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Global Forum On Nicotine

Cosa si è detto al Global Forum on Nicotine

Ci sarebbe la possibilità di far diminuire i fumatori con una exit strategy più delicata di quella rappresentata dalla tassazione dei prodotti della filiera del tabacco e dai divieti, ma non c’è la volontà di farlo. Questo, in soldoni, è quanto è stato espresso all’ottava edizione del Global Forum on nicotine (Gfn) di Liverpool, che…

Ci sarebbe la possibilità di far diminuire i fumatori con una exit strategy più delicata di quella rappresentata dalla tassazione dei prodotti della filiera del tabacco e dai divieti, ma non c’è la volontà di farlo. Questo, in soldoni, è quanto è stato espresso all’ottava edizione del Global Forum on nicotine (Gfn) di Liverpool, che ha dedicato una sessione proprio ai presunti ostacoli posti da parte della scienza e da alcuni ordinamenti nazionali e sovrannazionali al commercio delle sigarette elettroniche, non riconoscendo così il principio della riduzione del danno. Perché, si sostiene da Liverpool, ci sono dati e ricerche che testimoniano come le e-cigs facciano meno male dei prodotti tradizionali e dunque potrebbero essere quello “scivolo” verso un mondo senza sigarette che sempre più governanti, a iniziare dall’Unione europea, vogliono costruire.

Nonostante “si stimi che 98 milioni di fumatori adulti siano già passati a prodotti, a base di nicotina, ma con meno sostanze dannose, nel mondo – ha ricordato il padrone di casa, direttore del Global Forum on nicotine, Gerry Stimson, professore emerito dall’Imperial College di Londra – le istituzioni che governano le politiche di salute pubblica e di controllo del tabacco rimangono spesso su posizioni ortodosse rispetto alle politiche di riduzione del danno. In Inghilterra, le autorità sanitarie supportano il fumo elettronico per smettere di fumare e le e-cig sono ora l’aiuto più popolare per smettere. In Giappone le vendite di sigarette sono diminuite di un terzo da quando sono arrivati i prodotti a tabacco riscaldato. Ora la sfida è l’accessibilità a questi prodotti anche a chi vive in Paesi a basso reddito”. Stimson, ha poi aggiunto: “si stima che 98 milioni di fumatori adulti in tutto il mondo siano gia’ passati a prodotti a base di nicotina ma con meno sostanze dannose” e che nonostante l’opposizione dell’OMS alle politiche di riduzione del danno, “le Autorita’ Sanitarie del Regno Unito incoraggiano il passaggio dei fumatori che non smettono alle sigarette elettroniche, che oggi sono l’aiuto piu’ diffuso per abbandonare le sigarette. In Giappone le vendite di sigarette sono diminuite di un terzo grazie all’introduzione dei prodotti a tabacco riscaldato. Ora la sfida e’ rendere accessbili questi prodotti anche a chi vive in Paesi a basso reddito”.

“Le istituzioni, la politica e una certa parte di scienziati puntano a screditare l’approccio di riduzione del danno da fumo con attacchi che screditano coloro che hanno un’opinione diversa dalla loro”, ha accusato per esempio Konstantinos Farsalinos, Università di Patras e School of Public Health dell’University West Attica in Grecia.

“Il dibattito sulle strategie di riduzione del danno è dominato dai tentativi di screditarci con prove su immaginari conflitti di interesse e con studi senza nessuna solida base – ha rimarcato Farsalinos – e usando la forza di alcuni gruppo di potere come Bloomberg Philanthropies che ha investito milioni di dollari in quest’opera di discredito, senza però confutare i risultati dei nostri studi sulle potenzialità della riduzione del danno da fumo. Diverse organizzazioni fondate da Bloomberg non hanno mai presentato evidenze scientifiche ma provano a insinuare dubbi su immaginari conflitti di interesse”.

Brad Rodu, docente di Medicina ed esperto di politiche di riduzione del danno da tabacco dell’University di Louisville (Kentucky), ha portato all’attenzione della sessione l’analisi della disparità di risorse economiche investite in Usa da enti pubblici sul tema del ‘fumo’ e quelle investite sulla sicurezza delle sigarette elettroniche e degli Ends, Electronic Nicotine Delivery Systems. “A fronte di questa disparità nel 2020 c’è stata una esplosione di ricerche su quest’ultimo tema”, ha osservato. “La missione e la forza di finanziamento del National Institutes of Health che ha puntato su una società libera dal tabacco – ha rimarcato Radu – sta influenzando chi fa ricerca nell’evidenziare nel modo peggiore nei propri studi le interpretazioni su tutti i prodotti del tabacco”.

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