Bnl condannata in tribunale su Accenture.
Nuova vittoria dei lavoratori ex Bnl nei confronti della banca del gruppo Bnp Paribas guidata dall’ad, Elena Goitini (nella foto). Il Tribunale di Roma, sezione Lavoro, ha infatti accolto il ricorso di 80 dipendenti contro la cessione (datata 1° giugno 2022) di sette rami d’azienda – o almeno ritenuti tali da Bnl – del settore back office e destinati ad Ast, una srl del gruppo Accenture. Già a luglio il giudice del lavoro aveva accolto il ricorso dei lavoratori dell’It di Bnl ceduti a Capgemini.
Stavolta però, a stretto giro, è arrivata la presa d’atto da parte della banca e la decisione di provvedere “con effetto immediato, a ripristinare il rapporto di lavoro con i colleghi interessati dalla sentenza e ad avviare un percorso di informazione e confronto con le organizzazioni sindacali, così come previsto dal contratto nazionale, per procedere alla definizione di soluzioni che permettano il mantenimento della continuità operativa presso Accenture”.
LE PARTI E I MOTIVI DEL RICORSO
Questo primo ricorso è stato portato avanti da 80 lavoratori ma in totale sono 356 i ricorrenti, sostenuti da diversi studi legali, su un totale di 509 lavoratori ceduti (dei quali 113 appartenenti a categorie “fragili” ossia invalidi e caregiver). Dall’altra parte ci sono Bnl, uno dei principali gruppi bancari del Paese, con circa 2,7 milioni di clienti e oltre 11.500 dipendenti, ed Accenture, gruppo leader a livello globale nel settore dei servizi professionali, che in Italia opera attraverso diverse società, specializzate secondo differenti linee di servizio e settori di mercato e clientela.
Dunque, come si legge nella sentenza letta da Start Magazine, i ricorrenti hanno chiesto di accertare e dichiarare la illegittimità della cessione del rapporto di lavoro” e anche di “accertare e dichiarare la discriminazione nella cessione impugnata e la violazione delle percentuali di presenza di lavoratori ‘fragili’ e/o ‘caregivers’ ceduti ex lege n. 99/90, anche per violazione degli artt. 35-38 della Costituzione”. Allo stesso tempo si è domandato di “dichiarare la continuità giuridica e l’attuale persistenza del rapporto di lavoro dei ricorrenti con Bnl” e dunque di far “ripristinare la concreta operatività del rapporto di lavoro”.
COS’HA DECISO IL GIUDICE
Dallo studio della documentazione, secondo il giudice, è emerso che i servizi ceduti nell’ambito del trasferimento dei rami d’azienda richiedevano, anche dopo la cessione, una “continua interazione” con i dipendenti della società, una “imprescindibile integrazione organizzativa” e una “stretta interdipendenza funzionale” dei rami trasferiti con la struttura rimasta in Bnl. Perciò, si legge nella sentenza, il trasferimento di azienda si è “concretizzato nello scorporo di alcune lavorazioni e di alcuni reparti che, anche in seguito alla cessione, risultano privi di autonomia e la cui attività è rimasta strettamente connessa e dipendente all’organizzazione produttiva di Bnl”.
Qualche esempio? I reparti ceduti, scrive il magistrato, “non sono in grado di fornire alcuna attività senza una necessaria e continua interlocuzione con i reparti Bnl non ceduti”. Inoltre “operano tuttora seguendo le linee gestionali via via individuate dal reparto Governance Bnl” che “non è stato oggetto di cessione e che non è mai stato sostituito nella nuova realtà societaria di Accenture da un analogo reparto”.
I rami ceduti, poi, non risultano autonomi anche per quanto riguarda la formazione delle risorse visto che i lavoratori passati ad Accenture sono stati invitati da Bnl a svolgere dei corsi tenuti dalla banca anche dopo che la cessione era stata perfezionata. Lo stesso si può dire sul fronte economico visto che le attività svolte in Accenture “non producono alcun ricavo indipendente” e sono solo di “ausilio ai reparti della Bnl non ceduti”.
Per tutti questi motivi secondo il Tribunale di Roma le cessioni dei rami d’azienda sono inefficaci e il giudice condanna Bnl a “ripristinare il rapporto di lavoro dei ricorrenti alle proprie dipendenze nel posto in precedenza occupato a far data dal 1° giugno 2022, con ogni conseguenza giuridica ed economica”. Infine Bnl ed Accenture in solido dovranno pagare 8.000 euro più Iva per le spese di lite a favore dei ricorrenti.
BNL: PRENDIAMO ATTO E REINTEGRIAMO
Come si diceva, a poche ore dalla pubblicazione della sentenza Bnl Bnp Paribas ha preso atto e “nel rispetto della decisione assunta dal Tribunale, la banca si sta attivando per darvi seguito. Bnl – si legge in una nota – rimane, altresì, convinta delle scelte a suo tempo effettuate e del valore industriale e strategico della partnership con Accenture e si riserva ogni azione a sostegno della propria posizione”. L’istituto di credito sottolinea che “il contratto di servizio con Accenture rimarrà operativo così come gli impegni presi da entrambe le parti, al fine di continuare a perseguire un miglioramento costante e duraturo della qualità e velocità dei servizi offerti, continuando nell’ottimizzazione dei processi, adottando strumenti di analisi, pianificazione ed automazione all’avanguardia. Per raggiungere tali obiettivi, si conferma essenziale la collaborazione con un partner quale Accenture, che per specializzazione, dimensione ed affidabilità, è in grado di mettere al servizio di Bnl competenze, know-how, investimenti dedicati e piattaforme di eccellenza; tutto ciò per far sì che la banca possa continuare ad affermarsi nel tempo come operatore moderno e competitivo”.
IL COMMENTO DI VIGLIOTTI (UNISIN)
“Quelle cessioni sono illegittime, i presunti rami d’azienda non rispettano i requisiti fissati dalla normativa vigente: ne eravamo convinti quando abbiamo osteggiato in tutti i modi quelle operazioni, rinunciando a sottoscrivere accordi capestro e che sarebbero stati anche immorali, ne siamo oggi ancora più convinti e i giudici stanno confermando le nostre ragioni”, ha commentato Tommaso Vigliotti, segretario nazionale di Unisin (sindacato fin dall’inizio in prima fila nella vicenda a differenza delle altre organizzazioni), che attende altre sentenze nei prossimi mesi. “Siamo fiduciosi di poter accogliere nuovamente i nostri colleghi in Bnl – aggiunge -, a dispetto della volontà della banca e continueremo a batterci con convinzione e senza risparmiare energie per il rispetto dei diritti e della dignità di chi lavora. Aspettiamo con fiducia le ulteriori pronunce nei prossimi mesi”.
LE REAZIONI DEGLI ALTRI SINDACATI
Anche la Fabi, si legge in una nota, “ha sempre supportato i colleghi credendo che l’operazione fosse finalizzata semplicemente al taglio di costi aziendali e pertanto, dall’inizio si è rifiutata insieme alle altre organizzazioni aziendali di firmare accordi con l’azienda rafforzando in questo modo la posizione dei lavoratori di fronte alla magistratura”.
Per la Fisac Cgil si tratta di “un segnale importante, a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, e che dimostra come non sia possibile ledere diritti e norme”. E ancora: “Come Fisac Cgil continueremo a batterci affinché l’azienda ricordi sempre, e da oggi ancor di più, che non c’è spazio per la lesione dei diritti e delle norme”.
Commenta la First Cisl: “La decisione del Giudice del Lavoro di Roma, che ha dichiarato illegittima la cessione del ramo d’azienda Bnl ad Ast, società del gruppo Accenture, dimostra che avevamo ragione nel denunciare la violazione delle norme da parte dell’azienda. Questa sentenza, così come quelle che l’hanno preceduta, deve rappresentare un monito nei confronti di chi pensa sia possibile tagliare i costi a scapito dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”, ha detto il segretario nazionale di First Cisl Fabio Brunamonti.