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Economia, relazioni internazionali: il nuovo (faticoso) percorso del Turkmenistan

Paese neutrale nell'ambito della regione caucasica, il Turkmenistan vuole invertire la rotta e avviare una serie di riforme economiche. Non senza difficoltà, ma anche con con molta ambizione

 

È uno dei Paesi meno conosciuti al mondo, con un’area desertica molto vasta rispetto al territorio, abitato da soli 5 milioni di persone: il Turkmenistan è una delle repubbliche ex Sovietiche che si affacciano sul Mar Caspio. Con un passato millenario, crocevia per gli antichi commerci che da ovest viaggiavano verso la Cina, sulla Via della Seta, il Turkmenistan è diventato indipendente nel 1991 e, come tutte e cinque le repubbliche ex sovietiche dell’area, gode di un’attenzione particolare da parte delle grandi potenze del mondo: Usa, Cina, Russia, Ue prima di tutto, sino ad arrivare all’Iran e all’India.

Gli osservatori internazionali vedono nell’area del Caspio quello che chiamano il “Nuovo Grande Gioco”, cioè il susseguirsi di mosse e contromosse dei grandi Stati della Terra per controllare la regione.

La scarsa densità abitativa, il grande territorio desertico e l’isolamento del Turkmenistan che ha scelto dal 1991 la neutralità, ne fanno uno Stato ancora poco esplorato. Il Turkmenistan, subito dopo l’indipendenza da Mosca, ha puntato su relazioni internazionali solo economiche; oggi invece la strategia è quella di usare la leva economica per intessere buone relazioni internazionali.

È questo il nuovo corso. Oggi il Turkmenistan sta invertendo la rotta (non senza contraddizioni, si intende): le relazioni con gli Stati potenti del mondo si basano soprattutto, per ora, su una grande disponibilità di idrocarburi, petrolio, ma soprattutto gas, e di alcune materie prime. Le attività economiche sono per tre quarti nelle mani dello Stato e solo il 25% della produzione è in mano ai privati.

La scarsa disponibilità di acqua, la rete di trasporti da rafforzare, le continue diatribe con le altre repubbliche ex Sovietiche sullo status giuridico del Mar Caspio – fondamentale per i giacimenti offshore di idrocarburi – lo rendono ancora una meta non sempre facile per gli investimenti stranieri e per gli scambi commerciali internazionali.

A maggio scorso Vladimir Putin ha dato vita al suo sogno dell’Unione Euroasiatica con Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan, ma il Turkmenistan non ha aderito, né tanto meno ad Ashgabat, capitale dello Stato turcomanno, si parla di un’entrata in questo organismo voluto fortemente da Mosca.

Alcune delle ragioni di questa mancata entrata nell’Unione Euroasiatica risiedono anche nel fatto che il Turkmenistan tende ad avere relazioni internazionali “diversificate” sulla base dei propri interessi commerciali legati alle riserve energetiche, non solo con la Russia (con la quale ha anche avuto rapporti tesi in passato) ma anche con la Cina, con gli Usa e con l’Europa.

 

Articolo tratto da Oil Book di www.abo.net

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