(Breve estratto di un articolo pubblicato sul quotidiano La Verità)
L’”anagrafe” di Palazzo Chigi ha cambiato il nome al decreto: chiamarlo “aprile”, essendo oggi 9 maggio, sarebbe stato francamente troppo. Dunque, lo chiameranno “decreto rilancio”: nome sufficientemente vago, e soprattutto buono per maggio e (non si sa mai) anche per giugno.
Cosa c’è per il momento? Una mega bozza di 766 pagine, un mattone che supera le 650 pagine di Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij.
Balzano agli occhi le prime due considerazioni.
Primo: un disegno generale non si vede. Manca un’idea di fondo: in qualche misura, quella che doveva essere una specie di seconda Finanziaria sembra piuttosto una sorta di Milleproroghe, un patchwork di interventi non sempre coerenti, e senza una direttrice ben distinguibile.
Secondo: manca ancora la parte fiscale, sia nel senso di quali e quante scadenze saranno rinviate (tema decisivo per evitare il default di famiglie imprese giù a giugno) sia nel senso di interventi strategici per un abbassamento intelligente delle tasse, al fine di attrarre risorse e investimenti, dare respiro alle imprese, aiutare un vero rilancio.
E allora ecco la pioggerellina di microinterventi: bonus vacanze (non più di 500 euro, ma sotto forma di tax credit) per famiglie con Isee fino a 35 mila euro; potenziamento di centri estivi per bimbi, bonus babysitter, e smartworking per i genitori; rimborso per l’abbonamento per i mezzi pubblici; un fondo per lo sport; un fondo di emergenza per spettacolo, cinema e audiovisivo; trasformazione del fondo per il Sud, teoricamente destinato a sviluppo e coesione, in strumento per fronteggiare la crisi post Coronavirus; risorse per Comuni e enti locali (3,5 miliardi); risorse per la scuola (il ministero chiede circa 370 milioni per preparare la riapertura); 600 milioni per ridurre il peso delle bollette; e infine 1 miliardo per le cosiddette filiere in crisi, dai 200 milioni per il settore aereo a risorse inferiori per i settori florovivaistico, lattiero-caseario, vinicolo, zootecnico, più pesca e acquacoltura. Come detto, si tratterà poi di vedere come si concluderà la scrematura, anche in considerazione dei pareri spesso contrari (segnalati nella bozza) della Ragioneria.
In un documento a parte, trova posto la detrazione al 110% per ecobonus e sismabonus, incentivando la messa in sicurezza antisismica degli edifici e la loro riqualificazione energetica. Si tratterebbe di un credito d’imposta del 110% per le imprese che faranno i lavori, che andranno svolti tra luglio 2020 e dicembre 2021.
Dall’esame del testo, viene fuori la reale natura del provvedimento. Non si vede affatto la “potenza di fuoco”, né una consistente manovra di assegnazione di risorse a fondo perduto. Sembra prevalere la logica più sparagnina dell’incentivo: spendi tu, caro cittadino, cara impresa, e poi lo stato incoraggerà in qualche modo. E questo approccio pare confermato anche nella sezione politiche europee, quella in cui il documento si aggancia alle previsioni Ue: anche qui le agevolazioni fiscali, le garanzie, gli anticipi rimborsabili, i tassi agevolati sembrano largamente prevalenti rispetto alle sovvenzioni dirette.
Altre tre osservazioni. Primo: si chiedono risorse (circa 1,2 miliardi) per prorogare la cassa integrazione per altre 12 settimane (nei giorni scorsi si era invece detto per altre 18), e si inseriscono norme per semplificarne le procedure. Chiara ammissione del fatto che la strada scelta finora dal governo non ha funzionato. Secondo: si istituisce il famigerato reddito di emergenza (da 400 a 800 euro), anche a eventuale integrazione del reddito di cittadinanza. Nella bozza si stabilisce che potrà essere erogato per tre mensilità. Terzo: si abbozza l’atteso intervento per fornire una garanzia penale in materia di misure di sostegno alla liquidità, e quindi far sì che anche i soggetti privati siano tutelati da eventuali raggiri e condotte truffaldine altrui.
(Breve estratto di un articolo pubblicato sul quotidiano La Verità sulla bozza del decreto Rilancio)