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Pensionati

Cosa cambia per i pensionati dopo la sentenza della Corte dei conti della Toscana

Ecco le ultime novità in materia di pensioni. L'intervento di Michele Poerio, presidente nazionale Federspev, e Stefano Biasioli, segretario organizzativo Federspev

Premessa: le Corti dei Conti di Venezia, Trieste, Bolzano, Brescia e via dicendo hanno, nei mesi scorsi, rigettato, con motivazioni spesso discutibili, i ricorsi di centinaia di pensionati aderenti a FEDER.S.P.eV., APS-LEONIDA e CONFEDIR contro i tagli alla rivalutazione delle loro pensioni, fatti con le leggi finanziarie degli ultimi anni, 2024 incluso. La stessa sorte l’hanno subita, a quanto sappiamo, anche i ricorsi presentati da altre Confederazioni ed OO.SS. Motivazioni discutibili, abbiamo scritto, perché tutte basate su un falso assioma: ”si tratta di pensionati ricchi…poco toccati dall’inflazione. Lo Stato ha bisogno di denaro, data la precarietà dei bilanci e la necessità di tutelare le fasce deboli della popolazione…”

Questa è la filosofia governativa degli ultimi 20 anni almeno: “Possiamo taglieggiare i titolari di pensione che hanno pagato per 40 anni e più i corretti contributi pensionistici e i denari non dati a loro li regaliamo a chi non ha lavorato per lo stesso numero di anni o ha evaso”.

È la solita Italia, di qualunque governo si tratti. Non si rispettano i patti, non si premia il merito, si bastonano i soliti noti: dipendenti pubblici e privati che non possono né vogliono evadere il fisco.

Ma finalmente una novità! Il 9 settembre arriva la notizia ANSA che la Corte dei Conti della Toscana (06/09/2424), con ordinanza 33-63059 ha rinviato alla Corte Costituzionale il ricorso “isolato” di un Preside toscano (M.P. con pensione superiore a 10 volte il minimo INPS) ritenendo che il blocco della rivalutazione delle pensioni sia incostituzionale.

L’ordinanza sarebbe lunga 50 facciate e non è stata ancora pubblicata sui consueti canali giuridici. Comunque la Corte dei Conti della Toscana (in composizione monocratica) afferma che la “..legge di previsione dello Stato per l’anno 2023 e il bilancio pluriennale 2023-2024-2025 violerebbero gli articoli 3, 23, 36, e 38 della Costituzione e che il danno non sarebbe limitato al solo 2023 ma vi sarebbe una irragionevole e definitiva penalizzazione anche per l’effetto cumulato delle analoghe disposizioni precedenti..”

Come sempre, l’avvocato dell’INPS si era opposto al ricorso ma la Corte dei Conti della Toscana ha ribadito che “.. la penalizzazione dei titolari dei trattamenti pensionistici più elevati lede non solo l’aspettative economica ma anche la dignità stessa del lavoratore in quiescenza… e che in questo modo la pensione più alta della media non risulta considerata dal legislatore come meritato riconoscimento per il maggior impegno e capacità dimostrati durante la vita economicamente attiva ma alla guisa di un mero privilegio sacrificabile anche in una asserita ottica di equità inter generazionale”…”..per questo è necessario valorizzare i principi della proporzionalità della retribuzione alla qualità e alla quantità del suo lavoro (articolo 36 della Costituzione) e la funzione propriamente previdenziale dei trattamenti pensionistici, rendendo necessario mantenere la proporzionalità anche nei confronti dei lavoratori in quiescenza…non solo per assicurare al soggetto un trattamento economico commisurato all’attività lavorativa svolta, ma per tutelare la stessa dignità del lavoratore che non può essere sminuita nel periodo successivo al collocamento in pensione…”

Tutti concetti condivisibili e corretti. Sono quelli che sono stati alla base di tutti gli altri ricorsi. Tutti invece rigettati, altrove. Tutti.

“Vox clamans in deserto” quella della Corte dei Conti della Toscana. Ma si tratta, comunque, di una voce, cui la Corte Costituzionale dovrà rispondere, prima o poi. Se poi, si troverà davanti anche i nuovi tagli della legge di Bilancio 2025, visto che l’apparato ministeriale (che condiziona il governo di turno) ha già previsto tagli sulle nostre pensioni fino al 2032, per incassare qualche miliardo in più, togliendolo dalle nostre tasche.

L’ordinanza integrale (50 pagine) non è ancora stata pubblicata. Ovviamente la leggeremo con molta attenzione con i nostri avvocati.

Sia ben chiaro che noi pensionati, considerati ricchi non resteremo passivi e continueremo a dire la nostra a voce, su Internet e con il nostro voto.

Quale sarà questa volta la posizione della Consulta? Troveremo anche a Roma un giudice?

Ci piace, però, precisare che abbiamo sempre sostenuto che è sacrosanto aiutare le fasce più deboli, ma perché solo con i tagli alle nostre pensioni? Sarebbe più equo che tutti coloro che percepiscono gli stessi emolumenti subiscano le stesse penalizzazioni.

Fremant omnes licet, dicam quod sentio (Cicerone)

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