In arrivo un “Whatever It Takes” per le aziende della difesa?
È la domanda che sorge spontanea da una bozza di un rapporto sulla competitività Ue preparato dall’ex presidente del Consiglio, Mario Draghi, e visionato dalla testata Politico.
“La base industriale della difesa dell’Ue sta affrontando sfide strutturali in termini di capacità, know-how e vantaggio tecnologico. Di conseguenza, l’Ue non sta tenendo il passo con i suoi concorrenti globali”, si legge nella bozza. Pertanto, le aziende della difesa europee non devono temere i vincoli della burocrazia in questa fase di aumento della produzione di armi, rivela il rapporto citato da Politico.
Secondo la testata, l’ex numero uno della Bce sta ultimando il rapporto per la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, esaminando come l’industria europea può riguadagnare vantaggi sulla scena globale. Una bozza della sezione che si occupa dell’industria della difesa, datata 20 giugno, chiedeva a Bruxelles di rimuovere le barriere che impediscono alle aziende della difesa di accedere ai finanziamenti dell’Ue.
D’altronde la difesa sta dominando l’agenda post elettorale nell’Ue. La guerra in Ucraina ha scatenato una corsa al riarmo per la maggior parte dei paesi europei. Ma oltre a essere competitiva, l’industria della difesa deve ancora rafforzarsi.
Proprio lo scorso venerdì, intervenendo al forum Globesec, è tornata a insistere sul tema sicurezza la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sostenendo che l’Ue non ha ancora fatto abbastanza per aumentare le proprie capacità di produzione di armi sulla base delle minacce geopolitiche, in particolare la guerra della Russia contro l’Ucraina.
Ecco le anticipazioni di Politico sul rapporto che Draghi presenterà in una riunione a porte chiuse ad alto livello presso il Parlamento europeo domani.
L’APPELLO DI MARIO DRAGHI PER LE AZIENDE DELLA DIFESA EUROPEE
“Con il ritorno della guerra nel vicinato dell’Ue, l’emergere di nuovi tipi di minacce ibride e un possibile spostamento dell’attenzione geografica e delle esigenze di difesa degli Stati Uniti, l’Ue dovrà assumersi una crescente responsabilità per la propria difesa e sicurezza”, prosegue il documento, anticipato da Politico.
La bozza del rapporto fa riferimento a diverse sfide affrontate dal settore della difesa europee, tra cui una spesa pubblica insufficiente: l’Ue nel suo complesso spende circa un terzo di quanto spendono gli Stati Uniti per la difesa. Alla luce di ciò, resta ancora aperta la questione del finanziamento nel settore militare.
LE RACCOMANDAZIONI
Le raccomandazioni includono l’introduzione di un “principio di preferenza europea” per incentivare le soluzioni di difesa europee rispetto ai concorrenti internazionali; la definizione di un modello di governance tra la Commissione, il Servizio europeo per l’azione esterna e l’Agenzia europea per la difesa; e infine creare una “Autorità per l’industria della difesa” centralizzata per gli acquisti centralizzati per conto dei Paesi dell’Ue
“L’autorità sarebbe gestita dalla Commissione europea e co-presieduta dall’HRVP/Capo dell’Agenzia europea per la difesa e dalla Commissione”, si legge nel documento. “Sarebbe consigliata da gruppi settoriali specifici composti da rappresentanti dell’industria e degli Stati membri dell’Ue”.
LA PROPOSTA RIGUARDO LA BEI
Infine, una bozza della sezione che si occupa dell’industria della difesa chiedeva a Bruxelles di rimuovere le barriere che impediscono alle aziende della difesa di accedere ai finanziamenti dell’Ue.
Come rivela Politico, il rapporto contiene la proposta “di modificare le politiche di prestito della Banca europea per gli investimenti (Bei) sull’esclusione degli investimenti nella difesa e di modificare i quadri finanziari sostenibili dell’Ue e gli standard ambientali, sociali e di governance (ESG) a vantaggio del settore.
Con un totale di bilancio di 544,6 miliardi di euro, la Bei di proprietà comune dei paesi dell’Ue, è la più grande istituzione finanziaria multilaterale del mondo per asset e il più grande prestatore multilaterale, con prestiti erogati e promessi per 562 miliardi di euro nel 2022 rispetto ai 171 miliardi di dollari della Banca Mondiale, ricordava di recente Reuters.
Tuttavia, i progetti militari e di difesa sono esplicitamente esclusi dall’elenco delle attività che possono essere finanziate dalla Bei e i 27 governi dell’Ue dovrebbero accettare di cambiare la situazione. La banca può già concedere prestiti per progetti a duplice uso civile-militare, come infrastrutture di trasporto o droni. Tuttavia, la definizione di ciò che può essere definito “dual use” dovrebbe essere ulteriormente modificata.
Quindi quella proposta da Mario Draghi è un’inversione di marcia per l’Istituto nel comparto difesa che sembra accogliere l’invito di alcuni paesi europei. Lo scorso marzo quattordici paesi (tra cui l’Italia) hanno inviato una lettera ai funzionari della Banca europea per gli investimenti (Bei) chiedendo proprio di rafforzare gli investimenti per la sicurezza e la difesa.