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Intesa Sanpaolo Abi

Ecco cosa succede davvero fra Abi e Intesa Sanpaolo sul contratto dei bancari

Lo strappo di Intesa Sanpaolo nell’Abi. Il rinnovo del contratto dei bancari. E le stilettate di Sileoni (Fabi). L’articolo di Emanuela Rossi

 

Circa un terzo dei bancari non rientrerà più nel contratto nazionale di categoria, scaduto nel 2022 e prorogato al 30 aprile. È quanto ha deciso Intesa Sanpaolo per i suoi 80mila dipendenti revocando la licenza sindacale all’Abi.

D’ora in poi, dunque, a sedere al tavolo di contrattazione ci saranno tre parti sociali: il Comitato per gli affari sindacali e del lavoro dell’Abi (Casl), i sindacati e Intesa Sanpaolo, il gruppo capeggiato dall’amministratore Carlo Messina.

COS’HA DECISO INTESA SANPAOLO

Come informa la stessa Associazione Bancaria Italiana, tramite il direttore generale e segretario del Casl Giovanni Sabatini, Intesa Sanpaolo ha revocato lo scorso 27 febbraio il “mandato per la rappresentanza sindacale all’Abi per gestire in autonomia la propria partecipazione alla contrattazione”. Il gruppo comunque continuerà “a partecipare – su invito permanente concordato con Abi – alle future attività del Comitato Sindacale e del Lavoro volte a preparare e a negoziare il rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro del settore bancario”.

LE ULTIME NOVITÀ PER I SUOI DIPENDENTI

Del resto, negli ultimi tempi il gruppo guidato da Carlo Messina ha attuato parecchi cambiamenti per i suoi lavoratori che sono stati affrontati per alcuni mesi anche al tavolo sindacale ma senza arrivare a un punto di equilibrio (qui le posizioni dei sindacatiqui quella della banca e qui l’approfondimento di Startmag). E infatti le sigle del credito – Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – non hanno firmato l’accordo.

Tra le principali novità, come evidenziato dalla stessa Intesa Sanpaolo in una nota, “un’evoluzione dello smart working con la possibilità di lavoro flessibile fino a 120 giorni all’anno, con un’indennità di buono pasto di 3 euro al giorno, per tener conto anche delle spese sostenute lavorando da casa, senza limiti mensili e la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative a parità di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche-organizzative e produttive della banca”. Il gruppo bancario, che ha avviato un periodo di sperimentazione in circa 200 filiali, ha sottolineato che “il confronto con le Organizzazioni Sindacali, pur svolgendosi in maniera proficua e costruttiva, non ha trovato una condivisione sul complesso dei contenuti, ma Intesa Sanpaolo, confermando l‘attenzione alle persone del Gruppo, continuerà a proporre le migliori soluzioni a chi lavora nella prima banca italiana, introducendo le novità da gennaio 2023”.

LE STILETTATE DI SILEONI AL CAPO DEGLI AFFARI SINDACALI

Che i rapporti con il mondo sindacale non siano idilliaci lo testimonia pure quanto accaduto il 21 febbraio, durante la prima riunione Casl sul contratto, quando il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, è andato giù pesante nei confronti del capo degli affari sindacali di Intesa Sanpaolo, Alfio Filosomi, definito “un grillo parlante che in ogni ambito tenta di fare il presidente del Casl ombra”. Per Sileoni, che tiene a precisare la sua è una “critica sindacale”, Filosomi “ad ogni occasione fa il professorino, censura, fa il primo della classe”. Peraltro, prosegue il sindacalista, “dice che i dipendenti di Intesa Sanpaolo guadagnano più degli altri dipendenti” e quindi promette che le “prossime rivendicazioni” sindacali saranno per “portare le condizioni economiche degli altri bancari allo stesso livello”.

Critiche anche per il fatto che Filosomi “in ogni occasione ripete che in 16 anni abbiamo fatto 1.204 accordi, è un disco rotto” mentre “i suoi provvedimenti disciplinari sono politicamente e sindacalmente una ghigliottina per i lavoratori di Intesa”. Il numero uno Fabi, che peraltro è proprio un dipendente del gruppo, denuncia un “clima interno particolarmente difficile per le pressioni commerciali, per i provvedimenti disciplinari assurdi, per il fatto che tra settori non si parlano”. In sostanza, puntualizza Sileoni, “Intesa Sanpaolo vive, e vive bene, per le iniziative da fuoriclasse del suo amministratore delegato, Carlo Messina”.

L’INTERVENTO DI SILEONI SU STARTMAG

“In Abi – ha scritto Sileoni in un intervento su Startmag – ho risposto a due interventi del responsabile delle relazioni sindacali del gruppo Intesa Sanpaolo che, in occasione di due congressi sindacali, ha dettato le linee politiche e contrattuali sul nuovo contratto nazionale di lavoro. Intesa Sanpaolo, per bocca del suo rappresentante, giustifica le deroghe all’attuale contratto nazionale col fatto di essere il più importante gruppo, anche per dimensione, del settore. E quelle considerazioni sono state diffuse attraverso due video pubblici”.

“Noi – ha aggiunto il numero del maggiori sindacati dei bancari – non siamo contrari, come qualcuno oggi ha scritto, alla “settimana corta”, anzi la sosteniamo con convinzione, anche perché l’abbiamo sottoscritta già nel 1999 in un contratto nazionale. Non siamo sfavorevoli nemmeno allo smart working che, però, va regolamentato a tutela di quei dipendenti che potrebbero poi un giorno correre il rischio di trovarsi esternalizzati. E va reso usufruibile volontariamente anche a quei colleghi che lavorano nelle agenzie. Noi vogliamo gestire con le banche tutti i cambiamenti in atto nel settore nell’interesse comune”.

Un aspetto deve essere chiaro, ha proseguito Sileoni: “Non accetteremo mai imposizioni e diktat e pertanto invito tutti alla massima cautela, anche in forza del fatto che ho argomenti da poter utilizzare a mia tutela, a tutela dell’organizzazione e della categoria”. “Mi auguro che il dottor Carlo Messina rimanga alla guida del gruppo ancora per molti anni, ma lo invito ad ascoltare le considerazioni disinteressate di chi ha il suo stesso obiettivo: la crescita della banca e il benessere dei suoi dipendenti”.

Ha concluso il segretario della Fabi: “Per quanto riguarda la situazione tra Intesa Sanpaolo e Abi, lavoreremo tutti per trovare una positiva soluzione, ma, se la decisione di Intesa Sanpaolo era già stata presa da tempo diventa inutile la ricerca di un capro espiatorio”.

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