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BlackRock e francesi azzoppano Tim? E Merlyn fa affari con Maduro?

L'andamento del titolo in Borsa. La posizione corta di BlackRock e Capital Fund Management. La gara delle liste in vista dell'assemblea. E molto altro. Fatti, numeri, nomi e approfondimenti

Chi vuole azzoppare Tim in Borsa? E’ la domanda (alla quale cerca di rispondere anche la Consob) che attanaglia osservatori e analisti. Mentre fondi azionisti della società affilano le armi in vista dell’assemblea dei soci per il rinnovo del board.

Ecco fatti, numeri e nomi, con le ultime novità.

COME SI MUOVONO I FRANCESI E GLI AMERICANI DI BLACKROCK

Il 20 marzo scorso le società d’investimento BlackRock Investment Management Uk Limited (divisione britannica del gruppo statunitense) e Capital Fund Management (francese) hanno superato la soglia pubblica dello 0,5 per cento del capitale di Tim: rispettivamente 0,51 e 0,53 per cento. Invariata, invece – lo si apprende dalla Consob – la posizione corta della britannica Qube Research & Technologies, allo 0,72 per cento. Fermo anche il fondo pensionistico canadese Canada Pension Plan Investment Board, allo 0,5 per cento, che ha intenzione di affiancare il fondo newyorkese Kkr nel controllo di NetCo, la nuova società nella quale confluirà la rete di Tim.

“BLACKROCK AZZOPPA TIM”, TITOLA MILANO FINANZA

MF-Milano Finanza commenta così la vicenda Tim, titolando: “BlackRock azzoppa Tim. Il titolo cede il 4% dopo gli short del colosso Usa e di Capital Fund. In totale le azioni in prestito valgono 930 milioni di euro, pari al 19,3% del capitale”.

Citando il Financial Times, MF scrive che “le posizioni ribassiste […] sono ‘almeno raddoppiate’ dopo la presentazione del nuovo piano industriale di Labriola. Difficile capire se tutte le azioni in prestito sono state impegnate in short. Non è da escludere che in vista dell’assemblea una parte di esse possa essere legata alla creazione di pacchetti di voti”.

IL CROLLO DI TIM IN BORSA E IL RISCHIO SCALATE

Tim, intanto, continua a calare in borsa. Come riporta Il Sole 24 Ore, in chiusura della giornata di giovedì il titolo è crollato a 20,89 centesimi, per concludere le negoziazioni a 21,43 centesimi (un ribasso del 4,03 per cento).

Il quotidiano confindustriale scrive che “i ribassi in Borsa rendono teoricamente aggredibile Telecom, di fatto ‘protetta’ dall’ingente debito (33 miliardi di passività finanziarie totali) da eventuali scalate, di cui infatti non c’è evidenza al momento. D’altra parte l’alleggerimento del debito, nel piano preparato dall’ad Pietro Labriola e approvato dal consiglio Tim, è legato al closing con Kkr per la vendita della Netco, previsto entro l’estate”.

COSA E’ SUCCESSO OGGI IN BORSA

Scambi molto vivaci in mattinata sul titolo Telecom Italia che ieri aveva perso in chiusura il 4 per cento. Sono passati di mano, sulle ordinarie, oltre 173milioni di pezzi, ovvero già oltre l’1% del capitale. Le azioni intanto hanno parzialmente recuperato, guadagnando oltre l’1% (+1,3%) a 0,2172 euro per azione.

CHE COSA HA SCRITTO IL FINANCIAL TIMES

Ieri il panic selling, con il tonfo a fine seduta del 4%, è scattato una volta emerse due nuove posizioni corte nette sopra lo 0,5%, cioe’ quelle di Blackrock e Capital Fund Management. Sempre ieri il Financial Times ha pubblicato un’articolo dove evidenziava, come il prestito titoli, su dati S&P, sia salito, dopo la presentazione del nuovo piano, al 19,33% del capitale di Tim. Le azioni, per un controvalore di circa 900 milioni di euro, potrebbero servire per le vendite allo scoperto, ma questo, spiegano alcuni esperti, non è detto nè conseguenziale, visto che il prestito titoli potrebbe essere utilizzato anche, ad esempio, per votare in assemblea in vista dell’assise del 23 aprile.

IL RINNOVO DEL BOARD DI TIM

All’affare NetCo si aggiunge il rinnovo del consiglio di amministrazione di Tim, previsto per l’assemblea del 23 aprile. A presentare una lista di candidati – c’è tempo fino al 29 marzo – potrebbe esserci Francesco De Leo, direttore generale di Telecom Italia dal 1997 al 1999. Sinergie in vista di una lista unitaria con il fondo Merlyn, ha scritto ieri il quotidiano Il Messaggero. Ma oggi Il Sole osserva che il progetto di De Leo è “opposto allo spezzatino totale proposto dal fondo Merlyn“. Inoltre, secondo indiscrezioni raccolte da Start Magazine, al momento De Leo non avrebbe raggiunto lo 0,5% e non ha un candidato ad, per questo confluirebbe nel caso su Siragusa, proposto da Merlyn.

Agli attuali prezzi di borsa di Tim, sono sufficienti neanche 17 milioni di euro per raggiungere lo 0,5 per cento del capitale, che consente di proporre candidature per il nuovo board. Il Financial Times ha scritto recentemente – basandosi sui dati di S&P Global – che le scommesse ribassiste contro Tim hanno raggiunto il picco in quasi vent’anni.

IL REPORT DI INTERMONTE

“I livelli record di posizioni corte sul titolo – scrivono Giorgio Tavoli a Andrea Randone di Intermonte – segnalano un’elevata percezione di rischio che non ci sembra trovare riscontri ufficiali guardando almeno all’evoluzione prevedibile delle vicende societarie nel breve termine. Una lettura plausibile sulle motivazioni è che un cambio di management in vista del voto assembleare dell’assemblea del 23 aprile possa aumentare le chance di una mancata cessione della rete. Questo scenario ci sembra tuttavia molto improbabile, considerando la natura vincolante dell’accordo stipulato con Kkr. Un’altra possibile interpretazione è che il mercato stia scommettendo sul fallimento della cessione della rete, temendo un ritardo o un mancato via libera nella review da parte delle autorità antitrust, e di conseguenza la necessità per Tim di ricorrere a un aumento di capitale. Anche in questo caso, non vediamo pressuposti solidi, considerando le rassicurazioni fornite dal management in risposta alle preoccupazioni sollevate dagli Olo (operatori alternativi) sul Msa (master service agreement, ndr): il presunto vantaggio per la ServiceCo di godere di sconti a volume sulle tariffe pagate a NetCo riguarda infatti servizi non regolamentati su cui difficilmente l’antitrust potrà intervenire con azioni correttive”. Con queste premesse, qualora dovessero emergere elementi di maggiore rassicurazione dalla review antitrust in corso e/o sulla continuità dell’attuale management in vista dell’Assemblea del 23 aprile, “non escludiamo che l’elevata volatilità del titolo possa continuare e determinare un massiccio riassorbimento delle posizioni corte con un improvviso ‘short squeeze”, si legge nel report rilanciato dall’agenzia Radiocor.

MA CHE COMBINA IL FONDATORE DI MERLYN IN VENEZUELA?

Infine in Italia è rimbalzato un articolo del Financial Times che ha dato conto del “viaggio dell’ex premier britannico Boris Johnson in Venezuela per incontrare il presidente Nicolás Maduro”, il viaggio dello scorso febbraio “sarebbe stato organizzato da un manager di hedge fund interessato a normalizzare le relazioni diplomatiche tra Londra e Caracas”.

Si tratta di Maarten Petermann, ex-banchiere di JPMorgan e co-fondatore di Merlyn assieme ad Alessandro Barnaba (nella foto). il portavoce di Johnson ha assicurato che nella riunione con Maduro non si è discusso di questioni commerciali, ma solo di democrazia, diritti umani e Ucraina. Né Merlyn né Petermann hanno rilasciato commenti. Barnaba ha dichiarato invece di non essere a conoscenza del coinvolgimento di Petermann nel viaggio in Venezuela.

Commenta criticamente il quotidiano La Verità: “Chi tenta l’assalto a Tim fa business con Johnson e Maduro”.

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