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Carige, ecco tutte le sportellate tra Bce e Malacalza

La Bce sculaccia la famiglia Malacalza su Carige. Ecco dettagli e indiscrezioni dopo la riunione di ieri a Francoforte

La Bce redarguisce la famiglia Malacalza su Carige. Non solo: la Vigilanza della Banca centrale minaccerebbe interventi sul primo azionista di Carige che sono considerati negativi per il primo azionista della banca ligure (anche perché gli ultimi aumenti di capitale non sono serviti a rilanciare il gruppo bancario). Ecco dettagli e indiscrezioni dopo la riunione di ieri a Francoforte.

CHE COSA E’ SUCCESSO A FRANCOFORTE SU CARIGE

Incontri ripetuti con la Bce a Francoforte, ieri, sullo stato pericolante di Carige. Prima si sono presentati i vertici della banca e, nel pomeriggio, i Malacalza, sotto i riflettori dopo che la famiglia, socia di Carige col 27,5%, ha fatto mancare il quorum all’assemblea del 22 dicembre per l’aumento di capitale da 400 milioni, spiazzando il management dell’istituto voluto e nominato proprio dalla famiglia Malacalza.

COME VA IL TITOLO CARIGE IN BORSA

Nel frattempo, il titolo Carige ieri ha perso il 18,7% nel primo giorno di contrattazioni dopo lo stop all’aumento di capitale da 400 milioni. A quota 0,0013 euro, ha ritoccato i minimi storici con la capitalizzazione che scende a 71 milioni.

TUTTE LE RICHIESTE DELLA BCE A CARIGE

Che cosa si è detto a Francoforte, sede della Bce? Nel confronto con la Vigilanza europea è stata rinnovata la richiesta, da parte degli esponenti della Bce, di effettuare l’aumento di capitale, ma l’Authority di Francoforte sarebbe stata perentoria, secondo quanto scrive oggi il Sole 24 Ore: “L’aumento di capitale va effettuato al più presto, onde procedere poi con l’individuazione in tempi rapidi di un partner, un cavaliere bianco che finalizzi il salvataggio dell’istituto ligure”. Sul tavolo della Vigilanza, ovviamente, anche l’esame della governance dell’istituto.

IL PRESSING DELLA VIGILANZA SU MALACALZA

La vigilanza intende infatti far rispettare la tabella di marcia concordata con il presidente Pietro Modiano e con l’amministratore delegato Fabio Innocenzi per arrivare quanto prima all’irrobustimento patrimoniale. Un obiettivo a cui però si oppongono i Malacalza che, nell’assemblea di sabato, hanno condizionato il via libera ad alcune precise richieste: un piano industriale, una completa stima dell’intero portafoglio crediti e la comunicazione dei risultati di bilancio 2018 e degli obiettivi patrimoniali per il 2019. Proprio l’assenza di questi elementi avrebbe spinto la famiglia ad astenersi dal voto, facendo di fatto saltare la delibera.

GLI ESTREMI RIMEDI CONSIDERATI NEFASTI DA MALACALZA

Per esercitare la propria moral suasion la Bce avrebbe diversi strumenti a propria disposizione: “A partire – scrive oggi Mf/Milano Finanza – dalla contestazione di un ruolo di direzione e coordinamento, che costringerebbe i Malacalza a consolidamento la partecipazione nella cassaforte di famiglia, con un notevole costo in termini di capitale. Sotto la minaccia di questa spada di Damocle la famiglia potrebbe venire a più miti consigli e dare il proprio via libera all’aumento di capitale in una prossima convocazione di assemblea”.

GLI SCENARI

Tra i possibili scenari, c’è anche la conversione del Tier2 da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi per 320 milioni di euro (sborsati dalle altre banche italiane a un tasso del 13%) su richiesta della vigilanza e la contestuale ricerca di un’aggregazione con un altro istituto. Una seconda ipotesi è l’intervento diretto da parte delle autorità di vigilanza, con una sorta di commissariamento, ma è uno scenario improbabile al momento. Più concreta un’altra ipotesi: la convocazione di una nuova assemblea straordinaria per deliberare sull’aumento di capitale, successiva alla presentazione del nuovo piano industriale.

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