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Prestiti

Banche, i crediti deteriorati e gli affarismi

Le banche e i crediti deteriorati a prezzi di saldo. L’intervento di Giuseppe Spadafora, Vicepresidente Unimpresa.

Oggi Tania, amica Avvocato che ne capisce tantissimo di banche, mi ha suggerito una suggestione. Oltre 2.200.000 tra soggetti, famiglie, imprese sono gravate da una zavorra finanziaria e bancaria a seguito della crisi economica del periodo 2007 – 2015, i crediti deteriorati presenti nei portafogli delle banche sono cresciuti a dismisura raggiungendo i 360 miliardi di Euro.

Se a questa montagna di soldi aggiungiamo i problemi causati dal Covid si capisce come oltre un milione di poveri assoluti si andrà ad aggiungere a quelli già esistenti prima di marzo 2020. Sappiamo bene, perché lo abbiamo imparato sulle nostre spalle che la finanza non ha cuore ed esercita la propria forza attraverso la gestione del denaro. Infatti succede che le banche sono costrette a cedere i crediti deteriorati a prezzi estremamente bassi, pur di rientrare nei limiti determinati dalla Banca Centrale Europea. E si, la Banca Centrale Europea, quella stessa Istituzione che non più tardi di qualche mese fa, per voce della sua regina Cristina Lagarde ha esternato un paio di pensieri che hanno fatto perdere alla borsa italiana una vagonata di soldi. Ebbene, dal 2015 le banche italiane sono state costrette a cedere i loro crediti deteriorati a prezzi da bancarella di mercato rionale (tra il 10% ed il 30% del loro valore). A qualcuno potrebbe nascere un legittimo pensiero! Ma i debitori hanno di conseguenza beneficiato di questo sconto? Ma manco per niente, anzi, si sono ritrovati costretti a lasciare la loro abitazione, spesso a cedere o a cessare la propria attività gravata da debiti non risanabili, mentre le società finanziarie lucrano con margini di guadagno disumani.

La gente soffre e si tira dai balconi e che ci guadagna sono proprio i fondi cessionari che hanno comprato a 10 o 30 (nel peggiore dei casi) quello che vale almeno 100 e, anche se c’è una percentuale di crediti non esigibili, i loro ricavi sono ugualmente da vergogna.

Per i debitori (circa 10 milioni di soggetti tra obbligati, coobbligati, garanti e dipendenti delle imprese in crisi) è cambiato poco: avevano oltre 360 miliardi di debiti verso le banche, ora quegli stessi debiti li hanno verso i fondi di investimento cessionari.

Se l’Italia deve ripartire tutto ciò deve essere tenuto presente dal Governo e la ricetta è facile. Le cessioni del debito le Banche le devono fare dai notai e gli atti devono essere pubblici ed inviati ai debitori. Se tu finanziaria acquisti a 15 quello che vale 100 e per cui io devo pagare, è corretto, umano e socialmente utile che io venga messo nelle condizioni di pagare per quello che posso. Le crisi non dipendono mai dai semplici cittadini, tantomeno le pandemie e i costi non possono essere spalmati sulla popolazione a beneficio di pochi.

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