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Invitalia Reithera

Che cosa sta studiando il governo su Invitalia. Fatti e rumors

Novità in vista per Invitalia. Fatti, nomi e rumors nell'articolo di Gianluca Zappa

Novità in vista per Invitalia.

La società statale per l’attrazione degli investimenti e il finanziamento a imprese innovative e startup, non solo del Mezzogiorno, sta per vivere un avvicendamento al vertice.

Secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine, il governo è al lavoro per nominare un nuovo capo azienda al posto di Domenico Arcuri, alla testa dell’azienda controlla dal ministero dell’Economia.

Al ministero dell’Economia, su impulso del dicastero dello Sviluppo economico retto da Luigi Di Maio, stanno studiando il dossier e preparando le basi giuridiche per la sostituzione di Arcuri.

Il nome più accredito a prendere il posto di Arcuri sarebbe Vito Cozzoli, attuale capo di gabinetto del ministro di Maio al Mise, che fu defenestrato dallo stesso ministero quando si insediò Carlo Calenda.

Ma altre fonti governative dicono che la scelta è prematura anche per le perplessità dello stesso Cozzoli che avrebbe manifestato l’intenzione di restare al ministero, dove però in corso una riorganizzazione.

Al lavoro al Tesoro per sbrogliare le questioni giuridiche è Luigi Carbone, capo di gabinetto del ministero retto da Giovanni Tria, che avrebbe dato una sorta di silenzio-assenso alla manovra voluta in particolare dal Movimento 5 Stelle e non osteggiata dalla Lega per un avvicendamento alla testa dell’Agenzia.

Comunque su Invitalia sono stati i Pentastellati quelli più attivi nel criticare la gestione Arcuri.

Fece scalpore un’interrogazione parlamentare presentata da 21 senatori M5S.

Quante consulenze ha elargito la società statale Invitalia guidata dall’amministratore delegato, Domenico Arcuri? Ed è davvero necessaria la sopravvivenza di una società erede della prodian-dalemiana Sviluppo Italia? O non è meglio liquidarla per riorganizzare i compiti finora svolti dalla società controllata dal ministero dell’Economia in un’unica struttura più agile e meno elefantiaca?

Queste alcune delle domande che si rintracciano nell’interrogazione parlamentare presentata da 21 senatori del Movimento 5 Stelle che prendevano di mira l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa.

Dopo le critiche, ecco la proposta dei senatori M5S a Tria e Di Maio: “Razionalizzare e concentrare le attività previste in un’unica struttura, conseguendo necessari risparmi sia nella gestione del personale, che deve essere assunto con le modalità pubbliche, che in quella delle attività, che devono riferirsi a principi di reale esigenza, di interesse pubblico, di equilibrio tra costi e benefici, che non sembrano aver contraddistinto la gestione attuale”.

Non era di questo avviso il capo azienda di Invitalia, Domenico Arcuri, che pur essendo stato nominato dai passati governi finora non ha proferito parole critiche nei confronti dell’attuale esecutivo. Anzi, in un’intervista lo scorso giugno al quotidiano Il Foglio diretto da Claudio Cerasa, disse: “Il governo ha il diritto di decidere, i manager pubblici il dovere di eseguire”. Come dire: ci sono, cosa posso fare?

Così concludeva Arcuri la conversazione con Renzo Rosati del Foglio: “Nel 1945 Keynes scriveva a Thomas Eliot: ‘Il compito principale per creare sviluppo è scatenare anzitutto la convinzione intellettuale, e solo dopo trovare i mezzi’. Penso sia davvero questo l’obiettivo principale dell’intervento pubblico, e quindi di Invitalia: diventare sempre più promotori e motivatori”.

Sarà ora Cozzoli il motivatore della travagliata società erede tra l’altro di Sviluppo Italia? Si vedrà.

Di certo al momento da Invitalia il governo su impulso del Mise ha sfilato alcune risorse per lanciare il fondo nazionale per l’innovazione che sarà gestito dalla Cassa depositi e prestiti (qui l’approfondimento di Start Magazine).

(articolo in aggiornamento)

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