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Technovation PMI Philip Morris International 2023

Davvero tra dieci anni avremo un mondo senza sigarette?

Che cosa si è detto e chi c'era alla Technovation 2023 di Neuchâtel di Philip Morris International

Non sappiamo con certezza se vi siano al mondo più aforismi sul fumo o persone con il vizio. Sappiamo, però, che tra le tante grandi questioni globali sottoposte a un processo di transizione (l’energia, l’ambiente, il clima su tutte) in quest’epoca c’è anche la circolazione delle sigarette tradizionali. Se anche solo fino al decennio scorso risultava astruso chiederselo, oggi comincia a risultare sempre meno banale il quesito: avremo mai un mondo senza fumo? Se ne è dibattuto alla nuova edizione della Technovation di Philip Morris International a Neuchâtel, in Svizzera, ed ecco cosa ne è venuto fuori.

LA RIVOLUZIONE SUL FUMO TRADIZIONALE: PARLA DI GIOVANNI

Per capire cosa sta facendo PMI abbiamo parlato con Tommaso Di Giovanni, Vice President International Communication di Philip Morris International. “Per la prima volta abbiamo annunciato la nostra ambizione di un mondo senza fumo nel 2016, lo facemmo tramite il nostro Ceo alla Bbc. Per noi è una missione e siamo ancora l’unica azienda del tabacco ad avere questa ambizione”.

Con 27 milioni di consumatori che usano i prodotti PMI e una quota pari al 71-72% di persone che hanno abbandonato le sigarette, la sfida è ben lanciata e prosegue. “Il progresso è rapido anche se si può fare di più. Serve che tutti vadano nella stessa direzione per mettere le sigarette in un museo”, spiega Di Giovanni. Prossimi passi? “Accogliere le nuove aspettative dei consumatori, dare loro una scelta per abbandonare le sigarette. Occorre poi continuare a investire in ricerca scientifica, verificare gli impatti sulla popolazione”.

Sempre sul Belpaese, il Vice Presidente del comparto comunicazione ricorda che “l’Italia è stato uno dei primi Paesi ad adottare una legislazione progressiva. Certo, occorre implementarla. Ad esempio serve fare più informazione. Allora sì che tra dieci anni potremo dire addio alle sigarette, senza coltivare particolari ideologie”. A livello di ricerca e investimenti, l’Italia “è tra i più aperti all’innovazione. Ecco perché abbiamo lanciato IQOS a Milano come seconda città. Tramite le nostre attività contribuiamo a un indotto di  oltre quarantamila lavoratori, oltre 20mila nell’agricoltura. A Crespellano (Bologna) abbiamo un centro di eccellenza della manifattura, (che è stato anche utile per la formazione per gli altri 27 centri in tutto il mondo) con un investimento da 1,2miliardi e oltre duemila persone. Abbiamo investito per la creazione di centri di servizi digitali rivolti ai consumatori dei nostri prodotti smoke-free, a Marcianise, Taranto e Terni. E poi, e poi in un centro per lo sviluppo delle competenze 4.0”.

I PROGRESSI DEL METODO PMI

Nella ricetta idonea per implementare questo processo il più possibile a livello globale, serve andare ad agire in Paesi dove (Argentina, Turchia, Australia, Singapore, per esempio) addirittura questi prodotti innovativi vengono vietati. Eppure, sulla base dei dati dell’OMS e di altre terze parti, il modello ipotetico di PMI mostra che si presume che i prodotti senza fumo siano l’80% meno rischiosi delle sigarette e quindi che c’è un potenziale di riduzione di dieci volte dei decessi attribuibili al fumo rispetto a quelli che si verificano in altri Paesi.

“Lì si continua a fumare sigarette e chi passa a prodotti migliori lo fa attraverso il mercato illecito”, spiega sul punto Di Giovanni. “Come in Messico, dove un terzo della popolazione usa prodotti di dubbia qualità e provenienza, privando poi il governo di risorse finanziarie. Dall’altro lato, invece, ci sono Paesi come Nuova Zelanda e Regno Unito dove si adotta una politica di transizione rapida. Lì, l’ambizione è di trovarsi senza sigarette al 2035, davvero tra poco tempo. Serve comunicazione, informazione e un ruolo attivo delle istituzioni e delle autorità di salute pubblica”. Proprio perché la regolamentazione è un punto fondamentale per progredire verso un mondo senza fumo. “L’inattività è una scelta con esiti reali, risultati reali”, ha detto il ceo di PMI Jacek Olczak.

L’ITALIA AL CENTRO DELLE STRATEGIE DI PHILIP MORRIS INTERNATIONAL, DICE VERDEAUX

Anche Gregoire Verdeaux, senior Vice President External Affairs PMI, ci ha confermato la centralità dell’Italia nelle strategie di PMI. Il gruppo “sta trasformando completamente la propria attività, guidando il settore verso la sostituzione delle sigarette con prodotti senza fumo il prima possibile. Oggi, nonostante i crescenti sforzi di prevenzione e disassuefazione, i fumatori nel mondo sono più di 1 miliardo e, secondo l’OMS, non diminuiranno da qui al 2025”. Obiettivo, allora? “La nostra ambizione è quella di convincere tutti coloro che altrimenti continuerebbero a fumare a passare ad alternative non combustibili. Un paradigma così radicale ha richiesto un cambiamento completo del nostro modello aziendale, che è diventato un’azienda basata sulla scienza e sulla tecnologia. Ad oggi, abbiamo investito più di 11 miliardi di dollari americani in prodotti antifumo”.

In questo processo, appunto, “l’Italia è al centro della trasformazione di PMI verso un futuro senza fumo. È un Paese chiave su cui si basa il successo del nostro impegno: L’Italia è il più importante produttore di tabacco in Europa, con circa 50.000 persone coinvolte nelle fasi di coltivazione e prima trasformazione; ed è anche uno dei leader europei del fumo libero”. Nel processo di trasformazione saranno sempre più coinvolte anche università e centri di ricerca.

I DATI E LA SITUAZIONE DEGLI ALTRI PAESI

In termini di risultati, la Svezia è certamente un passo avanti a tutti. In Ue, dove i fumatori sono cento milioni al giorno, registra infatti il tasso più basso di fumo e il dato del 5% dei fumatori giornalieri è vicino ad essere abbassato. Per fare un confronto, quattro anni fa il 6,4% degli over 15 fumava quotidianamente contro una media europea del 18,5%. A inizio millennio, in Svezia, la percentuale si aggirava attorno al 20%. Dunque, il progresso è chiaro. Molto è stato agevolato dai divieti in pubblico, come alle fermate degli autobus e ai binari dei treni e fuori dagli ingressi degli ospedali e di altri edifici pubblici. Ma anche nei cortili all’aperto di bar e ristoranti.

Il Giappone è un altro Paese di riferimento del percorso di PMI. Come spiegano i dati diffusi proprio dal gruppo, nel 2000, un terzo di tutti gli adulti fumava. Ma nel 2015, qualcosa è cambiato. Secondo i ricercatori che lavorano per l’American Cancer Society, il tasso di vendite di sigarette in Giappone ha iniziato a diminuire circa cinque volte più velocemente rispetto agli anni precedenti. Stati Uniti, Grecia, Francia, Repubblica Ceca e Filippine sono altri casi nazionali positivi nel percorso di riconoscimento del potenziale dei prodotti senza fumo. Ogni Stato però ha le sue regole, ovviamente. Ma come spiegato alla Technovation anche da Gizelle Baker, Vicepresidente del Global Scientific Engagement di PMI, “la scienza sui prodotti senza fumo non è più un dibattito” e le alternative alle sigarette tradizionali sono gli strumenti che stanno lì a dimostrarlo. Un mondo senza fumo è possibile.

 

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