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I Caltagirone al Messaggero fanno i cinesi con De Paolini su Pirelli?

Caltagirone Editore ha detto di aver ricevuto le dimissioni del vicedirettore vicario del Messaggero, Osvaldo De Paolini (dimissioni-licenziamento, secondo Prima Comunicazione). C'entra l'articolo-bomba di De Paolini su Pirelli e la Cina? La famiglia Caltagirone, specie con la società Cementir, ha molti interessi a Pechino. Tutti i dettagli e le diverse versioni

 

Il gruppo Caltagirone, editore del Messaggero, ha annunciato (con un certo compiacimento) ieri di aver ricevuto le dimissioni di Osvaldo De Paolini, vicedirettore vicario del quotidiano romano.

Una notizia inattesa, stando alle ricostruzioni di Prima Comunicazione, che scrive: “Fonti ben informate riportano […] che fino al tardo pomeriggio [del 6 giugno, ndr] De Paolini era regolarmente al suo posto in via del Tritone, svolgeva normalmente le sue mansioni abituali e nulla lasciava presagire lo strappo”.

Pochi giorni prima delle dimissioni, il 3 giugno, De Paolini aveva firmato un articolo molto importante – e ripreso dalle agenzie stampa e citato dagli altri giornali – su Pirelli: l’azienda è in attesa dell’intervento del golden power governativo per salvaguardare la propria dirigenza e le proprie tecnologie dall’influenza della società cinese Sinochem, principale azionista con il 37 per cento.

– Leggi anche: Pirelli, ecco come Tronchetti Provera prova a rigirare la frittata cinese col governo

COSA HA SCRITTO DE PAOLINI SU PIRELLI E LA CINA

Nell’articolo sul Messaggero (qui la sintesi di Startmag), De Paolini ha scritto che i maggiori poteri decisionali di Sinochem dentro Pirelli rappresentano “un grave rischio” per l’azienda di pneumatici, che potrebbe subire “l’isolamento nei mercati occidentali” a seguito di un inasprimento delle tensioni politico-commerciali con la Cina. I dazi hanno già costretto Pirelli a interrompere le esportazioni negli Stati Uniti.

Avendo ottenuto l’acceso ai documenti del comitato per il golden power, il giornalista ha rivelato che il Partito comunista cinese ha chiesto a Sinochem di adottare le linee guida del XX Congresso, “volte ad aumentare il livello di controllo politico e la composizione dei quadri dirigenziali”. Sempre Pechino, inoltre, ha sollecitato Sinochem a richiedere l’integrazione dei suoi sistemi informatici con quelli delle società controllate da Pirelli in Cina.

Si tratta di “uno stravolgimento totale delle intese originarie [del patto parasociale, ndr] che prevedevano appunto la ferrea tutela dell’italianità e la continuità del management”, scrive De Paolini. Inoltre, “dalla documentazione consultata emerge inoltre che in questi anni i rappresentanti di Sinochem hanno spesso avanzato richieste legate all’attività gestionale della società che – alla luce della normativa in vigore – esulano anche dal normale esercizio delle prerogative del socio di controllo”.

L’ormai ex-vicedirettore vicario del Messaggero puntualizza – riportando la posizione di fatto di Marco Tronchetti Provera – che “il top management” di Pirelli “aveva fatto presente all’azionista cinese i rischi connessi a questa anomala situazione [ossia la forte presenza nell’azionariato, ndr] proponendo di trovare delle soluzioni”. Durante l’audizione di ieri al governo, l’amministratore delegato Marco Tronchetti Provera – che pure nel 2015 aveva favorito l’ingresso dei capitali cinesi – si è lamentato per la crescita delle ingerenze di Sinochem nei processi di Pirelli.

TUTTI GLI INTERESSI DI CALTAGIRONE IN CINA CON CEMENTIR

Possibile che i contenuti e i toni anti-cinesi di Osvaldo De Paolini abbiano infastidito l’editore Francesco Caltagirone, che di interessi a Pechino ne ha tanti?

Cementir, società di materiali da costruzione del gruppo Caltagirone, è presente in Cina dal 2004 attraverso la controllata (al 100 per cento) Aalborg Portland. Possiede nel paese – più precisamente ad Anqing, sul fiume Azzurro – uno stabilimento di cemento dalla capacità produttiva di 750.000 tonnellate all’anno, oltre a vari uffici vendita.

Nel 2022 l’intero mercato asiatico-pacifico – vale a dire Cina, Malaysia e Australia – ha rappresentato il 6 per cento delle entrate e dell’EBITDA di Cementir. Il mercato italiano, dove si trova la sede centrale della holding, è valso l’11 per cento delle entrate.

IL PIANO PER ASSICURAZIONI GENERALI

Il gruppo Caltagirone è uno dei principali azionisti di Assicurazioni Generali, con il 6,2 per cento. Circa un anno fa aveva proposto una strategia orientata alla crescita nell’Europa orientale, in India e in Cina. Claudio Costamagna, candidato presidente della lista di Caltagirone, aveva dichiarato che Generali doveva tornare a dominare il mercato cinese, dove “è entrata per prima […] nel 2002 e ora è la quinta o la sesta, è stata superata da tutti gli altri”.

SACRIFICARE DE PAOLINI PER NON PERDERE LA CINA?

Secondo Prima Comunicazione, il “sacrificio” di De Paolini dal Messaggero è stato “il prezzo pagato per quietare possibili punizioni dalla Cina” contro gli affari del gruppo Caltagirone. Per questo la testata specializzata in giornalismo, comunicazione ed editoria parla di “dimissioni/licenziamento” di De Paolini, uno dei giornalisti più noti e in attività nel giornalismo economico-finanziario in Italia, con esperienze di rilievo e ai vertici di quotidiani come il Sole 24 Ore, Gente Money, Il Giornale, Borsa & Finanza e Finanza & Mercati.

NON SOLO CINA

“La fiducia dell’Editore era già venuta meno da qualche tempo”, è invece la versione di Professione Reporter: all’inizio dell’anno al Messaggero “il servizio Economia comincia ad essere messo sotto attenzione. Il direttore Martinelli convoca tutta la redazione e rivolge forti critiche sulla gestione quotidiana. Nelle riunioni del mattino frequenti sono gli attacchi al servizio, governato dal Vice Direttore Vicario De Paolini. Le pagine economiche vengono visionate dall’editore ogni giorno a metà pomeriggio”, si legge sul sito di indiscrezioni su giornali e giornalisti. “Negli ultimi tempi, durante i cambiamenti ai vertici degli enti economici operati dal governo Meloni, Il Messaggero sceglie la linea della sobrietà. Nessun toto-nomine o indiscrezioni, solo nomi e cognomi, quando diventano ufficiali”. 

D’altronde l’economia del Messaggero – come molte redazioni – non è un ambiente paradisiaco, viste le tensioni che ci sono state in passato fra De Paolini e l’inviato di punta Rosario Dimito, sopite almeno formalmente solo grazie all’intervento di Calta papà.

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