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Cina

Perché la Cina tagliuzza i tassi?

La Cina ha ridotto il tasso di prestito prime per la prima volta da aprile 2020: Pechino ha bisogno di stimolare la crescita, ma rinuncia ad affidarsi al settore immobiliare. Tutti i dettagli

 

Oggi la Cina ha tagliato il suo tasso di prestito prime (loan prime rate), quello riservato ai clienti con buone garanzie di solvibilità, per la prima volta dall’aprile 2020. La mossa, prevista dagli analisti, ha l’obiettivo di stimolare la crescita economica in un momento di rallentamento, anche se – precisa Reuters – il paese sta mostrando prudenza nell’allentamento delle condizioni per il settore immobiliare.

Di recente peraltro il Consiglio di Stato, ovvero il governo centrale guidato dal primo ministro Li Keqiang, ha deciso di aumentare le misure di sostegno alle piccole imprese: le banche locali, ad esempio, riceveranno degli incentivi finanziari per concedere prestiti a questo tipo di aziende.

IL NUOVO VALORE DEL TASSO DI PRESTITO PRIME

Il tasso di prestito prime a un anno è stato abbassato dal 3,85 per cento al 3,80. Il tasso quinquennale, invece, è rimasto a 4,65 per cento.

La maggior parte dei nuovi prestiti in Cina si basano sul tasso a un anno; quello quinquennale influenza perlopiù i prezzi dei mutui per le case.

Il fatto che le autorità abbiano deciso di lasciare invariato il tasso quinquennale sembrerebbe dimostrare che Pechino preferisca non utilizzare il settore immobiliare (particolarmente problematico: si pensi al caso Evergrande) come leva per stimolare la crescita economica.

LA DIREZIONE DELLA CINA

La decisione della Cina di ridurre il tasso di prestito prime giunge in un momento particolare: le banche centrali di altre importanti economie mondiali, infatti, si preparano ad alzare i tassi di interesse.

Alcuni analisti pensano che Pechino possa procedere con ulteriori tagli, con l’obiettivo di fermare il rallentamento economico: diversi indicatori, come quelli sulle vendite al dettaglio, non sono positivi; la stretta regolatoria sul settore tecnologico, poi, potrebbe aver disincentivato gli investimenti; l’adozione di nuove misure restrittive contro i contagi da coronavirus, infine, andrebbe ad aggiungere incertezza alle prospettive di crescita.

Yan Se, economista a Founder Securities, fa tuttavia notare come all’inizio della pandemia, l’anno scorso, la banca centrale cinese abbia tagliato i tassi di interesse meno in profondità rispetto a quelle di altri paesi. Adesso, spiega, Pechino dispone di maggiore margine di manovra.

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