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Crédit Agricole

Che cosa succederà a Banco Bpm, Sondrio e Creval?

Il risiko bancario in cantiere per Banco Bpm: dopo le indiscrezioni sulle mire francesi di Crédit Agricole, avanza uno scenario giornalistico con Banca Popolare di Sondrio e Credito Valtellinese. L'articolo di Emanuela Rossi

Dopo l’operazione che ha portato Intesa Sanpaolo a conquistare Ubi Banca si continua a parlare di risiko e di altre possibili aggregazioni tra gli istituti di credito medio-piccoli del Paese. Di sicuro si continua a scriverne: l’ultima suggestione – dopo quella che accredita un interesse del gruppo francese Crédit Agricole per Banco Bpm –  riguarda il possibile matrimonio fra una popolare e una ex popolare, Banca Popolare di Sondrio e Credito Valtellinese.

I NUMERI DI POPOLARE SONDRIO

Fondata quasi 150 anni, la Popolare di Sondrio ha contribuito allo sviluppo economico della Valtellina ed oggi è quotata a Piazza Affari. Guidata dall’amministratore delegato Mario Alberto Pedranzini, può contare su oltre 2.500 dipendenti e quasi 500 filiali. Gli ultimi dati a disposizione, relativi al primo semestre 2020, parlano di un utile netto di 14,41 milioni di euro, in calo del 69,3% rispetto ai 47,01 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. In flessione pure il risultato netto della gestione finanziaria e assicurativa che si è ridotto da 321,98 milioni a 272,47 milioni di euro. Segno meno anche per il margine di intermediazione, passato da 429,1 milioni a 373,05 milioni di euro (-13,1%).

Per quanto riguarda i finanziamenti netti verso la clientela al 30 giugno scorso ammontano a 28,73 miliardi di euro, in aumento del 4,9% rispetto ai 27,39 miliardi di inizio anno, mentre i crediti deteriorati netti sono pari a 1,27 miliardi di euro (-19% rispetto agli 1,57 miliardi di inizio 2020) e costituiscono il 4,44% del totale dei crediti, con una copertura del 54,29%.

LA RECENTE MOSSA DEL CONSIGLIO DI STATO

In questi giorni di Popolare di Sondrio si è parlato anche perché il Consiglio di Stato ha revocato la sospensiva sulla trasformazione della ragione sociale in società per azioni per quanto riguarda le banche popolari con attivi maggiori agli 8 miliardi di euro. Dunque anche per l’istituto di credito valtellinese è arrivato il momento – dopo ben cinque anni dalla riforma delle banche popolari e delle bcc voluta dal governo Renzi – di trasformarsi in SpA. Popolare Sondrio – che sarà l’ultima tra quelle di una certa rilevanza a farlo in ordine di tempo – dovrà “mettersi in regola” entro il 2021 come riportato nel Decreto Semplificazioni.

La decisione del Consiglio di Stato è arrivata, riporta Il Sole 24 Ore, perché non esisterebbero più le condizioni che avevano condotto alla sospensione della legge, a seguito delle decisioni della Corte Costituzionale, una del 2016 e una del 2018, e di quella della Corte di Giustizia Ue dello scorso luglio. Inoltre la riforma delle banche popolari non sarebbe in conflitto con la normativa europea.

COS’HA SCRITTO DE BIASI

Sul Corriere Economia dello scorso lunedì Edoardo De Biasi ha riferito che c’è chi “sponsorizza un’aggregazione tra Banco Bpm e Popolare di Sondrio, specialmente dopo la revoca del Consiglio di Stato della sospensiva sul cambiamento della ragione sociale in società per azioni delle banche popolari”. Ma sul tavolo delle ex popolari di media dimensione qualcuno fa il nome pure del “cugino”, il Credito Valtellinese. In entrambi i casi, rileva, “sarebbe l’inizio per creare un polo italiano fondato sul mondo delle popolari”. Nella stessa direzione, in seguito, si potrebbe muovere anche Bper, “ormai destinata a diventare sistema aggregante”.

I NUMERI DI CREVAL

Oltre 110 anni di storia per il Credito Valtellinese, fondato a Sondrio e trasformatosi in spa già dal 2016. Attualmente il Creval è guidato dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio. Venendo agli ultimi numeri, nei primi sei mesi dell’anno la banca ha ottenuto un utile netto pari a 41 milioni di euro +74% rispetto ai 23,5 milioni di euro di un anno prima. L’istituto ha ben lavorato sul fronte della cessione dei crediti deteriorati grazie alla vendita da inizio 2020 di diversi portafogli per un valore lordo contabile di oltre 800 milioni di euro che ha contribuito a un calo dei crediti deteriorati lordi del 46,3% su base annua (-66,3% nello stock di sofferenze).

Per quanto riguarda la patrimonializzazione, il CET1 ratio al 30 giugno scorso è pari al 16,7%, in aumento di 270 punti base dal 14% del 30 giugno 2019, mentre il patrimonio netto si attesta a 1.700 milioni di euro, +44 milioni rispetto al 31 dicembre 2019. Sul fronte della raccolta, in calo quella diretta (17,7 miliardi di euro rispetto a 19,2 miliardi di euro dello stesso periodo dello scorso anno). In particolare cresce la raccolta della clientela retail (+6,3% su base annua), che è pari a 11,2 miliardi di euro, e diminuisce quella della clientela corporate, a 4,5 miliardi di euro.

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