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Bcc, Popolare Bari, Popolare Sondrio. Cosa cambierà dopo il Milleproroghe

L’analisi di Mf/Milano Finanza sull’impatto dell’intervento normativo contenuto nel decreto Milleproroghe per le Banche di credito cooperativo (Bcc), per la Banca Popolare di Bari e la Banca Popolare di Sondrio Con le misure adottate nel milleproroghe sulle Bcc, che il premier Giuseppe Conte considera una «riforma della riforma», mentre altri ritengono, con una certa superficialità,…

Con le misure adottate nel milleproroghe sulle Bcc, che il premier Giuseppe Conte considera una «riforma della riforma», mentre altri ritengono, con una certa superficialità, che sia prevalsa la linea Tria, quella dei soli ritocchi, sta per iniziare il percorso parlamentare della conversione del relativo decreto che contiene anche il giro di vite sulle intercettazioni. Un percorso che, se l’esecutivo non porrà a un certo punto la fiducia, già si può prevedere come niente affatto facile.

I TRE PROBLEMI DA AFFRONTARE PER LE BCC

Va comunque osservato che, se proprio si fosse voluto rivedere la riforma in questione, si sarebbe dovuto affrontare un triplice ordine di problemi che riguardano: la Vigilanza, riuscendo a definire con la Bce la sottrazione dei gruppi bancari cooperativi, senza mutarne la struttura, ai controlli espletati sulle banche significant; la revisione, in ossequio al principio di proporzionalità, dei requisiti di professionalità degli esponenti aziendali nonché la revisione del regime e del collocamento delle quote emesse per la partecipazione al capitale delle stesse Bcc.

IL CASO POPOLARE DI BARI E POPOLARE DI SONDRIO

Ma il decreto rinvia anche l’attuazione della riforma delle Banche popolari per quegli istituti (la Popolare di Bari e la consorella Popolare di Sondrio, nonché un’altra che dovesse raggiungere il livello di asset prescritto) che non si sono ancora trasformati in Spa, pendendo la sospensiva per l’attesa della decisione della Consulta poi sopravvenuta, investita di alcune eccezioni di incostituzionalità. In questo caso, la misura legislativa di rinvio (31 ottobre o 31 dicembre?) si interseca con le prossime decisioni che il Consiglio di Stato è chiamato ad assumere sulla normativa di applicazione della legge di riforma. L’udienza è fissata per il 31 luglio.

IL NODO DEL CONSIGLIO DI STATO

Inizialmente, il Consiglio avrebbe dovuto pronunciarsi solo sulla sospensiva, con il rinvio a ottobre delle decisioni di merito. Ora, però, non è escluso che, anche per l’intervenuta misura legislativa, il Consiglio si pronunci pure sul merito e, in particolare, sull’ammissibilità dell’attuazione della rivisitazione con la procedura del conferimento di azienda, secondo lo schema holding cooperativa-Spa bancaria. Più difficile è che si pronunci anche sui profili applicativi del rimborso dei soci che esercitino il diritto di recesso.

L’INTERVENTO DELLA CONSULTA

La Consulta ha stabilito alcuni criteri (di tempi e di importi) che presiedono ai comportamenti da osservare da parte degli organi deliberativi di un istituto, alla testa dei quali vi è la necessità di non mettere in pericolo la stabilità aziendale, ma ciò deve essere oggetto di una precisa, circostanziata valutazione nell’eventualità che si decida da subito di rimborsare o, nell’ipotesi del rinvio del rimborso, di un continuo monitoraggio e di una puntuale analisi che suffraghi l’impossibilità di far fronte da subito al rimborso stesso.

I PERCHE’ DELLA RIFORMA DELLA RIFORMA

È immaginabile che su questi argomenti i soggetti interessati siano in questi giorni particolarmente impegnati. Insomma, da una legge di riforma nata male, per di più con un decreto legge come mai era accaduto nella storia postbellica per la rivisitazione di una categoria di banche, un decreto per giunta pessimamente redatto, sta scaturendo un groviglio di problemi, ancorché con effetti per ora limitati solo ad alcune Popolari, di cui non si avvertiva affatto il bisogno. Avere affidato nel 2015 la rivisitazione a personaggi operanti a Palazzo Chigi privi della sia pur minima conoscenza della legislazione bancaria ha prodotto conseguenze che ancora oggi si stanno pagando.

GLI SCENARI

Non va, poi, sottaciuto che anche il rinvio dell’attuazione completa di quest’ultima riforma si apre, volens nolens, alla possibilità dell’aggiunta sia in sede di conversione del decreto, sia in un’altra, separata sede legislativa, di norme ulteriori, a suo tempo genericamente preannunciate da esponenti della maggioranza. Insomma, il caso delle Popolari può diventare emblematico del modo in cui non si debba procedere quando si vuole promuovere una riforma.

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