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Bancari nei cda, lo sgambetto di Montecitorio alla Cisl

Ecco come il Parlamento deluderà la First, il sindacato dei bancari della Cisl. Con il beneplacito implicito delle banche... 

Alleggerire la portata applicativa della proposta di legge di iniziativa popolare della Cisl sulla “partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa” escludendo alcuni settori. 

Sarebbe questo l’indirizzo che le commissioni Lavoro e Finanze della Camera adotteranno nell’esame del testo. Non solo, come accennato, si vorrebbe escludere dall’applicazione della disciplina le società partecipate, ma l’intenzione sarebbe anche sopprimere interamente alcuni articoli accogliendo alcuni emendamenti parlamentari che vanno in questa direzione.

Si tratta, in particolare, dell’articolo 15 che disciplina la consultazione preventiva e obbligatoria negli istituti di credito, nelle banche e nelle imprese erogatrici di servizi pubblici essenziali. Ma ad essere stralciati dal testo, attraverso emendamenti soppressivi, dovrebbero essere anche gli articoli 8 e 9 che riconoscono ai lavoratori dipendenti e ai piccoli azionisti la possibilità di stipulare un accordo di affidamento fiduciario per la gestione collettiva dei diritti derivanti dalla partecipazione finanziaria.

Quanto all’esclusione delle banche dalla norma che stabilisce la presenza obbligatoria dei dipendenti nei consigli di amministrazione, vale la pena ricordare che si tratta di uno dei cavalli di battaglia del braccio bancario della Cisl ovvero la sigla First guidata dal segretario generale Riccardo Colombani (nella foto). Il quale, da anni, si batte, senza aver ottenuto nulla, per portare i bancari nelle stanze dei bottoni. Colombani ha provato a inserire questa ipotesi anche nell’ultimo contratto dei bancari, quello che ha assicurato alla categoria la bellezza di 435 euro medi mensili di aumento economico, ma è andato a sbattere contro il muro dell’Abi e dei rappresentanti dei gruppi. Della furbizia dei banchieri, soprattutto. I quali hanno sottoscritto una sorta di manifesto, inserito nel testo del ccnl sottoscritto a novembre 2023, nei quali si fa riferimento semplicemente alla importanza della «partecipazione».

Nel testo del nuovo contratto nazionale dei bancari, infatti, si legge che  «le parti riconoscono che la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alla vita delle imprese/gruppi nelle sue diverse forme contribuisce alla produttività del lavoro, al miglioramento dell’ambiente lavorativo, allo sviluppo anche sociale delle persone e all’assunzione delle rispettive responsabilità, quali fattori strategici di crescita per le imprese/gruppi e per la valorizzazione delle persone che vi lavorano. In tale prospettiva, nelle imprese/gruppi si potrà congiuntamente valutare di adottare – anche in via sperimentale – forme di partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori per contribuire alla gestione del cambiamento e/o per promuovere il benessere sui luoghi di lavoro e un ambiente di lavoro inclusivo, anche funzionali per aumentare la competitività delle imprese e la produttività del lavoro e/o per condividere i risultati d’impresa. Ogni eventuale iniziativa verrà adottata con modalità coerenti con i relativi contenuti ed i contesti di riferimento».

E i consigli di amministrazione? Ovviamente non c’è n’è traccia nel contratto nazionale Abi. Le banche, del resto, avrebbero mai potuto cedere a una richiesta simile?

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