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Perché Cnh Industrial sbanda

Cnh Industrial annuncia la chiusura temporanea di alcuni siti produttivi e scende in Borsa. Ma gli analisti non sono preoccupati. Ecco dettagli, numeri e previsioni.

 

CNH Industrial, società italo-americana del gruppo Exor che produce veicoli commerciali e macchinari, ha perso lo 0,5 per cento (13,99 euro) stamattina alla Borsa di Milano dopo che, la sera precedente, aveva annunciato la chiusura temporanea di diversi siti produttivi in Europa.

PROBLEMI DI APPROVVIGIONAMENTO

Il motivo – ha spiegato CNH – sta nei problemi alla catena di approvvigionamento e alle difficoltà di reperire componenti chiave come i semiconduttori (o microchip), la cui carenza sta danneggiando molti produttori automobilistici.

“CONTESTO VOLATILE”

Il contesto è “altamente volatile”, scrive la società in comunicato, e costringe a rivedere “costantemente” i piani di produzione. La domanda però, secondo CNH, è “continua e forte”.

Nei siti sottoposti a chiusura temporanea – per non più di otto giorni lavorativi a ottobre, stando a quanto comunicato – si realizzano veicoli commerciali, macchine agricole e sistemi di propulsione: quelli dedicati a queste produzioni sono venticinque, sui trenta totali in Europa.

L’Europa vale il 49 per cento dei ricavi del gruppo CNH.

COSA PENSANO GLI ANALISTI

L’annuncio della chiusura temporanea di alcuni siti produttivi europei non ha allarmato gli analisti, come scrive Milano Finanza. Banca Akros, ad esempio, ha mantenuto il rating buy su CNH e ha sottolineato come la scelta rappresenti una misura limitata e una prima volta per la società.

Gli analisti dell’istituto, poi, affermano che i mercati di sbocco per le macchine agricole ed edili restano forti: si prevedono volumi di vendita maggiori e margini più alti.

Similmente, la banca d’investimento Equita ritiene che la chiusura temporanea impatterà sulla performance di CNH nel breve termine ma non ne compromette l’orientamento generale positivo, visti i livelli sostenuti della domanda.

Probabilmente il segmento più colpito dalla chiusura sarà quello dei veicoli commerciali Iveco – marchio controllato da CNH Industrial al 100 per cento -, il cui fatturato dipende per l’80 per cento dal mercato europeo.

LA DOMANDA EUROPEA DI VEICOLI COMMERCIALI

A fine settembre l’ACEA, l’associazione dei produttori europei di automobili, aveva pubblicato il rapporto sulle vendite di nuovi veicoli commerciali nell’Unione europea nei mesi di luglio e agosto.

I numeri di ACEA per luglio e agosto indicavano due cali consecutivi nelle immatricolazioni di veicoli commerciali nella zona dell’Unione europea: a luglio il calo è stato dell’11,9 per cento, ad agosto del 5,4. La diminuzione si lega al rallentamento della domanda di furgoni, che valgono l’83 per cento delle immatricolazioni totali di veicoli commerciali. Il segmento dei camion e degli autobus, tuttavia, ha performato meglio dell’anno scorso.

A livello generale, e nonostante i risultati negativi dei mesi estivi, nei primi otto mesi del 2021 la domanda di nuovi veicoli commerciali nell’Unione europea è aumentata del 24 per cento su base annua, arrivando a 1.292.628 unità. La crescita della richiesta è stata a doppia cifra in tutti e quattro i mercati principali dell’Unione: +35,4 per cento in Italia; +22,4 in Francia; + 16 in Spagna; +12,5 in Germania.

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