Skip to content

Generali Caltagirone

Generali, chi sono i tifosi della lista Caltagirone

Tutti gli uomini di Caltagirone nella guerra su Assicurazioni Generali contro Mediobanca e Donnet. Fatti, nomi e curiosità. L'articolo di Francis Walsingham

 

Sono mesi che la battaglia di Trieste, quella che agita la “Galassia del Nord” e che vede contrapposto il cda di Generali, sostenuto da Mediobanca, allo sfidante Francesco Gaetano Caltagirone, sostenuto da Leonardo Del Vecchio, riempie le pagine dei giornali.

Uno scontro che lo sfidante costruttore romano ha portato dentro tutti i palazzi della capitale chiamando in causa prima la Consob, poi ispirando la presentazione del ddl D’Alfonso che mirava a ostacolare la presentazione di liste da parte dei cda uscenti e infine schierando la Commissione banche con la sua combattiva presidente Carla Ruocco (M5s) nel ruolo dell’inquisitore nei confronti di Philippe Donnet, convocato a riferire sul licenziamento di Luciano Cirinà (udienza poi posticipata a dopo l’assemblea del 29 a causa delle polemiche suscitate, rese pubbliche dalle dimissioni dalla commissione di Luigi Marattin, di Italia Viva).

Insomma, il costruttore di origini siciliane ha tentato di abbassare il baricentro della contesa da Trieste a Roma anche perché a Londra gli investitori si sono mostrati molto freddi (come dimostrano i report dei proxy advisor che all’unanimità hanno bocciato il piano Caltagirone) e, come dichiarato dal suo candidato presidente Claudio Costamagna a Reuters, hanno addirittura frainteso le loro intenzioni su M&A. E’ normale che ci si capisca meglio a Roma, dove Caltagirone dispone da anni di una fitta rete di relazioni curata anche – ma forse meno rispetto al passato – da Fabio Corsico.

Per capire qualcosa di più di questa rete è utile però volgere lo sguardo verso l’Abruzzo, patria di origine e regno di un altro imprenditore attivo nelle costruzioni e nell’editoria: Carlo Toto (ora alle prese con una grana governativa connessa alla sua concessionaria autostradale). Una passione che li ha spinti a lavorare insieme in più di un’occasione, come ad esempio quando nel 2007 si aggiudicarono i lavori di restyling di uno dei tratti autostradali più controversi d’Italia: quello della variante di valico appenninica tra Barberino del Mugello e Sasso-Marconi sulla Bologna-Firenze.

Ma la passione per il cemento e i giornali non è l’unica cosa che unisce Caltagirone a Toto. Il deputato Pd Luciano D’Alfonso, autore del ddl presentato in senato nel novembre scorso e mirato a ostacolare la presentazione di liste per il rinnovo del cda da parte dei cda in scadenza, è infatti un pezzo grosso del Pd abruzzese ma soprattutto ha legami molto stretti con Carlo Toto.

Legami che in passato gli sono costati anche qualche grattacapo giudiziario come quando nel 2008 la procura di Pescara dispone gli arresti domiciliari per l’allora sindaco D’Alfonso (professione: funzionario Anas) mettendo nel mirino una serie di favori (cene, viaggi, voli aerei) che Carlo Toto avrebbe pagato a D’Alfonso in cambio dell’aggiudicazione di appalti e di favori. Accuse da cui è doveroso ricordare che D’Alfonso è stato assolto. Ma i profondi legami con Toto restano. Sbarcato al Senato, D’Alfonso a Roma ha stretto rapporti assidui con Carla Ruocco, battagliera esponente del M5S e presidente della commissione banche. E’ un fatto che i due condividano la determinazione del portare avanti, ognuno nelle proprie sedi, le rivendicazioni del ribelle Caltagirone in quella che lui stesso, con un tempismo non molto felice, ha definito una guerra di indipendenza nel corso di una fluviale intervista al Sole 24 Ore.

La Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario presieduta dalla Ruocco ha infatti convocato il ceo di Generali, Donnet, con tanto di richiesta di una relazione scritta da presentare prima dell’audizione inizialmente fissata per il 5 aprile, per spiegare le criticità di alcune dinamiche gestionali. Un vero e proprio ‘rendiconto’ sulla attività passata e sugli obiettivi futuri, che ha provocato le dimissioni polemiche del deputato di Italia viva Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze, per il quale la convocazione di Philippe Donnet “ha superato ogni limite” con un intervento di una commissione “che entra pesantemente in una partita di governance societaria dalla quale la politica dovrebbe a mio avviso stare fuori”. A seguito delle polemiche l’audizione verrà spostata a dopo l’assemblea, senza che ciò possa più influire sull’esito assembleare.

L’Abruzzo torna di attualità nella battaglia su Trieste anche in relazione a un altro personaggio legato a D’Alfonso e convintamente schierato con Caltagirone nella sua battaglia in Generali contro Mediobanca e Donnet. E’ il 1 aprile (ma non è uno scherzo) quando Elio Lannutti, deputato nato a Chieti eletto nel Lazio nelle liste del M5s ora nel gruppo Misto-Italia dei Valori, presenta un’interrogazione parlamentare abbondantemente ripresa dai giornali di Caltagirone in cui tuona: “Su Generali la Consob non si è mossa, mentre aveva e ha ancora il dovere di verificare più a fondo alcune anomalie che ho riscontrato nella mia interrogazione”. Un’interrogazione in cui il deputato scomoderà citazioni di Ernesto Rossi e molta retorica per puntare il dito contro le malefatte di Mediobanca, autentica ossessione di Caltagirone.

Basta così? Non proprio. Perché la famiglia D’Alfonso la politica e le istituzioni le ha iscritte nel Dna. D’Alfonso è molto amico del fratello del direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera (abruzzese pure lui) e il Mef in questa partita è stato tirato in ballo più di una volta. In particolare ha fatto scalpore il silenzio con cui il Mef, che ha la responsabilità della vigilanza sulle fondazioni bancarie, sta seguendo le acrobazie di Crt. Acrobazie che vedono schierata la fondazione torinese nell’inedita veste di fondo attivista al fianco del ribelle Caltagirone nella sua guerra su Trieste. Uno schieramento che ha costretto il presidente Giovanni Quaglia a un gran numero di interviste sui giornali in questi giorni (ma senza svelare un carteggio che certifica la posizione anti Mediobanca e pro Caltagirone).

Torna su