Che cosa succede nelle università telematiche?
Nel nostro paese sono undici gli atenei digitali riconosciuti dal ministero dell’Università e della Ricerca: Università telematica internazionale Uninettuno, Università telematica e-Campus, Università degli studi Guglielmo Marconi, Università telematica Pegaso, Università telematica Mercatorum, Università telematica San Raffaele Roma, Università degli studi di Roma UnitelmaSapienza, Università telematica Giustino Fortunato, Università telematica degli studi Iul, Università telematica Leonardo da Vinci e Università degli studi “Niccolò Cusano”. La prima a nascere, venti anni fa, fu Roma Unitelma, collegata però alla Sapienza. Alle università telematiche, ai loro finanziamenti e alla qualità dell’offerta formativa garantita, è dedicata l’ultima puntata di Report dal titolo “Il pezzo di carta”andata in onda ieri sera e che è partita dal caso Unicusano fondata da Stefano Bandecchi per allargare il campo alle tre università controllate dal gruppo Multiversity guidato da Fabio Vaccarono.
I NUMERI DELLE UNIVERSITÀ TELEMATICHE
Come scrive Repubblica il Ministero dell’Università e della Ricerca ha certificato che, in dieci anni, gli studenti iscritti alle undici telematiche accreditate siano passati da 44.977 a 186.536: 141.599 studenti in più in dieci anni, il 293,9%. Nello stesso decennio, 2011 – 2021, anche le università tradizionali hanno registrato un aumento delle iscrizioni ma, passando da 1.780.760 iscritti a 1.864.664, ma con una più contenuta crescita del 4,5%. Il picco, per le telematiche, si è avuto nel biennio del Covid, 2020-21, con 42.000 studenti attratti dalle piattaforme a distanza. L’anno successivo si è avvertita una prima contrazione, ma gli iscritti a un ateneo online nella stagione accademica 2022-2023, l’ultima registrata, sono arrivati a 236.245, il primato da quando queste strutture esistono e quasi il doppio di coloro che frequentano i diciannove atenei privati del Paese. Oggi l’11,8% degli studenti sceglie università telematiche, dieci anni fa era uno ogni quaranta.
LE UNIVERSITÀ TELEMATICHE SONO “PIÙ FACILI” DELLE TRADIZIONALI?
“Credo che qui sia molto facilitato, gli esami sono tutti a crocette, risposta multipla. Inoltre, le lezioni sono intervallate da test di autovalutazione. Da qui viene estrapolato non meno del 60% delle domande dell’esame vero e proprio. Quindi per superare un esame basta imparare anche questi test, cioè il 18 si si prende”. A parlare così è una tutor dell’Università Mercatorum, registrata con una telecamera nascosta dai giornalisti di Report.
TEST A CROCETTE, TARIFFE E PANIERI
Non bastassero i test a crocette ci sono anche i “panieri” per agevolare gli studenti: una raccolta delle domande alle quali lo studente dovrà rispondere per ogni esame. I panieri riguardano tutte le università telematiche, anche la Mercatorum del gruppo Multiversity presieduto da Luciano Violante (nella foto, a sinistra), sono rintracciabili navigando su Telegram ed hanno un costo che varia dai 5 ai 20 euro. I docenti dell’Università Mercatorum, come sottolinea il giornalista Luca Bertazzoni di Report, sono consapevoli dell’esistenza dei panieri: domande e risposte per il candidato che deve affrontare l’esame. “Non sono legali, non sono forniti da noi ma so che esistono”, dice la docente registrata con una telecamera nascosta.
EX DOCENTE MERCATORUM E PEGASO: “NON MI SONO SENTITA UNA PROFESSORESSA”
Le carenze dell’offerta formativa degli atenei digitali arriva Anna Bruno, ex docente dell’Università Pegaso. “Ho avuto l’impressione che sia un percorso semplificato, sia per quanto riguarda lo studio che per quanto riguarda l’esame. Il livello era basico – dice la docente a Report -. Alla domanda “come ti chiami in cinese”, la risposta è stata il silenzio. Ho promosso quella studentessa perché l’andazzo era di promuovere”. L’ex professoressa delle università Pegaso e Mercatorum ha anche accompagnato alcuni studenti alla laurea. “Io ho seguito quattro tesi, tre scopiazzate completamente da Internet, una addirittura palesemente tradotta dall’inglese all’italiano, anche male – continua Anna Bruno -. Per un’altra, e lì è stata l’apoteosi, ho mandato io del materiale alla studentessa sull’argomento da trattare. Lei ha copiato il mio materiale. Quando le ho detto che questa cosa era palese lei mi ha risposto che non aveva tempo, che doveva laurearsi”. Eppure, a tutte queste persone è stato conferito il titolo di studio. “Si sono laureati tutti bene 98, 102, 104 – continua Anna Bruno –. Per quell’anno non mi sono sentita insegnante, per la Pegaso e per Mercatorum, proprio no. Gli studenti e le studentesse venivano chiamati acquirenti. Questa cosa mi ha fatto capire quanto fosse una questione di numeri, di soldi, di commercio”.
Per un anno la prof. Bruno ha insegnato cinese alla Pegaso e alla Mercatorum, due università telematiche del gruppo Multiversity, e ha accompagnato alcuni studenti alla laurea. Secondo il suo giudizio, il livello era veramente basso. #Report ora su #Rai3https://t.co/ncB8yhNcVj pic.twitter.com/bAYA1reIJi
— Report (@reportrai3) April 28, 2024
LE VALUTAZIONI DELL’ANVUR SULLE CARENZE DELLE UNIVERSITÀ TELEMATICHE
Nel nostro paese a valutare la qualità del sistema universitario e della ricerca ci pensa l’Anvur, Agenzia di valutazione sistema universitario e ricerca, il cui presidente è Antonio Felice Uricchio. “Gli esperti che hanno condotto le attività valutative del primo ciclo hanno rilevato alcune criticità”, dice alla trasmissione Rai condotta da Sigfrido Ranucci il presidente dll’Anvur. Ben sette atenei telematici su undici non hanno avuto una valutazione soddisfacente da parte dell’Anvur. In particolare, l’università Pegaso, del gruppo Multiversity, sarebbe carente nella definizione di politiche e strategie per l’assicurazione della qualità nella didattica. “È un tema importante anche perché l’assicurazione della qualità è uno dei focus”. Nonostante questa mancanza l’ANVUR ha reputato la Pegaso soddisfacente perché “ci sono una pluralità di punti di attenzione che vanno visti nel loro complesso”.