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Chi comprerà la fallita Vice Media (tanto strombazzata)

La fine era annunciata ma adesso è ufficiale. I creditori che acquisteranno Vice Media per 225 milioni di dollari dovranno farsi carico di una passività stimata tra i 500 milioni e 1 miliardo di dollari. Tra di loro c’è anche il Soros Fund Management. Fatti, numeri e commenti

Svolta per la fallita Vice Media.

A fine aprile il Wall Street Journal già preannunciava aria di fallimento e ieri Vice Media ha ufficialmente dichiarato bancarotta facendo sapere che il processo porterà probabilmente alla vendita dell’azienda a Fortress Investment Group, Soros Fund Management e Monroe Capital per 225 milioni di dollari – a meno che non arrivi un offerente disposto a pagare di più.

L’ufficialità è arrivata dopo aver presentato istanza di fallimento ai sensi del Chapter 11, la normativa statunitense attraverso cui un’azienda in difficoltà evita la liquidazione delle attività e si impegna a una ristrutturazione. In questa fase la società continuerà comunque a operare regolarmente.

Come riferito da Vice stessa, la notizia arriva poche settimane dopo che il gruppo ha chiuso Vice World News e cancellato Vice News Tonight, il suo programma televisivo di punta, provocando più di 100 licenziamenti in tutta la redazione.

IL CONSORZIO DI CREDITORI

Stando a un comunicato diffuso dall’azienda, il gruppo di media statunitense-canadese fondato nel 1994 da Suroosh Alvi, Gavin McInnes e Shane Smith sarà ceduto a un consorzio di creditori composto da Fortress Investment Group, Soros Fund Management e Monroe Capital per 225 milioni di dollari. Al suo apice, nel 2017, Vice Media era valutata 5,7 miliardi di dollari.

Come ha scritto Axios, “si tratta di un significativo declino per quella che un tempo era una delle startup mediatiche più apprezzate nell’era di Internet”.

I creditori dovranno farsi carico di una passività stimata tra i 500 milioni e 1 miliardo di dollari e acquisteranno tutti i beni di Vice: Vice News, Vice Tv, Vice Studios, Pulse Films, Virtue, Refinery29 e i-D. La procedura dovrebbe concludersi in due o tre mesi.

Tutti e tre i creditori avevano già partecipato nel 2019 a un round di debito dell’azienda da 250 milioni di dollari. Fortress ha inoltre prestato a Vice Media altri 30 milioni di dollari quest’anno e nel frattempo, il gruppo ha ottenuto 20 milioni di dollari dal consorzio per restare a galla fino a quando non sarà venduta.

I DEBITI DI VICE

I documenti del Chapter 11 citati dal gruppo di media mostrano che Vice Media ha debiti con diversi creditori. In particolare, deve 20 milioni di dollari ai fondatori di Pulse Films, con cui ha lavorato per anni e che ha acquisito nel 2022; quasi 10 milioni a una società di consulenza informatica chiamata WiPro; 3,8 milioni alla CNN per servizi di produzione di terzi e almeno 6 milioni ad Antenna.

L’azienda fa sapere di avere debiti anche con società che forniscono servizi software aziendali, tra cui Workday, Adobe, Ranker, Getty Images, Amazon Web Services, Piano Software, Salesforce, Wolftech, Asana e Oracle. Infine, deve quasi 540mila dollari a ConEdison per le utenze.

IL COMMENTO DI VICE

“Questo processo di vendita accelerato supervisionato dal tribunale rafforzerà l’azienda e posizionerà Vice per una crescita a lungo termine, salvaguardando l’attività giornalistica e la creazione di contenuti che rendono Vice un marchio così affidabile per i giovani e un partner così prezioso per marchi, agenzie e piattaforme”, hanno commentato i Co-Ceo Bruce Dixon e Hozefa Lokhandwala.

“Avremo una nuova proprietà – hanno aggiunto -, una struttura del capitale semplificata e la capacità di operare senza le passività che hanno gravato sulla nostra attività. Non vediamo l’ora di completare il processo di vendita nei prossimi due o tre mesi e di tracciare un prossimo capitolo sano e di successo in Vice”.

LA FINE DI UN’ERA PER MOLTI MEDIA

Ma la parabola di Vice Media è la stessa che sta colpendo molti media digitali che hanno fatto la loro fortuna fino a pochi anni fa e che promettevano di rivoluzionare il settore. Basti pensare al recente caso di BuzzFeed, valutata oltre 700 milioni di dollari nel 2021 e oggi costretta a chiudere i battenti con un valore di circa 100 milioni.

E i licenziamenti vanno avanti da tempo anche in altre redazioni. A fine aprile Insider ha annunciato un taglio del 10% del suo personale e altri editori stanno esaminando i loro investimenti nelle notizie. “Alla fine dell’anno scorso – scrive il Wall Street Journal -, Gannett, l’editore di molti giornali tra cui USA Today, ha licenziato più di 200 persone, oltre a 400 posti di lavoro tagliati all’inizio dell’anno. All’inizio di quest’anno, Vox Media, l’editore del New York Magazine e di SB Nation, ha licenziato circa il 7% del suo personale. Dow Jones, editore del Wall Street Journal, ha licenziato meno del 2% dei suoi circa 5.500 dipendenti”.

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