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Spread

Che cosa sta succedendo (e perché) a Btp e spread

Subbuglio per un articolo del Financial Times sul debito pubblico italiano e sulle vendite che fanno registrare sempre più i titoli di Stato italiani. Fatti, numeri, commenti e approfondimenti.

Subbuglio per un articolo del Financial Times sul debito pubblico italiano e sulle vendite che fanno registrare sempre più i titoli di Stato italiani. Fatti, numeri, commenti e approfondimenti.

L’ARTICOLO DEL FINANCIAL TIMES

Prosegue la fuga degli investitori esteri dai titoli di Stato italiani. A giugno l’ammontare di Btp detenuti da investitori stranieri e’ sceso di 38 miliardi di euro dopo i 34 miliardi di euro di titoli scaricati a maggio. A sottolinearlo è il Financial Times, citando dati della Banca Centrale Europea, e sottolineando che la cifra rappresenta un record storico.

L’ANALISI DEL DATO

“Sospettavamo che fosse proseguita la vendita di debito italiano a giugno da parte di investitori stranieri, ma il dato e’ significativamente più alto di quello che ci aspettavamo”, ha detto all’Ft David Owen, capo economista per l’Europa di Jefferies Financial Group. Al tempo stesso, precisa il quotidiano di Londra, le banche italiane sono state quelle che hanno fatto più incetta di titoli di Stato nel secondo trimestre dell’anno, con acquisti per oltre 40 miliardi di euro, la cifra più alta dal picco della crisi dei debiti sovrani.

CHE COSA SUCCEDE ALLO SPREAD

Lo spread tra Btp e Bund gira nuovamente in rialzo. Alle 14 odierne, il differenziale di rendimento è risalito a 264 punti base col tasso sul decennale del Tesoro al 2,97%.

IL COMMENTO DI POLILLO

Perché le oscillazioni dello spread? E perché le vendite dei Btp: “Se si guarda al merito delle questioni, i problemi hanno una ben diversa portata – ha scritto su Start Magazine l’editorialista esperto di economia e politica economica e finanziaria, Gianfranco Polillo – Si chiamano: inasprimento della politica monetaria della Fed ed, appunto, fine del quantitative easing. Che continuerà in forma ridotta, ma che comunque un impatto negativo non potrà non averlo per un Paese, come il nostro, che ogni anno deve rinnovare i suoi titoli per diverse centinaia di miliardi di euro.

L’OPINIONE DI BRUNETTA

Il primo commento politico dopo l’articolo del quotidiano britannico è stato dell’ex ministro Renato Brunetta, economista ed esponente di Forza Italia: “Tutti gli analisti della City di Londra sono concordi nel ritenere che la maxi fuga di capitali dall’Italia sia causata dal crollo reputazionale che l’Italia ha subito con l’avvento del governo giallo-verde, per effetto delle sue caratteristiche di populismo, sovranismo e anti-europeismo, e ritengono che la volatilità dello spread persisterà anche nelle prossime settimane”. Inoltre, il fatto che le banche italiane, nel secondo trimestre del 2018, abbiano aumentato i loro acquisti netti del debito italiano per più di 40 miliardi di euro, “non è una buona notizia, dal momento che il forte calo del valore dei BTP riduce il valore patrimoniale del portafoglio titoli detenuti dalle stesse banche, obbligandole ad effettuare forti svalutazioni e ad accantonare maggiori rischi per perdite, riducendo così la loro profittabilità”.

L’INTERVISTA DI SAVONA

“Vi e’ un tentativo dei gruppi dominanti sconfitti alle elezioni del 4 marzo – dichiara Savona a L’Unione Sarda – di causare una crisi del nostro debito pubblico, per far fallire l’esperimento del Governo in atto. Hanno messo in campo tutti i mezzi e gli opinion leader al loro servizio per propiziare l’evento, senza indicare le alternative simili a quelle che ho indicato io”.

Anche per ovviare a una potenziale crisi di fiducia del debito pubblico italiano, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, si accinge ad andare in Cina per illustrare la solidità economica e finanziaria dell’Italia. E due giorni fa il ministro degli Affari europei, Paolo Savona, ha evocato un interesse di fondi russi per il nostro debito. Iniziative che hanno provocato dibattito e critiche (qui il corsivo di Michele Arnese sulle polemiche bizzarre dal sottofondo geopolitico tra fatti, commenti, indiscrezioni e scenari).

GLI AUSPICI DI LA MALFA

“E’ un dato di fatto che le preoccupazioni per le prospettive dell’Italia  esistono  dal primo giorno in cui si è formato il Governo. Né esse possono essere considerate manifestamente infondate e liquidate come semplici attacchi contro la libertà degli italiani di scegliere il proprio futuro”, ha scritto oggi l’economista ed ex ministro Giorgio La Malfa su Start Magazine, invitando il premier ad accelerare i tempi della manovra anche per rassicurare i mercati: “La sola risposta utile  è anticipare la presentazione della manovra economica prevista per ottobre rendendo noto al più presto il quadro economico finanziario – la cornice – entro la quale verranno definiti i singoli punti del programma. Mentre i singoli contenuti della manovra possono essere definiti in autunno, bisogna che sia noto al più presto qual è il quadro finanziario che l’Italia sottoporrà all’Europa. Essenzialmente si tratta di indicare a quale crescita del reddito nazionale il Governo punti nel prossimo triennio; quali saranno i saldi del bilancio dello Stato nel corso del periodo; quali gli effetti attesi della politica economica che verrà seguita su quella variabile cruciale per la stabilità finanziaria che è il rapporto fra il debito pubblico e il reddito nazionale”, ha scritto La Malfa su Start Magazine.

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