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End of Waste, perché serve recepire direttiva Ue. Parola di Fise Assoambiente e Fise Unicircular

È la posizione espressa dalle due associazioni nel corso dell’audizione in commissione Ambiente alla Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto.   Occorre trovare una rapida soluzione per dare flessibilità al sistema dell’end of waste ed evitare che i rifiuti finiscano in discarica o agli inceneritori. Ciò attraverso…

 

Occorre trovare una rapida soluzione per dare flessibilità al sistema dell’end of waste ed evitare che i rifiuti finiscano in discarica o agli inceneritori. Ciò attraverso il recepimento delle direttive europee in materia che garantirebbero condizioni e criteri dettagliati ed omogenei non solo a livello nazionale ma anche a livello europeo. È la posizione espressa da Fise Assoambiente e Fise Unicircular nel corso dell’audizione in commissione Ambiente alla Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto.

PERROTTA (FISE ASSOAMBIENTE): RECEPIRE DIRETTIVA UE PER SALVAGUARDARE SETTORE

“L‘end of waste è un tema che oggi più che mai sta toccando dal vivo imprese e paese – ha esordito il segretario di Fise Assoambiente Elisabetta Perrotta -. È il presupposto essenziale operativo, dal punto di vista logico e giudico, dell’industria del riciclo. Diverse organizzazioni internazionali hanno evidenziato come il consumo delle materie prime” debba essere più “sostenibile”, supportato “attraverso il riciclo”. “Le imprese del riciclo – ha aggiunto Perrotta – devono essere autorizzate ma una delle parti critiche è stato il blocco” operato dal provvedimento ‘Sblocca-cantieri’ sulle autorizzazioni caso per caso. “L’esigenza si fa ancora più critica se pensiamo a quanto accaduto nella provincia di Brescia che ha inviato alle aziende del settore una lettera per avvertirle dell’avvio di revisione delle Aia con la previsione di revoche autorizative nel caso in cui le aziende non siano conformi ai decreti di settore”, ha precisato Perrotta. Spesso, tuttavia, tali aziende sono “inadeguate” per via della “tecnologia, dell’innovazione e della tutela ambientale che vanno costantemente avanti. Per questo – ha concluso – abbiamo allegato una proposta di emendamento condivisa con molte associazioni che porta a sanare il contesto che si è creato a livello nazionale e non solo a livello europeo per le autorizzazioni end of waste ma che salvaguarda anche i processi di riciclo in essere”. Ciò senza dimenticare la protezione ambientale: “La nuova direttiva ha imposto un’attenzione sui materiali che si portano sul mercato, tanto che rispetto alla normativa precedente è stata introdotta un’elevata protezione ambientale affinché qualsiasi end waste generato rispetti questa condizione e non cambi non solo da provincia a provincia ma anche da Stato a Stato. Aspetto importante anche per non far rimanere le aziende nel solo ambito nazionale”.

FLUTTERO (FISE UNICIRCULAR): DA SENTENZA CONSIGLIO DI STATO NATA DIRETTIVA UE

“Unicircular rappresenta le aziende del riciclo italiano che hanno creduto e credono a una transizione circolare del modello economico, la cui base è appunto l’end of waste. Se viene meno questo meccanismo si mina alla base la possibilità di trasformare il processo da lineare a circolare – ha chiarito il presidente di Fise Unicircular Andrea Fluttero -. Tutto il flusso oggi classificato come rifiuto viene trasformato in risorsa grazie al sistema normativo che negli ultimi 20 anni si è consolidato in Italia a partire da quanto fatto dal ministro Ronchi e dal Codice ambientale del 2006 secondo cui le regioni, caso per caso, quando non era preente un regolamento europeo o nazionale, potevano autorizzare attraverso un procedimento di valutazione, la cessazione di qualifica di rifiuto di una serie di prodotti. Grazie a queste scelte – ha proseguito Fluttero nel suo intervento – il sistema del riciclo italiano è diventato uno dei più performanti a livello europeo. Il problema è nato con la sentenza del Consiglio di Stato del 2018 che ha messo in discussione l’intero sistema e sentenziato che le regioni non possono svolgere un ruolo ‘caso per caso’”. Il dibattito ha però portato a due fatti nuovi, ha aggiunto il presidente di Fise Unicircular: da un lato “è stato pubblicato il pacchetto di normative europee con il riconoscimento del ruolo delle Regioni ‘caso per caso’ quando non ci sono regolamenti europei o nazionali specifici” e dall’altro ha portato alla creazione di “un ampio sistema di criteri dettagliati che formano sostanzialmente un pacchetto di linee guida che hanno valenza europea e danno indirizzi molto chiari alle regioni, dando loro uniformità”.

INTEGRARE DIRETTIVA UE NEL NOSTRO ORDINAMENTO

In questo senso, ha proseguito Fluttero, le novità normative danno “ci danno un quadro di riferimento a cui agganciarci” che è poi il senso dell’emendamento presentato dalle associazioni “con cui recepire l’articolo 6 della direttiva Ue integrandolo nella nostra normativa. In questo modo avremo una uniformità a livello europeo all’intero di un percorso più semplice che non avrebbe bisogno di essere approvato e un quadro che per lo sviluppo dell’economica circolare proficuo e positivo”.

SERVE ANCHE LA CREAZIONE DI UN REGISTRO PUBBLICO DELLE AUTORIZZAZIONI RILASCIATE

“In più abbiamo chiesto di introdurre un registro pubblico affinché tutte la autorizzazioni rilasciate dalle regioni possano essere oggetto di analisi da parte di chi controlla – ha sottolineato Fluttero -. Perché tutto questo? Perché i rifiuti che giungono a fine vita sono tantissimi e cambiano continuamente. Quello che arriva a un’azienda per essere riciclato cambia continuamente e questo rende difficile pensare a decreti end of waste costantemente aggiornati. Inoltre cambia anche ciò che viene prodotto come materia prima seconda e le tecnologie impiegate”. Con il recepimento della direttiva europea, invece, “daremmo flessibilità controllata e omogeneità a livello europeo per evitare che grandi quantità di prodotti ancora riusabili possano finire in discarica. Con questo pezzo il sistema riparte, se non si aggiunge si chiudono gli impianti e migliaia di prodotti riparabili o materie prime seconde andranno in discarica o agli inceneritori, provocando un danno alle aziende ma anche al paese e al green new deal”, ha concluso Fluttero.

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