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Coldiretti Confagricoltura

Vi racconto la guerra fra Coldiretti e Confagricoltura

Che cosa succede su Filiera Italia tra Coldiretti e Confagricoltura. L'approfondimento di Mario Sassi, autore del Blog-notes sul lavoro.

La bagarre è solo all’inizio. Da una parte Coldiretti e la “sua” Filiera Italia, dall’altra UnionFood (Confindustria) e Confagricoltura con Mediterranea. In mezzo il Governo di centro destra che pur avendo Coldiretti tra i suoi sponsor più coinvolgenti cerca di avere buoni rapporti anche con le altre due Confederazioni. La posta in gioco (in apparenza) è chi deve assumere, in commedia, la parte dello strenuo difensore del Made in Italy.

Sarà Coldiretti, quindi il settore primario da loro interpretato, a dare le carte e le patenti a tutta la filiera o toccherà all’industria agroalimentare con le “cattive” multinazionali dell’agroalimentare al seguito? Confagricoltura, da parte sua,  probabilmente si era stancata di essere tenuta ai margini da questo Esecutivo “innamorato” della concorrente   e, così, tra un “avversario” che gli sta davanti e un “nemico” che gli sta alle spalle ha scelto di stare con l’avversario. “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” ha tuonato Luigi Scordamaglia, AD di Inalca e consigliere  delegato di Filiera Italia, attaccando frontalmente Confagricoltura per la subalternità all’industria nell’operazione “Mediterranea”.

Ma di cosa stiamo parlando? Parole forti a parte, l’obiettivo dell’insolita alleanza tra Confagricoltura e Unionfood resta un altro: ridimensionare  il nemico comune: la Coldiretti. “Mediterranea”  non nasce a caso. È l’alleanza tra produttori e trasformatori agricoli promossa proprio da Confagricoltura e UnionFood in risposta a Filiera Italia, l’alleanza tra la produzione agricola con un centinaio di imprese italiane di trasformazione alimentare e diverse catene della distribuzione organizzata, creata da Coldiretti. In campo i due leader di Mediterranea. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, e il presidente di Unione Italiana Food, Paolo Barilla con l’obiettivo dichiarato di “rafforzare le filiere e la loro efficienza dal campo alla tavola e per promuovere la Dieta Mediterranea nel mondo. Mediterranea” rappresenta una compagine del valore di 106 miliardi di euro con 650mila addetti”. In realtà l’obiettivo è regolare i conti con l’arcinemica Coldiretti.

In epoca di disintermediazione l’insieme dell’associazionismo di impresa è oggettivamente più debole. Cerca così spazio facendosi concorrenza tra associazioni più che dedicarsi ai temi comuni della filiera e a come risolverli. Il Governo parla con gli imprenditori (e con il mondo del lavoro) spesso direttamente scavalcando, se serve,  le stesse organizzazioni  di rappresentanza. Queste ultime cercano quindi di riposizionarsi. Chi schierandosi in posizione sostanzialmente filogovernativa, chi, più defilata e chi, come la CGIL tra i sindacati, decisamente all’opposizione. Tra quelle filogovernative, Coldiretti è la più determinata. Ha un rapporto privilegiato con il MASAF (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) e con il Ministro Francesco Lollobrigida.

Confcommercio, da sempre, ha scelto di coltivare il suo rapporto con gli esecutivi in modo meno sfacciato. Lavora dietro le quinte puntando a valorizzare o neutralizzare ciò che la riguarda. La GDO, per divisioni associative, ruolo e peso in commedia, gioca, purtroppo, in un’altra categoria. Confindustria ha perso da tempo il suo ruolo centrale. Adesso hanno eletto Emanuele Orsini che vanta una presenza anche nell’agroalimentare. Vedremo presto come si riposizionerà anche se la sortita di Unionfood subito dopo la sua elezione a Presidente farebbe pensare ad un appoggio deciso all’operazione. Confagricoltura, da parte sua, è sempre stata defilata. È scesa in campo, trascinata da UnionFood perché Coldiretti, con questo Governo gioca in  un ruolo da “tuttocampista” occupando tutti gli spazi politici e associativi disponibili. “Mediterranea” è quindi solo un pretesto. E la polemica non accenna a placarsi. A sparare palle incatenate contro Mediterranea, cioè Confagricoltura, e Union Food del presidente Paolo Barilla (vedi articolo EFA News) è, questa volta, è direttamente Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.

Filiera Italia era ed è  uno strumento che privilegia il rapporto diretto tra Coldiretti e le singole imprese dei settori a monte e a valle della filiera. Da qui la campagna contro una parte dell’industria agroalimentare, quella più strutturata. L’obiettivo politico dello scontro  è la leadership nella filiera. Coldiretti gioca pesantemente le sue carte contando su  un Governo “amico”. Luigi Scordamaglia (nella foto), amministratore delegato di Filiera Italia  attraverso il Giornale, si è scagliato contro  il progetto di Confagricoltura e UnionFood descritto come un accordo in cui Confagricoltura si presterebbe a fare la “foglia di fico” per le “multinazionali globali”.  “La dieta mediterranea non rappresenta solo un modello di alimentazione ma un complesso di valori sociali, ambientali ed economici che riflette storia, tradizioni e anche il futuro delle comunità che popolano l’area mediterranea e dei loro territori. Per questo è fondamentale continuare a raccontarla come stiamo facendo anche come vettore di giustizia e responsabilità sociale, di equa ripartizione di valore aggiunto, di ricadute positive territoriali. Insomma, i valori fondanti di Filiera Italia».

Come andrà a finire? Come sempre. In Italia quando qualcuno fa una cosa giusta (e Filiera Italia lo è)  più che riconoscerlo e prendere atto dei propri ritardi e limiti si tende a duplicarne l’idea sotto altre spoglie  così da arrivare al pessimo risultato di indebolire  entrambe le associazioni a livello di credibilità e di iniziativa. Da qui  la bagarre in corso e la necessità, a mio parere,  di ricomporla.

Norberto Bobbio diceva: Bisogna avere molta pazienza, non lasciarsi mai illudere dalle apparenze, fare, come si dice, un passo per volta, e di fronte ai bivi, quando non si è in grado di calcolare la ragione della scelta, ma si è costretti a rischiare, essere sempre pronti a tornare indietro”. Speriamo sia così anche in questo caso.

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