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VIDEOGIOCHI SCIOPERO IA

Lo sciopero contro l’IA che silenzia Hollywood colpirà anche i videogiochi?

Dopo attori, doppiatori e sceneggiatori, anche il mondo dei videogiochi potrebbe presto scendere in piazza nello sciopero contro l'IA. L'industria creativa statunitense rischia di bloccarsi, favorendo la Cina che insegue sfruttando a fondo le potenzialità dell'intelligenza artificiale (senza che nessun lavoratore fiati)

Si allarga a macchia d’olio lo sciopero di creativi che rischia di costare caro a Hollywood. Almeno qualche miliardo di dollari, tra pellicole rinviate e progetti cestinati, ma i contorni economici della vicenda restano ignoti, legati appunto al perimetro delle agitazioni.

CHI PROTESTA CONTRO L’IA DIETRO LE QUINTE

Le richieste avanzate da autori, doppiatori e attori, è noto, non riguardano solo migliori condizioni salariali ma soprattutto maggiore trasparenza in merito all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per replicare volti e voci e creare testi. Gli artisti vogliono che nei contratti sia messo nero su bianco che l’IA non potrà essere utilizzata se non dietro il loro espresso consenso, mentre le major tirano da tutt’altra parte, subodorando l’enorme risparmio che gli algoritmi giusti potrebbero comportare se arruolati al posto di attori e doppiatori.

CHI POTREBBE UNIRSI AL CORO

C’è chi lascia intendere, inoltre, che a breve incroceranno le braccia musicisti e compositori: anche la loro categoria, infatti, teme di essere pensionata anzitempo a causa dell’avvento di ChatGpt e soci, la cui avanzata è quasi virale, in grado di aggredire qualsiasi settore lavorativo (se l’algoritmo smart di Google Meet, per esempio, elaborerà realmente in tempo reale i sottotitoli in 18 lingue così da rendersi lo strumento più idoneo a summit internazionali, possiamo stare certi che gli interpreti abbiano le ore contate).

L’ESEMPIO CINESE SPAVENTA TUTTI

Senza dimenticare i grafici. Secondo il report di Rest of World in Cina la ricerca di illustratori professionisti per videogiochi è diminuita del 70% a causa delle intelligenze artificiali. Dal momento che in Cina i diritti dei lavoratori non godono di tutele particolari, le compagnie di sviluppo hanno iniziato ad adottare in massa le IA, infaticabili, senza stipendio, dalla creatività inesauribile e, soprattutto, rapidissime.

GLI USA SI MUOVONO TROPPO LENTAMENTE?

Il legislatore asiatico ha scelto di non interessarsi della questione, anche perché lo sfruttamento dell’intelligenza artificiale permette alle sue industrie di essere ancora più competitive, quello americano invece cosa farà?

Il rischio è che si muova comunque con ritardo: il prossimo 13 settembre il senatore democratico Chuck Schumer ha convocato le Big Tech alla Camera Alta, da Google a Elon Musk, passando per Microsoft, OpenAi e Nvidia, ma la discussione sulla materia è solo alle battute iniziali mentre il tema occupazionale si è già concretizzato.

VIDEOGIOCHI E IA, SCIOPERO O GAME OVER

Quel che è certo, comunque, è che la protesta a breve riguarderà anche il mondo dei videogiochi, una industria che macina gli stessi miliardi di quella cinematografica (qui abbiamo analizzato quanto costi produrre un videogioco tripla A) e che ha già iniziato a muoversi per assoldare gli algoritmi, licenziando al contempo parecchie persone.

 

Nel giro di poche settimane gli aderenti al sindacato motore di questo sciopero (a Hollywood l’ultimo risaliva agli anni ’80 e aveva riguardato i compensi sulle Vhs) dovranno esprimersi rispetto all’invito a una seconda mobilitazione che coinvolgerà anche le etichette dell’industria dei videogiochi, con le  quali il sindacato deve rinnovare il contratto quadro separato rispetto a quello del cinema.

Parliamo di produttori di peso, come Activision Productions Inc., Blindlight LLC, Disney Character Voices Inc,. Electronic Arts Productions Inc., Epic Games, Inc., Formosa Interactive LLC, Insomniac Games Inc., Take 2 Productions Inc., VoiceWorks Productions Inc. e WB Games Inc.

Software house di primaria importanza, tanto più all’interno dell’industria americana che, come è noto, anche in quel comparto soffre la baldanza cinese. Per questo le software house che realizzano videogiochi dovranno provare a disinnescare sul nascere ogni agitazione contro l’uso dell’IA perché non possono permettersi una situazione analoga a quella vissuta da Hollywood, con produzioni rinviate a data da destinarsi e progetti che rischiano di essere cancellati.

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