Alla fine l’intervento in zona Cesarini dell’Abi ha scongiurato lo sciopero dei dipendenti Nexi. Il colosso dei pagamenti digitali (il maggior singolo azionista è Cdp) ha visto crescere al proprio interno il malcontento tra i lavoratori dopo la fusione per incorporazione della società Sia dello scorso anno (qui le lagnanze dei sindacati).
L’ACCORDO NOTTURNO TRA NEXI E I SINDACATI
Le organizzazioni sindacali Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin fanno sapere che è stata raggiunta “una intesa di massima soddisfacente con particolare riferimento ai punti che che rappresentavano le maggiori criticità: Vap, Fondo previdenza complementare, turni, welfare”.
Ma andiamo con ordine. La sera del 19 giugno – scrivono i sindacati – “siamo stati convocati con urgenza dall’Abi per un incontro con l’Azienda al fine di ascoltare nuove proposte. Quest’ultime si sono rivelate un buon viatico per la prosecuzione di una trattativa che ha visto la sua conclusione positiva intorno all’una di notte. Abbiamo raggiunto, a nostro avviso, un’intesa di massima soddisfacente con particolare riferimento ai punti che rappresentavano le maggiori criticità”.
La ripresa delle trattative e l’apertura alle richieste formulate dai rappresentanti dei lavoratori “pongono in uno stato di sospensione le agitazioni indette fino all’approvazione dell’accordo. Riconosciamo che la soluzione positiva di questa trattativa e’ anche frutto del senso di responsabilità dimostrato dall’Azienda in un momento così importante. Questo sostanziale cambio di passo auspichiamo apra ad una nuova stagione di rapporti sindacali e di un nuovo e sereno clima aziendale basato sul reciproco rispetto”, concludono.
IL COMMENTO DI FABI
Le proteste sindacali – ricapitolano da Fabi – nascevano dalla chiusura aziendale di procedere alla stesura del contratto integrativo e di uniformare gli stipendi per gli oltre 10mila dipendenti del gruppo che con l’acquisizione di Sia da parte di Nexi, di oltre un anno fa, ha di fatto creato un monopolio nei pagamenti elettronici, un colosso con un fatturato di quasi 742 milioni, e ulteriori volumi in crescita, e un amministratore delegato, Paolo Bertoluzzo, tra i più pagati tra i manager italiani.
«L’intesa raggiunta nella notte che sarà presentata nell’assemblea di approvazione, prevista per mercoledì prossimo, pone delle basi importanti e solide all’obbiettivo che la Fabi ha sempre dichiarato: mantenere e portare miglioramenti armonizzando i trattamenti interni per i dipendenti del nuovo Gruppo Nexi» ha commentato Sergio Castoldi, delegato nazionale Fabi del Gruppo.
«Continueremo a perseguire questo percorso, lavorando con impegno e concretezza, in uno scenario in continuo movimento, riconfermando costantemente la centralità del rinnovo del contratto nazionale e affermando tutti i giorni i diritti, i valori umani e sociali di tutte le persone che rappresentiamo» ha concluso Castoldi.
LE TURBOLENZE IN NEXI
L’accordo siglato in extremis permette a Nexi di scongiurare uno sciopero di due giorni (era stato indetto per il 22 e il 23 giugno prossimi) che sarebbe arrivato in un periodo finanziariamente ‘intenso’ per il colosso dei pagamenti digitali, con il valore del titolo in Borsa ai minimi dagli ultimi 5 anni, la recente uscita a fine 2022 di Intesa Sanpaolo dal capitale azionario e la svalutazione della quota operata da Mediolanum.