Non accenna a placarsi la tensione sindacale in Banco Bpm, istituto guidato da Giuseppe Castagna (nella foto). Da una parte ci sono First Cisl, Fisac Cgli e Uilca Uil – contrarie alle 800 assunzioni proposte dall’istituto di credito nel Piano industriale 2023-2026 a fronte delle 1.600 uscite volontarie -, dall’altra Fabi e Unisin che sono invece favorevoli. I confederali, che a fine giugno hanno abbandonato il tavolo di trattativa, continuano a non essere soddisfatti da quanto emerge dagli incontri con l’azienda e nel frattempo sollevano anche preoccupazioni sul trasferimento dei Pos di Banco Bpm da Nexi a Numia.
L’ULTIMO INCONTRO FRA CONFEDERALI E BANCO BPM
Un altro incontro fra confederali e azienda si è svolto giovedì 12 settembre. First, Fisac e Uilca hanno rimarcato di voler “negoziare e firmare accordi collettivi di grande soddisfazione sui tantissimi temi negoziali che dovremo sviluppare”. Le tre sigle hanno ribadito l’importanza della “dignità del ruolo sindacale” e del “rispetto delle regole del CCNL” ma hanno pure sottolineato come sia “improcrastinabile per noi negoziare al tavolo delle trattative soluzioni contrattuali a favore delle lavoratrici e dei lavoratori, richiamando l’Azienda a riconoscere in termini economici e professionali quanto chiediamo da lungo tempo”. “Agiamo come sempre con responsabilità, forza e pazienza – si legge ancora nella nota congiunta -, al fine di raggiungere i nostri obiettivi e accordi positivi, ad esempio per la defiscalizzazione del premio aziendale, gli inquadramenti di sede, lo smartworking per la rete”.
I sindacati confederali hanno pure ricordato che “il numero di assunzioni prospettato dall’azienda è eccessivamente basso e inadeguato a fronteggiare i carichi di lavoro attuali e le ulteriori, strutturali emergenze lavorative, che sarebbero determinate dalle 1.600 uscite di personale indicate dall’azienda, delle quali la stragrande maggioranza peserà su una rete che fa già così fatica ad andare avanti, in quanto soggetta a carichi di lavoro eccessivi, odiose pressioni commerciali, con l’azienda che cerca di coprire i ‘buchi’ di personale con una coperta troppo corta”.
Secondo First, Fisac e Uilca “la prospettata riduzione dell’occupazione è eccessiva e non viene motivata da nessun progetto di riorganizzazione, ma rappresenta un mero taglio di costi del personale, non compensato da un adeguato numero di promesse assunzioni, a dimostrazione che la banca vuole tenere alti gli utili e i dividendi per gli azionisti, scaricando sui lavoratori pressioni commerciali, carichi di lavoro e tensioni.
IL TRASFERIMENTO DEI POS A NUMIA…
A destare le preoccupazioni dei tre confederali anche il trasferimento dei Pos da Nexi a Numia, il secondo polo dei pagamenti in Italia per volumi e numero di carte e Pos (almeno a detta del direttore generale, Mauro Pastore). Partecipato da Iccrea (28,6%) e dal fondo Fsi (43%), l’amministratore delegato dell’ex Bcc Pay, Fabio Pugini, ha annunciato pochi giorni fa che Numia chiuderà il 2024 “con 65 miliardi di transato per un miliardo di transazioni” e con l’arrivo dei nuovi a soci, fra cui proprio Banco Bpm con il 28,6%, punta a “raddoppiare il numero di transazioni annue a 2 miliardi, corrispondenti a circa 130 miliardi di transato”. A margine della presentazione della nuova partnership con Vero Volley, come riportato dall’Ansa, l’ad ha anche anticipato che l’obiettivo del gruppo è quello di raddoppiare il numero di carte, da 4,5 milioni a 9 milioni nei prossimi 2-3 anni.
…E LE PREOCCUPAZIONI DI FIRST, FISAC E UILCA
Sul punto, come si diceva, si registrano i dubbi dei sindacati confederali. Non spetta alle organizzazioni sindacali decidere le politiche strategico-commerciali aziendali, legittimamente messe in campo dalla dirigenza per perseguire la missione imprenditoriale – si legge in una nota congiunta -. È sicuramente di competenza sindacale, invece, l’impatto che queste strategie e queste scelte scaricano sul personale. Quanto sta accadendo in questi giorni riguardo all’operazione che vede il trasferimento dei Pos prima appoggiati su Nexi e che ora, in seguito alla cessione prevista, dovranno essere presi in carico da Numia, è diventata una manovra volta a mascherare le inefficienze e le lacune organizzative aziendali”.
Secondo First, Fisac e Uilca tali inefficienze riguardano “tempi e modalità operative di attuazione dell’operazione” che “si sono tradotte in aumento di carico di lavoro, stress e pressioni commerciali sia per i lavoratori direttamente coinvolti sia per il resto della struttura commerciale che ne sta subendo indirettamente le tensioni, scaricandosi su una rete che sconta un sottodimensionamento insostenibile con fortissimo rischio di contestazioni da parte della clientela visto che sono sconsideratamente state stabilite rigide fasce orarie per Direzione Territoriale in cui è consentita l’immissione dei dati in procedura, rendendola di fatto differita rispetto alla presenza effettiva del cliente”.