Via libera dell’Antitrust all’ingresso di Fsi in Bancomat con il 44% del capitale. L’ultimo scoglio da superare, ora, sarà quello dell’assemblea di Bancomat che però, secondo indiscrezioni del Corriere della Sera, dovrebbe arrivare e presto, presumibilmente intorno a fine febbraio. Il fondo guidato da Maurizio Tamagnini (nella foto) potrebbe arrivare a detenere fino al 50% dell’azionariato.
L’OPERAZIONE
L’acquisizione comporterà, per Fsi, un esborso di 100 milioni. Come si diceva, l’esito positivo da parte dei 114 soci dell’ex consorzio appare scontato perché già ad agosto 2023 il fondo ha firmato un contratto vincolante con Intesa Sanpaolo, Iccrea, Bpm e Bper, ovvero gli azionisti che detengono oltre il 55%. Ricordiamo che l’operazione per l’ingresso di Fsi ha avuto una gestazione piuttosto lunga, visto che è partita a fine 2021 con i primi colloqui, sfociati poi in un memorandum of understanding a luglio 2022.
LA POSIZIONE DI UNICREDIT
C’è attesa invece per quello che deciderà di fare Unicredit (secondo socio dopo Intesa Sanpaolo con il 18,9%) visto che, nell’assemblea dello scorso aprile che ha approvato il bilancio 2022, si è astenuta per “i recenti sviluppi relativi ai cambi strategici societari non in linea con la visione dell’azionista stesso”, come ha detto, in rappresentanza della banca, Maria Paglia. E ancora: “Unicredit conviene con l’impegno di Bancomat volto a rinnovare e adeguare la propria strategia al contesto economico, competitivo e territoriale, pur ritenendo che l’attuale strategia non converga con la visione dell’azionista, in particolar modo sui seguenti aspetti: la rilevanza degli investimenti strategici richiesti alla compagine sociale per lo sviluppo dell’attività di processing; la conseguente sostenuta crescita dello sviluppo dell’attività su suolo nazionale; lo sviluppo della rete a livello internazionale. Unicredit da sempre sostiene e incentiva la crescita di aziende italiane di eccellenza e sottolinea al riguardo che tale crescita possa realizzarsi con adeguate ed importanti competenze sotto il profilo dell’innovazione”.
BANCOMAT, BOARD E BILANCIO
Il 2 maggio scorso Bancomat ha rinnovato il consiglio d’amministrazione e riconfermato Andrea Zollo amministratore delegato e Franco Dalla Sega presidente. Ancora vicepresidente è Giovanni Sabatini (direttore generale dell’Abi) mentre il cda si completa con i consiglieri Stefano Barrese, Stefano Favale, Flavio Gianetti, Giacomo Marino, Roberto Amisano, Mauro Pastore, Luca Vanetti, Pasquale Marchese, Giuliano Cassinadri, Gian luca Santi, Raffaella Mastrofilippo.
L’ingresso in Bancomat potrebbe risultare un ottimo investimento per Fsi visto che l’ultimo bilancio disponibile dell’ex consorzio, relativo al 2022, evidenziava un utile di oltre 8,4 milioni a fronte della perdita un anno prima di più di 2,8 milioni che prima delle imposte sul reddito, interessi, dividendi e plus/minusvalenze da cessione superava i 3,6 milioni. Nell’esercizio 2022, invece, l’utile prima delle imposte superava i 12 milioni. Bene pure i ricavi (oltre 48 milioni, quasi il doppio dagli oltre 25,8 milioni di un anno prima); ancora in crescita le operazioni PagoBancomat, il servizio digitale Bancomat Pay e le operazioni di pagamento effettuate sul canale e-commerce, stabili invece i prelievi da Atm.
Dallo stesso bilancio emergeva pure, oltre al memorandum con Fsi, l’accordo di sviluppo per la realizzazione tecnologica della piattaforma di Schema HUB e l’accordo di servizio per la gestione dell’esercizio della piattaforma HUB inclusi i processi per le dispute, antifrode, monitoraggio tecnico e funzionale della piattaforma stessa, entrambi con Nexi, e anche l’intesa con Apple per la tokenizzazione della carta PagoBancomat nel wallet Apple Pay. Nulla da fare invece per il progetto con PostePay e per quello del nuovo modello di business sul fronte delle commissioni interbancarie per i prelievi da Atm, bocciato dall’Antitrust.
L’ATTIVISMO DI FSI
Va detto che negli ultimi tempi Fsi sta inanellando una serie di operazioni nel nostro Paese che lo pongono al centro di manovre nel settore dei sistemi di pagamento, del fintech e delle informazioni societarie e finanziarie. Peraltro nel 2022, ha fatto ingresso nel capitale del fondo anche l’intraprendente Andrea Pignataro. Secondo quanto emerge dall’ultimo bilancio depositato, e relativo al 2022, il 90,1% di Fsi è infatti nelle mani di Magenta 71 srl, società con sede in Irlanda controllata dai manager della società, e il 9,9% in quelle di Ion Capital Partners, il gruppo di Pignataro con holding tra Inghilterra, Irlanda e Lussemburgo. Il 2022 è stato un anno particolarmente intenso per la compagine azionaria di Fsi: il 20 luglio 2022, mediante riacquisto di azioni proprie, Magenta 71 ha acquisito il 39% da Cdp Equity e il 9,9% detenuto da Poste Vita. Il 10 novembre dello stesso anno l’assemblea di Fsi ha annullato e cancellato tutte le azioni proprie senza riduzione del capitale.