Il primato a paladino della tutela dei cibi made in Italy non ammette due vincitori e Coldiretti, godendo di ottimi rapporti con il governo di Giorgia Meloni, vorrebbe accaparrarsi il titolo tramite la sua associazione Filiera Italiana. Ma Confagricoltura non ci sta e, insieme a UnionFood (Confindustria), cerca di imporsi con Mediterranea.
Entrambe le associazioni, tuttavia, presentano delle peculiarità che poco hanno a che fare con la dieta mediterranea e la sfida si fa sempre più agguerrita a colpi di dichiarazioni e interviste.
FILIERA ITALIANA VS MEDITERRANEA
Come prevedeva a inizio giugno Mario Sassi, esperto di grande distribuzione organizzata, “la bagarre è solo all’inizio”. Sassi spiegava infatti che da una parte c’è Coldiretti con la sua Filiera Italia e dall’altra Mediterranea, l’associazione creata da UnionFood (Confindustria) e Confagricoltura.
“In mezzo il Governo di centrodestra che pur avendo Coldiretti tra i suoi sponsor più coinvolgenti cerca di avere buoni rapporti anche con le altre due Confederazioni. La posta in gioco (in apparenza) è chi deve assumere, in commedia, la parte dello strenuo difensore del Made in Italy”, si legge nell’articolo.
Filiera Italia, scrive l’esperto, è “l’alleanza tra la produzione agricola con un centinaio di imprese italiane di trasformazione alimentare e diverse catene della distribuzione organizzata”. Mediterranea è “l’alleanza tra produttori e trasformatori agricoli” – e la risposta a Filiera Italia.
OBIETTIVI (ESPLICITI E MENO ESPLICITI) DI MEDITERRANEA
Ma a parte tutelare il made in Italy, per Sassi, “l’obiettivo dell’insolita alleanza tra Confagricoltura e Unionfood resta un altro: ridimensionare il nemico comune: la Coldiretti”. Senza però “entrare in contrasto con il governo, che infatti ricopre di lodi”, ricordava in un altro articolo Start.
I due leader di Mediterranea – il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, e il presidente di UnionFood, Paolo Barilla – riferivano infatti poco tempo fa che l’obiettivo dell’associazione è “rafforzare le filiere e la loro efficienza dal campo alla tavola e per promuovere la Dieta Mediterranea nel mondo”, con Mediterranea che “rappresenta una compagine del valore di 106 miliardi di euro con 650mila addetti”.
LA RISPOSTA INFUOCATA DI COLDIRETTI
La risposta di Coldiretti, per bocca dell’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, non si è fatta attendere. L’ad, prima in un’intervista al Giornale e poi in una a Eunews (tradotta anche in inglese), ha infatti definito Giansanti “una foglia di fico delle multinazionali del cibo”. Non solo. Ha pure minacciato una nuova protesta dei trattori a Bruxelles se il numero uno di Confagricoltura dovesse essere eletto al Comitato delle organizzazioni professionali agricole (Copa): “Li porteremo a manifestare contro il Copa se dovesse diventare, attraverso il suo prossimo presidente, il difensore occulto degli interessi di Big Food”.
Pochi giorni fa Scordamaglia è tornato all’attacco, questa volta insieme al presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, e al segretario generale dell’organizzazione, Vincenzo Gesmondo, i quali all’unisono, secondo quanto riportato da La Verità, hanno dichiarato: “Mediterranea è italian souding, è un golpe delle multinazionali, di quelle che vogliono i cibi artificiali, che vogliono il Nutriscore. Faremo una grande manifestazione a Parma (sede di Barilla) dove ci sono la Food Valley e l’Efsa che pare propensa a certificare tutto ciò che fa comodo alle multinazionali”.
LA DIFESA DI MEDITERRANEA
Ieri dalle colonne del Sole 24 Ore Giansanti ha risposto. Prima di tutto ha ribadito che l’obiettivo di Mediterranea è “rafforzare le filiere produttive nazionali per rendere il nostro Paese sempre più vicino all’autosufficienza alimentare”. Anche in collaborazione con il mondo dell’università e della ricerca.
Poi a proposito di italian sounding Giansanti, che è anche presidente di Mediterranea, ha precisato: “Noi combattiamo l’italian sounding. Dispiace leggere polemiche di chi parla di Mediterranea senza sapere quali sono le sue finalità. […] Mediterranea, voglio essere molto chiaro, non è un progetto per far diventare italiano quello che italiano non è. Nasce al contrario, con l’obiettivo di diminuire progressivamente la quantità di materia prima estera presente oggi sul mercato nazionale per assenza di alternativa”.
Per quanto riguarda le multinazionali, il numero uno di Confagricoltura ha assicurato: “Quelle presenti oggi rispondono allo statuto di Unionfood e devono armonizzarsi alle leggi italiane ed europee. Partecipano al progetto di Mediterranea solo le multinazionali che operano partendo da un prodotto ottenuto da un’azienda agricola italiana. I Paesi esteri ci interessano come potenziali mercati di vendita dei prodotti italiani, non come basi da cui rifornirsi di materie prime agricole”.
Infine, sul Nutriscore, Giansanti ha sottolineato che “Confagricoltura è stata l’unica associazione italiana che ha combattuto per vie legali il Nutriscore, facendo ricorso al Garante della concorrenza e del mercato”, il quale due anni fa riconobbe che avrebbe potuto indurre in errore il consumatore sulle proprie scelte. Inoltre, aggiunge Giansanti, “quando Ursula von der Leyen è venuta a Roma per presentare la sua candidatura per il secondo mandato a capo della Commissione Ue, ho avuto la promessa di una battaglia comune contro il Nutriscore”.
LA BATTAGLIA DI BRUXELLES
Il tutto culmina proprio a Bruxelles, dove va in scena l’ultimo atto, almeno per ora. L’Italia infatti, che non ha mai ricoperto un ruolo simile, come riporta il Foglio, è in lizza per l’elezione del vertice del Comitato delle organizzazioni professionali agricole (Copa), composto da 60 sigle di Paesi dell’Unione europea, che rappresenta gli interessi di milioni di agricoltori del Vecchio continente.
Il nome – non ancora ufficializzato – è proprio quello di Giansanti, che è attualmente primo vicepresidente del Comitato. Tuttavia, “la Coldiretti sta conducendo una guerra, politica e mediatica, per impedirne l’elezione”, scrive il quotidiano. Che aggiunge: “Ma la cosa più drammatica è che questo conflitto avviene alla luce del sole, sulla pubblica piazza europea, e con accuse pesantissime”, (vedi l’intervista a Scordamaglia).
Anche Gesmundo, in occasione dell’assemblea di Coldiretti, rivolgendosi al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, non ci è andato piano e, riferendosi alla possibile elezione di Giansanti, ha detto: “Passiamo dal Mulino Bianco al golpe bianco”, con un chiaro riferimento al marchio di proprietà di Barilla. E poi: “Chi va piegato, si piegherà”, ha minacciato, annunciando una manifestazione a Parma, città dove ha sede il gruppo.