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Che diamine sta accadendo in Banco Bpm

 Ancora tensioni sindacali in Banco Bpm. Ecco perché. Tutti i dettagli

Ancora fibrillazioni sindacali a Piazza Meda. Di settimana in settimana si arricchisce di nuovi elementi la contrapposizione tra i confederali, che a giugno si sono alzati dal tavolo sul Piano Industriale 2023-2026 per le 800 assunzioni a fronte delle 1.600 uscite volontarie, e l’azienda.

CGIL, CISL E UIL CRITICI PER L’OPERAZIONE NUMIA

Come già detto, a destare le preoccupazioni dei tre confederali anche il trasferimento dei Pos da Nexi a Numia, polo dei pagamenti partecipato da Iccrea (28,6%) e dal fondo Fsi (43%). Nei giorni scorsi, riferiscono Fisac Cgil, First Cisl e Uilca Uil, l’amministratore di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, ha mandato una mail ai dipendenti del gruppo che ha destato qualche interesse. “Balza all’occhio – si legge nella nota congiunta -, il mix tra illustrazione dei presupposti del progetto in cui il soggetto è Banco BPM, ‘…Banco BPM ha sposato un progetto di grande rilievo ecc…’, passando poi all’uso del plurale nel riferirsi alle conseguenze attese di questo piano: ‘…ampliare le nostre fonti di ricavo e commissionali…’, ‘…abbiamo deciso di offrire ai nostri clienti soluzioni di pagamento…’ quasi a voler abbozzare, a valle delle scelte strategiche, una condivisione delle decisioni commerciali e operative necessarie al successo del progetto che non è mai esistita”.

Secondo i confederali, insomma, “ci si affida ad un richiamo al ‘serrate i ranghi’ che fa leva sul senso del dovere di colleghe e colleghi chiamati a sopperire alle falle, testimoniate dai messaggi sui ritardati accrediti delle transazioni, blandendoli con gratuiti riconoscimenti di professionalità, competenze, dedizione e passione, tutte cose vere, che però non possono sempre sopperire allo costante stato di precarietà operativa che devono affrontare quotidianamente. Precarietà operativa che mina la qualità del lavoro e di cui è responsabile l’azienda”.

Per questo le tre sigle sindacali ritengono che “la professionalità di colleghe e colleghi deve avere un riconoscimento non solo a parole ma nell’esito di una contrattazione che abbia come priorità il tema degli organici con i relativi carichi di lavoro, dei processi organizzativi, del riconoscimento di un premio aziendale adeguato ai risultati, del rinnovo del Contatto Integrativo Aziendale così come la sottoscrizione di un protocollo per contrasto di molestie, violenze ed ogni forma di discriminazione, i trattamenti indennitari ex SGS, gli inquadramenti per le sedi, lo Smart working per la rete, il confronto sui trattamenti dei colleghi del CSD e il superamento della logica delle pressioni commerciali a cascata”.

LA PROSSIMA PARTITA SUI PERMESSI SINDACALI

Altro motivo di incontro (e scontro?) potrebbe poi essere quello sui permessi sindacali nel settore bancario. Secondo il quotidiano economico Milano Finanza, citato dal profilo X Banco Pazz che è considerato vicino agli autonomi, l’Abi ha comunicato alle segreterie nazionali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, il preavviso di disdetta del vecchio accordo, sottoscritto a febbraio 2019. “La partita si preannuncia articolata e dall’esito incerto – si legge in un tweet di Banco Pazz -, con l’Associazione bancaria che ha messo subito in chiaro le regole d’ingaggio: stavolta non dovrà essere discusso un rinnovo ordinario, ma si tratta di ‘ricercare una nuova e incisiva e intesa’. Come dire che il precedente testo può essere cestinato, perché si riparte da zero, con tutto quello che ne consegue rispetto all’impatto sul fronte sindacale e agli equilibri anche nel resto del settore”.

Al tavolo a Palazzo Altieri, prosegue il profilo, “il rappresentante di Banco Bpm vorrà far sentire la sua voce più di altri. Non a caso, l’istituto di Piazza Meda, il 25 settembre, ha spedito ai rappresentanti sindacali aziendali la disdetta del protocollo sulle relazioni industriali del gruppo. Il documento originario era stato sottoscritto a dicembre 2016 e prorogato, lo scorso 29 febbraio, fino alla fine di quest’anno. Vuol dire che non sarà più in vigore da gennaio 2025”.

Una presa di posizione, quella di Piazza Meda, che seguirebbe proprio la vertenza sulle assunzioni “che i sindacati confederali avevano avviato a giugno, portata avanti per mesi, senza ottenere nulla, per poi sottoscrivere una conciliazione davanti al tribunale di Milano, che ha rimesso le lancette dell’orologio indietro nel tempo”. E se “sarebbe un errore assimilare la disdetta dell’accordo interno al pari di una vendetta, tuttavia le conseguenze sono evidenti: con l’azzeramento dei patti sui permessi sindacali, molti sindacalisti dovranno tornare a lavorare. E chissà per quanto, perché il rinnovo degli accordi sulle ‘libertà sindacali’, sia in Abi sia in Banco Bpm, non è affatto scontato”.

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