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Invitalia Reithera

Come e perché M5S con Lannutti, Morra e Paragone vuole asfaltare la statale Invitalia di Arcuri

Che cosa suggeriscono 21 senatori M5S a Tria e Di Maio su presente e futuro della società statale Invitalia

Quante consulenze ha elargito la società statale Invitalia guidata dall’amministratore delegato, Domenico Arcuri? Ed è davvero necessaria la sopravvivenza di una società erede della prodian-dalemiana Sviluppo Italia? O non è meglio liquidarla per riorganizzare i compiti finora svolti dalla società controllata dal ministero dell’Economia in un’unica struttura più agile e meno elefantiaca?

Solo le domande che si rintracciano nell’interrogazione parlamentare presentata da 21 senatori del Movimento 5 Stelle che ha come primo firmatario il pentastellato Elio Lannutti e che prendono di mira l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa.

Il cuore dell’interrogazione si trova alla fine? Ecco gli interrogativi che i senatori Cinque Stelle, tra cui Gianluigi Paragone e Nicola Morra, pongono ai ministri dell’Economia (Giovanni Tria) e dello Sviluppo economico (Luigi Di Maio), che sono alla testa dei due ministeri con voce in capitolo sulla società Invitalia:

“Quali e quante siano state le consulenze e le assunzioni del gruppo Invitalia dal 2007 con l’attuale vertice, e quante siano state espletate con concorsi di pubblica evidenza”?.

Infine, “se i ministri in indirizzo non ritengano di dover procedere alla messa in liquidazione di Invitalia, per i costi eccessivi e l’onerosità dimostrata nel suo ventennio di vita”.

Dopo le critiche, la proposta dei senatori M5S a Tria e Di Maio: “Razionalizzare e concentrare le attività previste in un’unica struttura, conseguendo necessari risparmi sia nella gestione del personale, che deve essere assunto con le modalità pubbliche, che in quella delle attività, che devono riferirsi a principi di reale esigenza, di interesse pubblico, di equilibrio tra costi e benefici, che non sembrano aver contraddistinto la gestione attuale”.

Non è di questo avviso il capo azienda di Invitalia, Domenico Arcuri, che pur essendo stato nominato dai passati governi non ha proferito parole critiche nei confronti dell’attuale esecutivo. Anzi, in un’intervista al quotidiano Il Foglio diretto da Claudio Cerasa, a giugno disse: “Il governo ha il diritto di decidere, i manager pubblici il dovere di eseguire”. Come dire: ci sono, cosa posso fare?

Così concludeva Arcuri la conversazione con Renzo Rosati del Foglio: “Nel 1945 Keynes scriveva a Thomas Eliot: ‘Il compito principale per creare sviluppo è scatenare anzitutto la convinzione intellettuale, e solo dopo trovare i mezzi’. Penso sia davvero questo l’obiettivo principale dell’intervento pubblico, e quindi di Invitalia: diventare sempre più promotori e motivatori”.

I 5 Stelle, però, sono di un altro parere. Anche Tria e Di Maio? Vedremo.

ECCO LA INTERROGAZIONE INTEGRALE PRESENTATA DAI 21 SENATORI DEL MOVIMENTO 5 STELLE, tratta dal sito del Senato:

LANNUTTI, DI NICOLA, PRESUTTO, LEONE, VONO, SILERI, FERRARA, GALLICCHIO, ROMANO, Marco PELLEGRINI, PARAGONE, PESCO, MORRA, VANIN, L’ABBATE, BUCCARELLA, FENU, DRAGO, LOMUTI, DI PIAZZA, BOTTO – Ai Ministri dell’economia e delle finanze e dello sviluppo economico – Premesso che:

Invitalia, agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di cui è azionista unico il Ministero dell’economia e delle finanze, con Domenico Arcuri amministratore delegato dal 2007, ha una forma privatistica che le consente di fare assunzioni a chiamata diretta o senza le procedure proprie dei concorsi pubblici;

a sua volta, Invitalia ha il controllo di altre società: Infratel Italia; Italia Turismo; Invitalia Partecipazioni; Marina di Portisco; Invitalia Ventures; SGR Mediocredito Centrale, come emerge dal sito internet;

considerato che, per quanto risulta agli interroganti:

Invitalia, nata nel 1999 su iniziativa del Governo D’Alema, dopo quasi 20 anni dispone di oltre 1.500 addetti e, nei suoi anni di vita, non è stata al riparo di perplessità e critiche, specie nell’era ininterrotta di Arcuri, su rari articoli dei media ed in Parlamento, per la sua gestione “elefantiaca” e di dubbia utilità;

molti suoi dipendenti risultano disseminati in vari Ministeri, in particolare presso il Ministero dello sviluppo economico, con funzioni facilmente esplicabili dai funzionari degli stessi ministeri, ma, a parità di livelli, con retribuzioni di gran lunga superiori;

dal bilancio d’esercizio del 2017 l’organico risulta di 1.517 unità, con un costo di circa 127 milioni di euro (tra interni ed esterni);

l’attività di promozione per l’attrazione di investimenti esteri è svolta nel nostro Paese anche dall’ICE, Istituto per il commercio estero;

il disegno di legge di bilancio per il 2019 prevede, all’articolo 18, la costituzione di InvestItalia, che avrà il compito di valutare tutti i programmi di investimenti, per sostenere gli investimenti pubblici e privati grazie a una dotazione di spesa iniziale di 25 milioni di euro e farà direttamente capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Avrà tre compiti: analisi e valutazione di programmi di investimento riguardanti le infrastrutture materiali e immateriali, valutazione delle esigenze di riammodernamento delle infrastrutture delle pubbliche amministrazioni e verifica degli stati di avanzamento dei progetti infrastrutturali, nonché elaborazione di studi di fattibilità economico-giuridico di progetti di investimento in collaborazione con il Ministero dell’economia;

considerato che, per quanto risulta agli interroganti:

la criticabile gestione da parte di Domenico Arcuri di Invitalia, uno degli ultimi carrozzoni della vecchia Repubblica da smantellare, è stato oggetto di rare inchieste giornalistiche, come quella del 6 giugno 2013 pubblicata su “La Notizia”, che denunciava un’infornata di consulenti; di uomini vicini al governo dell’epoca, con la finalità apparente di acquisirne il consenso, in particolare ex politici ed ex manager pubblici in pensione;

«”La struttura guidata dall’amministratore delegato Domenico Arcuri (…) ha elargito la bellezza di 112 incarichi, spendendo 2 milioni e 884 mila euro. In media fanno 25.750 euro a collaborazione, con picchi che però riescono a raggiungere i 183 mila euro lordi l’anno. Nella spartizione della torta, tra l’altro, Arcuri e colleghi hanno spesso e volentieri privilegiato ex manager pubblici in pensione e i soliti politici (…), che in operazioni del genere spuntano sempre come funghi dopo la pioggia. Ma Invitalia, che si occupa di attrazione degli investimenti esteri in Italia e di sviluppo d’impresa, non si è certo fermata qui. Sempre da inizio anno, infatti, ha stipulato qualcosa come 142 contratti di fornitura, tra i cui beneficiari ci sono anche Eataly e AltaRoma per tutta una serie di “indispensabili” promozioni. (…) Nella lista delle 112 consulenze la palma della più ricca spetta a quella assegnata a Luigi Mor. Ingegnere genovese, Mor è un ex manager di spicco del gruppo Fincantieri, andato in pensione da qualche mese”»;

dopo l’insediamento dell’attuale Governo, Invitalia ha finanziato una vetrina a un gruppetto di contestatori del Governo e dello stesso Ministero dell’economia, che controlla la società organizzatrice di “Economia Come”, il festival romano dove terranno banco economisti e personaggi vicini al Pd come Carlo Cottarelli, Innocenzo Cipolletta, Lucrezia Reichlin, Giuliano Da Empoli e tanti altri denigratori del Governo del cambiamento, fautori della dottrina totalitaria neo-liberista, che fa prevalere il primato del mercato, delle banche e della finanza tossica sull’economia reale, sulla dignità del lavoro di uomini e donne, sul diritto e la Costituzione repubblicana giudicata un intralcio all’agire economico; la manifestazione si avvale della consulenza strategica della società Laterza Agorà, vicina al quotidiano “la Repubblica”, e della società di lobbisti Comin & Partners,

si chiede di sapere:

quali costi abbiano generato le dichiarazioni di Carlo Cottarelli e di altri economisti, ostili al primato della sovranità popolare, divulgatori del verbo di “Troika”, Unione europea e Fondo monetario internazionale, che diffondono quotidiani allarmi a mercati aperti, sulla manovra economica del Governo e sul deficit al 2,4 per cento;

quante siano state, negli anni, le sponsorizzazioni di eventi di dubbia utilità e quali i costi iscritti nei bilanci;

quali e quante siano state le consulenze e le assunzioni del gruppo Invitalia dal 2007 con l’attuale vertice, e quante siano state espletate con concorsi di pubblica evidenza;

se i Ministri in indirizzo non ritengano di dover procedere alla messa in liquidazione di Invitalia, per i costi eccessivi e l’onerosità dimostrata nel suo ventennio di vita, per razionalizzare e concentrare le attività previste in un’unica struttura, conseguendo necessari risparmi sia nella gestione del personale, che deve essere assunto con le modalità pubbliche, che in quella delle attività, che devono riferirsi a principi di reale esigenza, di interesse pubblico, di equilibrio tra costi e benefici, che non sembrano aver contraddistinto la gestione attuale.

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