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Inflazione

Btp Futura, come è andato davvero il collocamento

E' puramente strumentale confrontare il costo di emissioni al dettaglio con quelle di organizzazioni internazionali che grazie alla seniority dei loro prestiti e alla condizionalità – potenziale o attuale – che impongono sui rispettivi debitori sovrani riescono a fornire dei rendimenti naturalmente inferiori rispetto a quelli richiesti dal piccolo risparmio. L'analisi dell'economista Domenico Lombardi

 

Nell’Italia sempre più polarizzata sulle scelte di fondo della politica economica, che l’emergenza pandemica ha ulteriormente accentuato, anche le valutazioni sul recente collocamento dei titoli del debito pubblico non fanno eccezione.

La scorsa settimana, i nuovi Btp Futura destinati ad attrarre il piccolo risparmio hanno raccolto circa 6 miliardi: un successo secondo alcuni, una performance, invece, fiacca secondo altri che testimonierebbe di una qualche presunta, iniziale difficoltà dell’emittente a raccogliere cifre sempre più considerevoli sul mercato per rifinanziare il debito pubblico.

Cerchiamo di capirne le dinamiche e di ricavare le possibili lezioni anche alla luce dello scenario più incerto che si addenserà sull’Italia nei prossimi mesi.

Ma prima i fatti. I Btp Futura sono stati offerti esclusivamente al piccolo risparmio con un rendimento del tipo “step up” che sale al crescere del periodo di detenzione. In altre parole, i risparmiatori che li detengano sino a scadenza – a 10 anni – riceveranno l’1,45 per cento e un premio finale compreso fra l’1 e il 3 per cento parametrato alla crescita del pil nominale nel periodo.

È probabile che siano da cercare in questi parametri i motivi di un’accoglienza soddisfacente ma non brillante del collocamento soprattutto se confrontata con quella del Btp Italia dello scorso maggio. La formula ‘step up’ risulta meno trasparente al grande pubblico di un tasso cedolare secco e la sensazione è che il rendimento medio atteso non fosse discosto dalle alternative di mercato.

Inoltre, la scadenza decennale ha imposto una maggiore cautela soprattutto alla luce della scarsa liquidità del titolo rispetto al recente Btp Italia a scadenza quinquennale classato sia presso il piccolo risparmio che gli investitori istituzionali. Infine, il timing del collocamento è risultato infelice per la sua sovrapposizione con importanti scadenze fiscali. Del resto, un problema analogo era già emerso in precedenza quando un collocamento del Btp Italia si era accavallato con analoghe scadenze.

Nonostante il collocamento del Btp Italia abbia fruttato circa 14 miliardi dal piccolo risparmio, più del doppio del collocamento della scorsa settimana, giova evidenziare che la platea di sottoscrittori del Btp Futura era in larga parte diversa da quella del Btp Italia. In altre parole, con la scorsa settimana si è raggiunto un segmento più ampio di sottoscrittori valorizzando ulteriormente la stabilità del classamento associata al piccolo risparmio. Del resto, le potenzialità di questo segmento rimangono significative alla luce del ruolo del tutto marginale che esso riveste nel classamento dei titoli di stato.

Il percorso di allungare la vita media del debito e di rafforzarne la stabilità del classamento rimangono obiettivi centrali nella strategia di finanziamento del debito pubblico italiano. Piuttosto, il recente collocamento del Btp Futura ha messo in luce l’importanza di aspetti legati alla semplicità del prodotto, all’appropriato rendimento e all’esigenza di assicurare un’adeguata liquidità a maggior ragione se a lunga scadenza.

Sono, invece, puramente speculativi i tentativi di strumentalizzare l’esito del collocamento per giustificare – su questa base – la necessità di ricorrere a un programma del Mes. Solo la scorsa settimana e con un unico collocamento, si è raccolto più di quanto sarebbe possibile tirare in un intero mese dal Mes.

Analogamente, è puramente strumentale confrontare il costo di emissioni al dettaglio con quelle di organizzazioni internazionali che grazie alla seniority dei loro prestiti e alla condizionalità – potenziale o attuale – che impongono sui rispettivi debitori sovrani riescono a fornire dei rendimenti naturalmente inferiori rispetto a quelli richiesti dal piccolo risparmio.

In ogni caso, a prescindere dalle decisioni che verranno prese riguardo al Mes, rimane prioritario per l’Italia migliorare la stabilità del classamento del debito e premiare la capacità di risparmio delle famiglie.

@domeniclombardi

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