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Mediobanca

Bengodi Mediobanca per Nagel e Pagliaro, tutte le critiche

Ecco chi critica, e perché, i compensi dei vertici di Mediobanca. Fatti, numeri e commenti. L'articolo di Emanuela Rossi

Un’assemblea con vari punti all’ordine del giorno – in primis approvazione del bilancio al 30 giugno scorso e distribuzione del dividendo agli azionisti – tra cui uno piuttosto scottante e che negli ultimi anni ha urtato la suscettibilità anche del patron di Essilor-Luxottica, Leonardo Del Vecchio, oggi primo azionista di Mediobanca con quasi il 19% del capitale, anche se fuori dal board. Ovvero la retribuzione dei vertici della merchant bank. In particolare gli azionisti sono chiamati a deliberare sulla Relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi corrisposti per l’esercizio 2021-2022 e sull’Informativa sui compensi corrisposti nell’esercizio 2020-2021.

LE CRITICHE DEI PROXY SULLA REMUNERAZIONE DEI VERTICI

Proprio in vista dell’appuntamento del 28 ottobre, La Stampa ha segnalato che i proxy advisor Iss, Glass Lewis e Frontis, i principali per intendersi, consigliano di votare a favore delle indicazioni che arrivano dal consiglio d’amministrazione di Piazzetta Cuccia, capitanato da Alberto Nagel, ma il punto dolente che ritorna è quello della remunerazione dei vertici.

Iss evidenzia che quella del presidente Renato Pagliaro risulta “eccessiva se comparata agli standard di mercato” mentre Glass Lewis punta il dito contro Nagel il cui compenso base è “significativamente più alto” di quello dei suoi omologhi ma segnala che è “rimasto invariato perlomeno dal 2012”. Sempre con Pagliaro se la prende Frontis secondo cui però la remunerazione “non è cambiata negli ultimi dieci anni almeno e non è possibile diminuire la remunerazione fissa di un dipendente senza diminuire le sue responsabilità”.

LE RETRIBUZIONI DEL 2021

Durante il 2021 le retribuzioni dei vertici di Piazzetta Cuccia sono pure aumentate: quella dell’amministratore delegato Alberto Nagel ha fatto segnare +34% rispetto al 2020 arrivando a 4,17 milioni di euro grazie soprattutto alla crescita della componente variabile, quasi raddoppiata a 1,8 milioni di euro. Segno più anche per lo stipendio del direttore generale Saverio Vinci, che porta a casa 3,45 milioni, +15%, per effetto di un incremento del bonus da 1,17 a 1,5 milioni di euro. Più risicato, ma da non disprezzare, l’aumento della retribuzione del presidente Renato Pagliaro che arriva a quota 2,29 milioni (+6%).

Come nota l’Ansa, nei prospetti richiesti dal Regolamento Emittenti e contenuti nella Relazione sulla remunerazione si evidenzia che nel 2020-2021 l’utile netto della banca d’affari è salito del 35% a 808 milioni di euro, il risultato di gestione del 20% a 1,14 miliardi e i ricavi sono cresciuti del 5% a 2,63 miliardi. Così come si registra un segno più, ma su livelli neppure comparabili, per il compenso medio dei dipendenti – a quota 85.600 euro -, ovvero +2%.

Nella relazione si legge che i punteggi ottenuti da Nagel e da Vinci “evidenziano il complessivo ampio superamento dei target assegnati, anche nella loro quantificazione massima”, pari a “circa il 125% degli obiettivi quantitativi medio ponderati”. E comunque Mediobanca ha scelto una linea soft: “Pur a fronte di risultati record in termini di ricavi, commissioni, costo del rischio e patrimonializzazione” che sono stati raggiunti “malgrado il perdurare della pandemia” si è stabilito di limitare la remunerazione variabile di ad e dg a “una volta la remunerazione fissa”. Una decisione presa per tener “conto della raccomandazione Ecb di moderazione nella remunerazione variabile da assegnare alle risorse apicali”.

LE CRITICHE DI DEL VECCHIO E LE RETRIBUZIONI 2020

Già lo scorso anno le remunerazioni dei vertici della banca d’affari avevano attirato forti critiche. Una di quelle rivolte dal patron di Essilor-Luxottica, poco dopo aver varcato la soglia di Palazzo Visconti-Ajmi, riguardava proprio quest’argomento tanto che Del Vecchio poi votò contro i compensi dati nel 2020 a Nagel&co.

In realtà la pandemia si è fatta sentire anche a Piazzetta Cuccia che proprio a causa dell’emergenza da Covid-19 lo scorso anno aveva comunque deciso di abbassare le retribuzioni dei top manager. E così Nagel si è dovuto accontentare, si fa per dire, di oltre 3,01 milioni (3.017.534 euro) e Pagliaro di oltre 2,15 milioni (2.155.475 euro). Per entrambi è stato tagliato il compenso per la carica, che è pari a 100 mila euro come abbiamo visto. Stesso discorso per Vinci il cui stipendio è sceso a 2 milioni e 605.537 euro.

Nella precedente Relazione sulle remunerazioni Mediobanca ricordava che per i consiglieri l’emolumento per la carica era ridotto del 20% per un taglio totale pari a 540mila euro che è stato devoluto a enti e onlus. Inoltre si leggeva che amministratore delegato, presidente e direttore generale si impegnavano a ridurre del 30% la remunerazione fissa per il periodo maggio-dicembre 2020 e a donare le risorse per iniziative legate alla lotta alla pandemia.

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