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Bce

Ecco che cosa può fare la Bce con il Pepp (non solo per l’Italia)

Gli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce per il programma Pepp. Il beneficio per l'Italia. La potenza di fuoco stimata da Goldman Sachs. L'approfondimento del Sole 24 Ore. E il dibattito tra esperti.

Gli acquisti di titoli da parte della Bce, nell’ambito del Programma di Acquisti per l’Emergenza Pandemia (Pepp) da 750 miliardi di euro annunciato lo scorso 18 marzo, potrebbe essere esteso fino ad arrivare ad assorbire “fino al doppio” dei titoli di Stato italiani e spagnoli previsti.

Lo si legge in uno studio di Goldman Sachs in cui viene indicato che, associandolo al precedente Programma di acquisto di Titoli di Stato (Pspp) per un totale di 915 miliardi di euro, la Bce potrebbe arrivare ad acquistare “circa 700 miliardi in titoli italiani e 300 in titoli spagnoli, pari rispettivamente al 32 e al 27,5% del debito previsto a fine 2020 sulla base delle nostre previsioni dello scorso 24 marzo di un deficit al 10%”.

DIBATTITO VIA TWITTER

ESTRATTO DI ARTICOLO ODIERNO DEL SOLE 24 ORE:

“Nel corso del mese appena concluso, il primo in cui l’Eurotower ha spiegato l’intero arsenale per combattere gli effetti della crisi indotta da Covid-19, sono stati acquistati asset per complessivi 66,5 miliardi di euro rispetto ai 23,4 miliardi di febbraio. Non si arrivava a tanto dalla fine del 2017, ma la nota più confortante è che una fetta rilevante di questo denaro, verosimilmente non lontana dai 15 miliardi, è stata destinata in prima battuta ai titoli di Stato italiani. Si tratta di un dato parziale, ovviamente, destinato con tutta probabilità a un ulteriore incremento nei mesi a venire e fino al termine dell’anno, ma che offre tuttavia indicazioni di rilievo su quale sia l’intento e la politica di Francoforte per fronteggiare la situazione che si è venuta a creare.

La Bce ha comprato a marzo titoli per 51,1 miliardi di euro attraverso il preesistente Asset purchase programme (App) da 20 miliardi mensili riesumato in autunno, al quale si sono aggiunti i 120 miliardi annunciati dal presidente Christine Lagarde al termine della riunione del Consiglio del 12 marzo e messi a disposizione per essere utilizzati entro l’anno. A queste cifre si devono però idealmente sommare anche le operazioni legate al Pepp, il piano di emergenza da 750 miliardi che viene considerato a parte e in nome del quale sono stati compiuti acquisti per 30,3 miliardi nella prima settimana, 15,4 miliardi già a marzo (il resto sarà contabilizzato a partire da aprile).

Un’accelerazione rilevante questa, visto che a febbraio erano stati riacquistati BTp e simili per appena 2,3 miliardi. E anche se nel calcolo occorre tenere conto dei titoli del Tesoro giunti nel frattempo a scadenza (che la Bce deve ricomprare, ma non in un’unica soluzione e anzi distribuendo le operazioni nel corso dell’anno) l’ammontare è più che doppio rispetto a quanto sarebbe stato raggiungibile se si fosse seguito il criterio delle quote di partecipazione al capitale dell’istituto centrale. Non è l’unica, per la verità, l’Italia ad aver ricevuto un trattamento di «favore», perché in base ai calcoli di Pictet Wealth Management anche con Francia (con 2 miliardi in più), Spagna (1,4 miliardi) e Belgio (700 milioni) si è ecceduto, mentre al contrario Paesi Bassi (-1,2 miliardi) e soprattutto Germania (-6,9 miliardi) sono usciti penalizzati dalla ripartizione.

L’atteggiamento più flessibile seguito a marzo non è probabilmente frutto del caso, ma andrà comunque verificato nel corso dei mesi a venire. Ciò che conta per il momento è che, se l’Eurotower avesse seguito la stessa ripartizione anche per le operazioni effettuate in nome del Pepp, marzo si sarebbe concluso con riacquisti a favore dei BTp nell’ordine dei 15 miliardi. Non sarà facile seguire un ritmo simile e anzi, come già accennato, è molto probabile che si sia fatto di tutto per accelerare i tempi dell’intervento.

È tuttavia fuori di dubbio che una buona parte delle emissioni nette che l’Italia dovrà programmare da qui a fine anno – e che UniCredit Research stima comprese fra 121 e 158 miliardi, tenendo conto anche del fabbisogno extra necessario a contrastare l’emergenza coronavirus – troverà il sostegno indiretto della Bce e finirà nei suoi forzieri. Ne è ben cosciente il Tesoro, che giovedì proverà a collocare in asta BTp a 3, 7, 15 e 30 anni per un ammontare fino a 9,5 miliardi, superiore rispetto alle operazioni più recenti. La strada è ancora lunga e piena di ostacoli, meglio quindi approfittare delle condizioni di mercato più favorevoli e della «mano» di Francoforte”.

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