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Guadagno Nintendo Stipendi Big Videogiochi

Quanto si guadagna coi videogiochi? Ecco gli stipendi multimilionari dei big dell’industria

Gli stipendi dei big dei videogiochi non risentono della crisi che attanaglia l'industria e sta portando a numerosi licenziamenti anche tra le software house più affermate. La discrepanza tra le buste paga dei manager Usa e giapponesi, però, è netta

Solo in Italia il mercato dei videogiochi alimenta un giro d’affari da oltre 2,2 miliardi di euro sorretto da oltre 14 milioni di persone. E siamo uno dei Paesi più periferici del mondo del gaming. In tutto il mondo, lo scorso anno il fatturato del settore è stato di 92,3 miliardi di dollari, con una flessione del -2,2% sul 2021 che però, con gli strascichi pandemici e i tanti lockdown ancora attivi in diverse parti del mondo, presentava inevitabilmente dati falsati. Quel che è certo è che, a fronte di ricavi simili, anche gli stipendi dei big dei videogiochi non hanno nulla da invidiare a quelli di manager di altri comparti.

LA CRISI DEL MERCATO DEI VIDEOGIOCHI

Questo nonostante il mercato dei videogames stia attraversando una crisi silente, dovuta essenzialmente a due fattori. Da un lato ci sono la crisi dei chip e la guerra in Ucraina, con l’ondata inflattiva che spinge il consumatore medio a rinunciare al divertimento per potersi permettere l’essenziale.

I PREZZI DELLE CONSOLE NON SCENDONO, SALGONO

Peraltro, la crisi dei semiconduttori ha costretto Sony a ritoccare a rialzo il prezzo di PlayStation 5 ormai dodici mesi fa e quest’estate Microsoft la seguirà a ruota: dal primo agosto nella maggior parte dei mercati europei, il prezzo di Xbox Series X passerà infatti a 549,99 euro. È la prima volta che una console anziché diminuire di prezzo, aumenta. Si differenzia Nintendo, ma solo perché dovrebbe presentare a breve una Switch 2 un po’ più potente e, quindi, presumibilmente anche più costosa.

L’IA SOFFIA IL LAVORO AI CREATIVI

Il secondo fattore di crisi non riguarda le aziende videoludiche, ma il mercato del lavoro che alimentano: le tante IA in sviluppo sul mercato, alcune di queste presso le stesse software house del gaming, stanno spingendo diverse etichette a licenziare personale umano per sostituirlo con algoritmi infaticabili e inesauribili. Tutto ciò, complice la sbornia degli affari in pandemia (miliardi di persone chiuse in casa hanno dovuto trovarsi nuovi hobby), sta portando a continue ondate di licenziamenti.

NON NE RISENTONO GLI STIPENDI DEI BIG DEI VIDEOGIOCHI

Al momento della crisi che attanaglia l’industria non sembrano risentirne gli stipendi dei big del mercato dei videogiochi. Mercato che, è noto, tenendo momentaneamente da parte le fortissime ingerenze cinesi (la Cina primeggia anche in questo campo), vede competere soprattutto Usa e Giappone. Soprattutto i manager delle aziende americane sono quelli maggiormente retribuiti.

Per esempio Bobby Kotick di Activision Blizzard, la software house che Microsoft vorrebbe tanto acquisire per circa 70 miliardi di dollari, percepisce uno stipendio che già nel 2020 ammontava a 154 milioni di dollari. Andrew Wilson di EA, etichetta che non ha mancato di procedere con tagli al personale e che nel prossimo futuro dovrà fare a meno della licenza ufficiale Fifa (è atteso al varco il prossimo EA Sports FC), raggiunge i 34,7 milioni di dollari. Strauss Zelnick, CEO Take-Two Interactive è sopra i 18 milioni di dollari. Venendo alle etichette europee, nel 2020 Lars Wingefors, CEO di Embracer Group, oggi in crisi, si era assicurato solo 162 mila dollari. Yves Guillemot, amministratore delegato di Ubisoft, anch’essa nell’ultimo anno costretta a una profonda ristrutturazione, sfiorava il milione di dollari: 925,314.

LA DISCREPANZA COL GIAPPONE

Da questo punto di vista, risultano assai più morigerati i giapponesi che vedono i big dell’industria dei videogiochi portare a casa stipendi di gran lunga più bassi di quelli degli omologhi americani. Per fare un esempio su tutti, Shuntaro Furukawa, numero 1 di Nintendo, storico marchio fondato a Kyoto sul finire dell’Ottocento, porta a casa ogni anno “appena”  2,51 milioni di dollari stando ai dati divulgati dalla stessa compagnia. Probabilmente, però, il documento tiene in considerazione solo la parte “fissa”, non menzionando variabili dovute a bonus di risultato e cedole azionarie.

Si tratta comunque di stipendi in linea con quelli di altri big del mondo dei videogiochi nipponico: Hajime Satomi della storica rivale di Nintendo, ovvero Sega, percepisce tre milioni di dollari all’anno,  Yosuke Matsuda di Square Enix si attesta sui quattro.

Per quanto riguarda gli altri uomini chiave di Nintendo, la Casa di Kyoto elargisce uno stipendio di 2,02 milioni di dollari a Shigeru Miyamoto, babbo delle serie campione di incassi Super Mario e Zelda, che oggi ha nella compagnia il ruolo di “mentore” dei giovani che entrano nel reparto R&D, 1,61 milioni a Shinya Takahasi e 1,19 milioni a Satoru Shibata.

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