Per Beyond Meat, azienda di Los Angeles fondata nel 2009 e fino a poco tempo fa astro del mercato azionario nella produzione di sostituti per la carne a base vegetale, gli affari continuano ad andare male. Start, infatti, ne aveva già parlato lo scorso giugno quando il margine di profitto lordo nel primo trimestre era stato solo dello 0,17% e le azioni della società erano scese del 65%.
Adesso, a distanza di cinque mesi, nonostante abbia cercato di rilanciare la domanda offrendo sconti a ristoranti e negozi di alimentari, Beyond Meat ha registrato una perdita superiore alle attese a causa del crollo della domanda e a ottobre ha annunciato che avrebbe tagliato il 19% della sua forza lavoro, ovvero circa 200 dipendenti.
RISULTATI TRIMESTRALI
Mercoledì scorso, comunicando i risultati finanziari del terzo trimestre conclusosi il 1° ottobre 2022, Beyond Meat ha riferito che il fatturato netto è stato di 82,5 milioni di dollari, con un calo del 22,5% rispetto all’anno precedente e una previsione di 98,1 milioni di dollari.
La perdita netta, fa sapere l’azienda, è stata di 101,7 milioni di dollari, pari a 1,60 dollari per azione contro l’1,14 dollari attesi. La perdita netta in percentuale dei ricavi netti è stata pari a -123,2%.
Per il 2022, la società prevede vendite per l’intero anno comprese tra i 400 e i 425 milioni di dollari, ribadendo le previsioni più basse già pubblicate in ottobre.
LE CAUSE DEI RISULTATI NEGATIVI
I margini dell’azienda, afferma Reuters, sono stati colpiti non solo dall’aumento dell’inflazione ma anche dalle persistenti sfide della catena di approvvigionamento del settore e dalla guerra tra Russia e Ucraina.
Beyond Meat, inoltre, ha visto ridurre i suoi margini anche a causa dei forti sconti che ha applicato ai suoi prodotti per affrontare la crescente concorrenza di aziende come Tyson Foods e Impossible Food.
BORSOMETRO
Le azioni Beyond Meat, scriveva il 9 novembre Cnbc, sono rimaste sostanzialmente ferme nelle contrattazioni after-hours e il titolo ha chiuso in calo del 9%, confermando il pessimismo di Wall Street sulle prospettive di crescita dell’azienda.
TAGLI AL PERSONALE…
Le avvisaglie delle difficoltà erano già arrivate a ottobre quando Beyond Meat aveva annunciato che avrebbe tagliato il 19% della sua forza lavoro, ovvero circa 200 dipendenti, per risparmiare circa 39 milioni di dollari. Solo due mesi prima, ricorda Cnbc, l’azienda aveva dichiarato che avrebbe licenziato il 4% dei suoi dipendenti.
“Questo è un periodo difficile dal punto di vista economico in tutto il Paese e in tutto il mondo, quindi abbiamo intenzione di ridimensionare la nostra organizzazione per superarlo”, aveva detto il suo Ceo, Ethan Brown.
Ma la riorganizzazione ha toccato anche i piani alti dell’azienda. Il direttore operativo Doug Ramsey, in un raptus non molto vegano, dopo aver morso il naso a un uomo in un parcheggio ed essere stato arrestato, ha lasciato il suo incarico; il Chief Financial Officer, Phil Hardin, ha ugualmente lasciato il suo posto per un altro lavoro e il ruolo di Chief Growth Officer è stato del tutto eliminato.
…E AI PROGETTI
Tra le altre comunicazioni condivise con gli analisti, Brown ha detto che l’azienda non lancerà un altro prodotto come Beyond Jerky, che faceva parte di una joint venture con PepsiCo. La carne secca senza carne, infatti, era costosa e inefficiente da produrre e lanciare, tanto che ci sono voluti due trimestri per raggiungere il pareggio.
Il Ceo ha poi aggiunto che l’azienda si sta anche concentrando su una serie più ristretta di opportunità di ristorazione e di generi alimentari per ridurre le spese operative.
COME STA IL SETTORE DELLA CARNE NON CARNE
Ma Beyond Meat non si sente il brutto anatroccolo nel panorama della carne non carne e contestualizza i risultati in un ambiente che definisce di “continua debolezza nella categoria della carne vegetale”.
McDonald’s, per esempio, ricorda Axios, ha accantonato il progetto di introdurre un hamburger McPlant a livello nazionale. La brasiliana JBS sta chiudendo Planterra Foods, la sua attività statunitense nel settore della carne vegetale, e la canadese Maple Leaf Foods ha ridotto la sua divisione di carne vegetale. La stessa Impossible Foods, pur dichiarando che le vendite sono in crescita, ha licenziato il 6% dei dipendenti.
Ma nonostante un calo del 10,5% annuo delle vendite di carni alternative refrigerate, i produttori guardano al lungo termine e puntano a raggiungere prezzi competitivi con la carne ‘vera’, vera pecca del settore.