammesso la banca, che deve fare i conti con ampi deflussi dei clienti. Intanto, Saudi National Bank si rifiuta di investire di più. Tutti i dettagli.

Bufera finanziaria sul Credit Suisse.

A innescare la paura sono state le parole del numero uno della Saudi National Bank (Snb), che controlla il 10% dell’istituto svizzero. Alla domanda se il gruppo arabo potrebbe fornire altro supporto finanziario se ciò si rendesse necessario, Ammar Al Khudairy ha detto: «La risposta è assolutamente no, per molte ragioni ma la più semplice è che comporterebbe delle complicazioni regolatorie».

Ma andiamo con ordine.

TUTTI GLI ULTIMI CASINI DEL CREDIT SUISSE

La banca d’investimento svizzera Credit Suisse ha ammesso di aver identificato delle “debolezze materiali” nei controlli interni sulla rendicontazione finanziaria e di non aver ancora arginato il deflusso dei clienti.

Nella relazione annuale del 2022, pubblicata ieri, si legge che “al 31 dicembre 2022, il controllo interno del Gruppo sull’informativa finanziaria non era efficace e, per le stesse ragioni, il management ha rivalutato e raggiunto la stessa conclusione relativamente al 31 dicembre 2021”.

IL “PARERE NEGATIVO” DI PwC

La società di consulenza PwC, in qualità di revisore, ha segnalato nel documento un “parere negativo” sull’efficacia dei controlli interni sul reporting di Credit Suisse, benché i rendiconti presentino “in modo corretto, sotto tutti gli aspetti rilevanti” la posizione finanziaria della banca nel periodo 2020-2022.

LA STRIGLIATA DELL’AUTORITÀ SVIZZERA

La FINMA, l’autorità federale svizzera di vigilanza sui mercati finanziari, ha detto a Reuters che la banca deve adottare processi di controllo adeguati. Quando vengono identificate debolezze nei controlli, ci aspettiamo che vengano tempestivamente corrette. Siamo in contatto con la banca su questa questione”.

I PROBLEMI DI CREDIT SUISSE

Le falle nella rendicontazione giungono in un momento di difficoltà per Credit Suisse, che sta tentando di recuperare la fiducia degli investitori e dei clienti dopo una serie di scandali – tra perdite miliardarie dovute al fallimento delle società finanziarie Greensill e Archegos, e mancato contrasto delle attività illecite – che ne hanno intaccato l’immagine.

L’anno scorso la banca ha inoltre riportato i risultati peggiori dai tempi della crisi finanziaria mondiale, nel 2008: una perdita di 7,3 miliardi di franchi svizzeri, pari a circa 7,9 miliardi di dollari.

DEFLUSSI E LIQUIDITÀ

Nel quarto trimestre del 2022 il deflusso dei clienti da Credit Suisse è ammontato a 110 miliardi di franchi svizzeri, l’equivalente di 120 miliardi di dollari. Martedì la banca ha dichiarato che questi outflows si sono “stabilizzati a livelli molto più bassi, ma non si sono ancora invertiti”.

I deflussi hanno portato Credit Suisse a “utilizzare parzialmente i buffer di liquidità a livello di gruppo e di entità legale”. La banca ha ammesso di “essere scesa al di sotto di alcuni requisiti normativi a livello di entità legale”: gli istituti di credito sono tenuti infatti a mantenere delle riserve minime di liquidità per far fronte alle eventuali richieste di ritiro di contanti da parte dei clienti.

Il direttore finanziario di Credit Suisse, Dixit Joshi, ha dichiarato che le infrazioni dei requisiti di liquidità sono state risolte.

COME VANNO LE AZIONI DI CREDIT SUISSE

Ieri le azioni della banca hanno perso oltre il 3 per cento. Secondo S&P Global Market Intelligence, il costo di assicurazione contro un’insolvenza di Credit Suisse è salito a 520 punti base, un livello record.

LA RICHIESTA DELLA SEC

La pubblicazione della relazione annuale 2022 era prevista per la settimana scorsa, ma è stata posticipata per via di una richiesta della SEC: l’ente federale statunitense che vigila sulla borsa valori voleva fare chiarezza sulle revisioni dei rendiconti finanziari consolidati di Credit Suisse per il 2019 e il 2020.

La banca ha detto di stare lavorando a un “piano di riparazione” e che implementerà “controlli solidi per garantire che tutte le voci non monetarie siano classificate in modo appropriato all’interno del rendiconto finanziario consolidato”.

IL NO DELLA SAUDI NATIONAL BANK

“La risposta è assolutamente no”. Non lascia spiragli il presidente della Saudi National Bank, Ammar Al Khudairy, alla domanda di Bloomberg sulla disponibilità della banca saudita a ulteriori iniezioni di capitale in Credit Suisse.

La situazione non è delle migliori per l’istituto svizzero, e Saudi National Bank ne paga le conseguenze. La più grande banca commerciale dell’Arabia Saudita, controllata per il 37 per cento dal fondo sovrano nazionale, è infatti la maggiore azionista di Credit Suisse, dopo che l’anno scorso ne ha acquistato una quota del 9,9 per cento per 1,4 miliardi di franchi svizzeri. Nel giro di pochi mesi, la quota ha perso valore per più di 500 milioni.

Alla borsa di Zurigo il titolo di Credit Suisse è calato del 18 per cento a un nuovo minimo; di contro, riporta Bloomberg, “il costo per assicurare le obbligazioni contro l’insolvenza a breve termine si è avvicinato a un livello che di solito segnala gravi preoccupazioni degli investitori”.

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