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Sanzioni

Come calmare gli sbuffi dei mercati sull’Italia? Anticipando la manovra economica

Consigli non richiesti dell'economista ed ex ministro Giorgio La Malfa al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, su tempi e modi della manovra economica

Il governo Conte dovrebbe interrogarsi seriamente su quale sia la risposta da dare agli articoli dei giornali stranieri che esprimono preoccupazioni per le prospettive economiche dell’Italia o alle dichiarazioni di qualche fondo di investimenti o alle prese di posizione di funzionari europei o di esponenti politici di altri paesi.

E’ utile reagire gridando al complotto internazionale o riaffermare che i vincoli europei non possono impedire all’Italia di fare le politiche che ritiene necessarie? Mi riferisco in questo caso alle reazioni seguite a un articolo del Wall Street Journal dei giorni scorsi che ripeteva ancora una volta che la somma degli impegni finanziari elencati nei programmi dei due partiti della coalizione appare incompatibile con gli impegni dell’Italia che discendono dalla nostra appartenenza all’Unione monetaria.

E’ un dato di fatto che le preoccupazioni per le prospettive dell’Italia esistono dal primo giorno in cui si è formato il Governo. Né esse possono essere considerate manifestamente infondate e liquidate come semplici attacchi contro la libertà degli italiani di scegliere il proprio futuro.

I programmi enunciati dai due partiti della coalizione sono tutti molto costosi – che si tratti di riduzioni delle imposte o di spese per il reddito di cittadinanza o di investimenti pubblici – e all’atto della formazione del governo, non è stata fornita alcuna indicazione sui tempi e i modi di realizzarli. Dunque il loro effetto sulla finanza pubblica va accertato E infine è anche un fatto che a questi programmi si accompagnano dichiarazioni spesso contraddittorie sulla vera volontà politica nei confronti dell’Europa.

Finora il governo non è stato in grado di andare oltre le dichiarazioni del ministro dell’Economia che rassicurano periodicamente circa le intenzioni dell’Italia di restare entro i limiti previsti dagli accordi europei. Ma se a queste dichiarazioni ne fanno seguito altre di tutt’altro tenore di esponenti politici della maggioranza che si incrociano e si sovrappongono alle dichiarazioni del ministro dell’Economia, si corre il rischio di una specie di cacofonìa che toglie credibilità al ministro e attizza il fuoco che si vorrebbe spegnere.

La sola risposta utile è anticipare la presentazione della manovra economica prevista per ottobre rendendo noto al più presto il quadro economico finanziario – la cornice – entro la quale verranno definiti i singoli punti del programma. Mentre i singoli contenuti della manovra possono essere definiti in autunno, bisogna che sia noto al più presto qual è il quadro finanziario che l’Italia sottoporrà all’Europa.

Essenzialmente si tratta di indicare a quale crescita del reddito nazionale il governo punti nel prossimo triennio; quali saranno i saldi del bilancio dello Stato nel corso del periodo; quali gli effetti attesi della politica economica che verrà seguita su quella variabile cruciale per la stabilità finanziaria che è il rapporto fra il debito pubblico e il reddito nazionale.

La responsabilità di presentare questi pochi ma essenziali numeri spetta al presidente del Consiglio, non al ministro dell’Economia, perché è il presidente del Consiglio il garante dell’indirizzo politico del governo. Serve un documento di indirizzo da rendere noto al più presto. Nel preparare questo documento il primo ministro ovviamente avrà bisogno del contributo del ministero dell’Economia ma anche degli impulsi politici dei due leader della coalizione.

Ha il vantaggio di poter contare su Paolo Savona che conosce a fondo l’economia italiana e i problemi europei e internazionali e ha un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che conosce bene i numeri dell’economia italiana per avere presieduto per molti anni la Commissione Bilancio della Camera dei deputati. Quindi Palazzo Chigi è ben attrezzato per il compito. E alla fine la parola spetta al Presidente Conte.

Prima il governo decide che questa è la sola risposta utile alle polemiche interne ed esterne, prima si può sperare di evitare un autunno “caldo” per l’Italia. L’appello è rivolto al presidente del Consiglio ed è un appello urgente perché i nodi si stanno aggrovigliando.

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