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Benvenuti su Scherzi a Parte con Roberto Fico e Graziano Delrio

I Graffi di Damato sui rapporti fra Movimento 5 Stelle di Di Maio e Fico e il Pd di Martina e Delrio

Spettacolo politico surreale in poche ore tra Roma e Ravenna, come in una edizione speciale di “Scherzi a parte”, il fortunato programma televisivo vecchio ormai di 26 anni.

A Roma il Consiglio dei Ministri si è riunito, ma davvero, sotto la presidenza del vice presidente leghista Matteo Salvini, mancando sia il presidente Giuseppe Conte sia l’altro vice presidente, Luigi Di Maio, entrambi grillini. Così Salvini, una volta tanto in giacca e cravatta, ha potuto cogliere felicemente l’occasione anche per festeggiare i generosi sondaggi appena sfornati da la 7 e dintorni, che hanno spinto la Lega in su fra il 32 e il 34 per cento dei voti, i grillini in giù fra il 28 e il 27 e Forza Italia persino sotto il 7 per cento.

Il vignettista della Gazzetta del Mezzogiorno, Nico Pillinini, si è candidato all’oscar di giornata proponendo sulla prima pagina del giornale di Bari tre cloni di Salvini a capotavola del governo, ma il Salvini vero ha nel frattempo lasciato la riunione del Consiglio dei Ministri, non si è ben capito sotto quale presidenza, per mandare un messaggio rasserenante ai soliti mercati inquieti: “Sarà una manovra economica rispettosa di tutte le regole”. Ma alla fine gli è sfuggita una promessa -quella di far “pagare meno tasse agli italiani”- che si spera non induca il sospettoso mister Spread a esibire ancora di più i muscoli.

A Ravenna è approdato il presidente grillino della Camera Roberto Fico non per fare un salto alla tomba di Dante, ma per partecipare alla festa della pur defunta Unità dell’altrettanto defunto Pci, via via reincarnatosi nel Pd a temporanea reggenza di Maurizio Martina. E in attesa di un congresso al quale per ora si è candidato segretario solo Nicola Zingaretti con l’incoraggiamento appena abbozzato in quel di Cortona dall’ex ministro dei beni culturali Dario Franceschini. Che ha fatto e disfatto più segretari lui di un artigiano di pupi.

Sarà stato per simpatie spontanee e personali, sarà stato per disagio disaffettivo, data la lunghezza della crisi nel partito, sarà stato per un eccesso di educazione verso l’ospite, pur da parte di un pubblico abituato ai suoi migliori tempi a mangiare “trippa alla Bettino” pur di manifestare al meglio, diciamo così, l’avversione a Craxi, il presidente Fico ha raccolto un successone a Ravenna. Dove naturalmente egli è tornato a dire qualcosa di sinistra, come raccomandava già in passato ai suoi compagni Nanni Moretti. E lo ha fatto criticando, pur senza nominarlo per galateo istituzionale, il ministro dell’Interno Salvini nella gestione degli immigrati bloccati per alcuni giorni nel porto di Catania sulla nave Diciotti della Guardia Costiera italiana.

Il povero capogruppo del Pd a Montecitorio Graziano Delrio, che i grillini proprio in questi giorni stanno cercando di coinvolgere come ex ministro delle Infrastrutture nei guai del viadotto Morandi crollato a Genova, si è trovato ad un certo punto in serie difficoltà. Pur avendo fatto gli onori di casa, accogliendo di persona l’ospite alla festa di Ravenna, egli ha dovuto alla fine cogliere l’occasione offertagli dal primo microfono a portata di voce per ricordare “realisticamente” agli amici e compagni del Pd che la linea esposta dal presidente della Camera non è quella praticata dal suo movimento al governo.

Liberi, naturalmente, gli amici e compagni di Delrio di credergli o no, a cominciare dal già ricordato Franceschini. Che forse ha ancora addosso le vesti stracciatesi a Cortona lamentando l’occasione fatta mancare dal solito Matteo Renzi in primavera di un accordo di governo con i grillini per strapparli alla presa dei leghisti.

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