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Acea, A2a, Iren, Hera e non solo. Tutti i nodi irrisolti su End of Waste

Utilitalia, Fise e Assocarta in Parlamento hanno chiesto di sbloccare lo stallo che rischia di paralizzare il settore

L’obiettivo delle associazioni del settore ambientale e degli operatori del riciclo è superare al più presto l’attuale fase di stallo che rischia di paralizzare l’intero settore dei rifiuti. Se infatti, nel 2016, il ministero dell’Ambiente aveva riconosciuto il potere in capo alle regione di definire in assenza di regolamenti, i criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto caso per caso, dando quindi una certa flessibilità, una successiva senza del Consiglio di Stato del 2018 aveva negato tale potere di “declassificazione” del rifiuto in sede di autorizzazione, paralizzando di fatto le attività degli operatori.

A niente è servito l’intervento delle norme contenute nel decreto Sblocca-cantieri con una disciplina transitoria applicabile nelle more dell’emanazione dei criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto: questo perché le Regioni possono rilasciare sì le autorizzazioni ma solo attenendosi alle norme nazionali per il recupero e senza procedere “caso per caso”, rendendo dunque necessaria l’emanazione di decreti per ogni singola tipologia di rifiuto. Per questo Fise Assoambiente, Fise Unicircular, Assocarta e Uitlitalia – che rappresenta aziende come Acquedotto Pugliese, Herambiente, A2A, Asm, Amgas, Asia, Iren, Acea, Ama – ascoltate in commissione Ambiente alla Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla cessazione della qualifica di rifiuto, hanno proposto di dare flessibilità e omogeneità nazionale ed europea al sistema dell’end of waste attraverso il recepimento delle direttive europee in materia.

PERROTTA (FISE ASSOAMBIENTE) E FLUTTERO (FISE UNICIRCULAR): RECEPIRE DIRETTIVA UE PER SALVAGUARDARE SETTORE

“L’end of waste è un tema che oggi più che mai sta toccando dal vivo imprese e paese – ha esordito il segretario di Fise Assoambiente Elisabetta Perrotta -. È il presupposto essenziale operativo, dal punto di vista logico e giudico, dell’industria del riciclo. Diverse organizzazioni internazionali hanno evidenziato come il consumo delle materie prime” debba essere più “sostenibile”, supportato “attraverso il riciclo”. “Le imprese del riciclo – ha aggiunto Perrotta – devono essere autorizzate ma una delle parti critiche è stato il blocco” operato dal provvedimento ‘Sblocca-cantieri’ sulle autorizzazioni caso per caso. Per questo – ha concluso – abbiamo allegato una proposta di emendamento condivisa con molte associazioni che porta a sanare il contesto che si è creato a livello nazionale e non solo a livello europeo per le autorizzazioni end of waste ma che salvaguarda anche i processi di riciclo in essere”. Dello stesso tenore l’intervento del presidente di Fise Unicircular Andrea Fluttero che ha riconosciuto due fatti nuovi portati avanti dal dibattito post sentenza del Consiglio di Stato: da un lato “è stato pubblicato il pacchetto di normative europee con il riconoscimento del ruolo delle Regioni ‘caso per caso’ quando non ci sono regolamenti europei o nazionali specifici” e dall’altro la creazione di “un ampio sistema di criteri dettagliati che formano sostanzialmente un pacchetto di linee guida che hanno valenza europea e danno indirizzi molto chiari alle regioni, dando loro uniformità”. “In più abbiamo chiesto di introdurre un registro pubblico affinché tutte la autorizzazioni rilasciate dalle regioni possano essere oggetto di analisi da parte di chi controlla – ha sottolineato Fluttero -. Con questo pezzo il sistema riparte, se non si aggiunge si chiudono gli impianti e migliaia di prodotti riparabili o materie prime seconde andranno in discarica o agli inceneritori, provocando un danno alle aziende ma anche al paese e al green new deal”, ha concluso il presidente.

UTILITALIA: SPOSTARE IL TEMA DALLE AUTORIZZAZIONI AI CONTROLLI

Anche Utilitalia ha chiesto di recepire in un emendamento la direttiva europea sull’end of waste sottoscritto il 25 luglio da oltre 50 associazioni di settore italiane. Secondo Paolo Giacomelli, vice presidente di Assoambiente, intervenuto anch’esso in commissione Ambiente “l’intervento normativo nello ‘Sblocca-cantieri’ non è stato risolutivo ma regressivo. Di fatto ha bloccato uno degli elementi fondamentali dell’economia circolare, portando al tema avviato dalla provincia di Brescia che ha inviato oltre 120 lettere alle imprese autorizzate dal decreto 5 febbraio 98 per avviare la revoca” delle autorizzazioni stesse. “Per ora un intervento circoscritto ma potrebbe essere disastroso se esteso”. Per questo Utilitalia ha chiestto alla commissione il recepimento “della nuova direttiva europea” attraverso “l’emendamento sottoscritto il 25 luglio con altre 50 associazioni”. Giacomelli ha poi segnalato la necessità di “spostare il tema dalle autorizzazioni ai controlli” senza concentrarsi nemmeno sulle linee guida ministeriali: “Crediamo che le linee guida siano già comprese nella direttiva europea. Poi saranno i soggetti deputati all’autorizzazione caso per caso a utilizzare quei criteri per verificare le condizioni di autorizzazione”, ha concluso il rappresentante di Assoambiente.

ASSOCARTA: FONDAMENTALE LA DIRETTIVA UE

“Al momento siamo in difficoltà perché non riusciamo a portare avanti quei processi produttivi e quelle innovazioni necessarie per recuperare al meglio la carta. Dobbiamo quindi trovare una soluzione legislativa e regolamentare che ci aiuti. In questo senso, c’è una direttiva europea da recepire che ci indica la direzione. Ma abbiamo bisogno che anche la legislazione interna si muova in questa direzione. L’articolo 6 prevede una armonizzazione a tre livelli, europea, nazionale e nel caso del nostro paese regionale. Se non si completano queste caselle ci troveremmo paralizzati”, ha concluso il presidente di Assocarta Girolamo Marchi sempre nel corso dell’audizione in commissione Ambiente.

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