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Tunisia

Arabia Saudita, Renzi e Di Maio. Vi presento i Tafazzi di Palazzo

Giuste le reprimende a Renzi per il "doppio lavoro" in Arabia Saudita. Ma tipicamente tafazziano esultare per aver "revocato le autorizzazioni per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti", come fa Di Maio. Il commento di Gianfranco Polillo

Fin dove può arrivare l’odio contro un avversario politico? Se poi quest’ultimo è visto come un vero e proprio nemico, allora non ci sono limiti. Nella faida, l’omicidio non si ferma alla singola persona, si estende alla sua cerchia familiare, fino a lambire amici e conoscenti. Nuovo capitolo della saga che oppone i 5 stelle, o meglio una parte di loro, a Matteo Renzi. Saga che ha avuto la capacità di rendere uno dei meno popolari leader italiani – parola di Massimo D’Alema – certamente non un mostro di simpatia, ma un politico diverso. Forse, al momento un incompreso, ma certamente uno che non si arrende al quieto vivere.

Al luogotenente di Di Maio, alla Farnesina, Manlio Di Stefano, non erano bastate le contumelie. In sintonia con il resto del Movimento. Renzi l’irresponsabile. Renzi il viscerale che, per problemi di ego, fa cadere il migliore dei governi possibili. Renzi: l’irresponsabilità fatta persona. Non bastava tutto questo. Aveva avuto l’ardire di recarsi in Arabia Saudita per parlare con bin Salman. Il principe innovatore di quel Paese che aveva cercato di scuotere, pur tra mille contraddizioni, una monarchia ancora avvolta nelle nebbie del Medio Evo, nonostante la disponibilità dei miliardi di dollari, ottenuti dalla vendita del petrolio. E, cosa ancora peggiore, Renzi aveva osato auspicare una sorta di Rinascimento che aprisse a quel Paese le porte alla modernità.

Colpa grave. Accresciuta dal fatto che, quell’incontro non faceva parte della normale attività politica, ma di una sorta d’impegno professionale, che era stato lautamente retribuito. Una sorta di doppio lavoro, quindi. Ovviamente censurabile. Lo è nel caso dei pubblici dipendenti, figuriamoci se a comportarsi in questo modo sia, addirittura, un senatore della Repubblica. La giusta reprimenda ci stava tutta. Una punizione esemplare. Contro Matteo Renzi? Macché: contro l’Italia tutta, imponendo, con decreto, l’annullamento dei contratti per la vendita delle armi, conclusi da tempo con quel Paese.

Sorprendente la motivazione indicata. Quelle armi venivano utilizzate dall’Arabia Saudita nella guerra contro lo Yemen. Una guerra, che risale al lontano 2004, e che vede impegnati, a sostegno della varie fazioni in lotta, tutti i protagonisti della martoriata vicenda mediterranea: dagli iraniani e gli Hezbollah, che appoggiano il governo sostanzialmente sciita al gruppo dei numerosi paesi arabi (tra cui l’Arabia Saudita) schierati a sostegno del Governo (sunnita) di Hadi. E l’aggiunta, tanto per non farsi mancare alcunché, di agguerrite brigate jihadiste, che scorrazzano nel Paese, supportate dallo Stato islamico, finché era rimasto in vita.

Grazie al faro acceso, seppure involontariamente, da Matteo Renzi, dopo anni ed anni di silenzio, finalmente l’Italia si è destata. Decidendo l’embargo. Plausi a sinistra. “Atto di portata storica”: celebra la Rete Italiana Pace e Disarmo. “Bloccata una vergogna lasciateci in eredità da Matteo Renzi ai tempi del suo mandato da premier”: cinguetta, non solo su Twitter, lo stesso Di Stefano. Che poi aggiunge, invitando tutti a riflettere “sul problema enorme ancora irrisolto del conflitto d’interessi dei nostri politici, proprio al ritorno del senatore di Rignano da una strapagata conferenza a Riad”.

Poteva mancare, allora, la dichiarazione di Laura Boldrini, l’ex presidente della Camera dei deputati, portata da Pierluigi Bersani? I bombardamenti della coalizione a guida saudita, ha scandito “possono costituire crimini di guerra”. Ed quindi ben venga l’embargo. Porrà fine alla guerra? Assolutamente no. Farà solo del male alla Leonardo – ex Finmeccanica – gruppo italiano leader nel settore degli armamenti. E si tradurrà in un regalo per quelle francesi, che aspettavano solo la decisione del Ministero degli Esteri per brindare a champagne. Così, dopo lo stop agli accordi tra Fincantieri e Stx France e la cacciata dell’Italia dalla Libia, per far posto al connubio franco-turco, una nuova bastonata. Questa volta, addirittura, imposta dalla Farnesina.

Deve essere sembrato troppo anche a Luigi Di Maio che, almeno in teoria, dovrebbe essere il capo politico della diplomazia italiana. Che è stato costretto a smentire il suo scudiero: “Non è esattamente come dice Di Stefano”. Ed in effetti quei contratti furono sottoscritti molto prima che Renzi divenisse Presidente del consiglio. Ma poi lo stesso Di Maio non fa nulla per annullare quella decisione. Anzi proclama al mondo: “Vi annuncio che il governo ha revocato le autorizzazioni per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti“. Ed aggiunge: ”un atto che ritenevamo doveroso, un chiaro messaggio di pace che arriva dal nostro Paese. Il rispetto dei diritti umani è un impegno per noi inderogabile”. Resta l’interrogativo di sempre. Ma l’Italia riuscirà mai a diventare un Paese normale?

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