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Banca Popolare Di Bari

Banca Popolare Bari, tutti i piani segreti di Giannelli e De Bustis

Che cosa stanno architettando i vertici della Popolare di Bari per evitare il baratro

 

Procede a passi forzati la riorganizzazione della Banca Popolare di Bari e, secondo indiscrezioni di stampa, entro settembre l’amministratore delegato, Vincenzo De Bustis, potrebbe definire la tabella di marcia che punta su due elementi di partenza: lo smaltimento dei crediti deteriorati e la scissione del gruppo in cooperativa e società per azioni.

Una riorganizzazione sempre più necessaria visto che l’assemblea dello scorso luglio ha dovuto fare i conti con una perdita di 420,2 milioni di euro sul bilancio 2018 e un patrimonio netto in calo di oltre il 50% rispetto all’anno precedente.

LO SMALTIMENTO DEI CREDITI DETERIORATI

Su questo fronte Milano Finanza riferisce che ai vertici dell’istituto circolano già alcune simulazioni sugli Npl che Popolare Bari sarebbe intenzionata a cedere. “Le stime più aggressive parlano di una manovra da circa 1 miliardo di euro per valore nominale – scrive il quotidiano del gruppo Class – anche se l’asticella deve ancora essere fissata. Nel farlo gli amministratori terranno conto soprattutto del passo successivo, cioè dell’aumento di capitale che la banca dovrà lanciare per coprire la perdita e ristabilire i coefficienti patrimoniali”.

LA SCISSIONE

Popolare di Bari dovrà poi procedere all’operazione di scissione tra cooperativa e società per azioni e ciò avverrà, riferisce ancora Milano Finanza, “consentendo, in una fase preliminare, alla prima di controllare la seconda. Un controllo che però verrà meno con l’aumento di capitale e l’ingresso dei nuovi investitori o di un eventuale partner industriale (sulla cui identità però non c’è ancora nulla di definito)”. Un altro elemento di criticità “consisterà nella definizione della mission industriale delle due società sul quale per il momento non ci sarebbero ancora discussioni formali”.

LA FUSIONE

Sul partner industriale qualche elemento è arrivato ad agosto scorso proprio da Start Magazine. Per mettere al sicuro il bilancio il presidente Gianvito Giannelli – nipote di quello che per anni è stato il patron del gruppo, Marco Jacobini – avrebbe in mente un progetto che prevede l’aggregazione con una banca minore per ricavarne il beneficio fiscale previsto dal dl Crescita. In particolare, sarebbe allo studio una possibile fusione con una piccolissima popolare del Sud con un numero molto limitato di sportelli. Del resto, grande o piccola che sia, tanto basta per potersi giovare della norma sulle Dta, che consente il recupero delle imposte differite su perdite. Una mossa che però va fatta in temi brevi e su cui il gruppo deve muoversi entro il 2019 per poterne beneficiare.

IL BENEFICIO FISCALE DELLE DTA

Il beneficio fiscale delle Dta è arrivato grazie a un emendamento al dl Crescita, proposto in commissioni Bilancio e Finanze dai relatori Raphael Raduzzi (M5S) e Giulio Centemero (Lega) con la “benedizione” del ministero dell’Economia e della Banca d’Italia, poi divenuto parte integrante del provvedimento. Si tratta di un incentivo fiscale che permette di trasformare le attività fiscali differite in credito di imposta fino a 500 milioni per imprese e istituti di credito, con sede legale al Sud, che decidano di aggregarsi tramite fusione, scissione o conferimento di azienda o di rami di azienda.

Peraltro, secondo quanto riportato da Start Magazine, in cambio della norma ci sarebbe stata un’intesa tra Palazzo Chigi, ministero dell’Economia e vertici della Popolare di Bari per chiudere la partita con l’Ue riguardo alla vicenda Tercas.

In sostanza, il beneficio fiscale delle Dta è una versione rinnovata del credito d’imposta per le banche con sede legale in Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna grazie al recupero delle imposte differite su perdite (Dta). L’idea che starebbe dietro la norma punta a creare al Sud un polo bancario partendo dai due istituti maggiori e cioè Popolare di Bari e Popolare Puglia e Basilicata. Anche se tra le banche aggreganti potenziali ci sarebbe anche la Popolare di Ragusa.

Lo sconto fiscale in caso di aggregazione è fino a 500 milioni per ogni soggetto partecipante. La trasformazione delle attività per imposte anticipate in crediti d’imposta è condizionata all’assunzione – da parte della società che ne risulta – dell’impegno a versare un canone annuo a favore dell’Erario con applicazione di un’aliquota annua dell’1,5% alla differenza tra l’ammontare delle attività per imposte anticipate e le imposte versate. Il pagamento del canone avverrà in quattro esercizi a partire dalla data di approvazione del primo bilancio della società risultante dall’aggregazione.

Per evitare l’elusione del limite dei 500 milioni di Dta, l’incentivo non è concesso se ad una aggregazione partecipino soggetti che abbiano già preso parte a un’altra operazione del genere per cui è già stata prevista la trasformazione delle Dta in crediti d’imposta.

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