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Eataly Fico Farinetti

Fico non è fico nemmeno per Oscar Farinetti

Fico chiuderà a fine anno per cambiare nuovamente pelle, per la terza volta. Dopo la vendita di Eataly per il profondo rosso, ecco un altro flop di Farinetti, che però continua a dare lezioni di buona impresa e buona amministrazione da giornali e tv...

Davvero un periodaccio, questo, per Oscar Farinetti, costretto non solo a veder scendere le partecipazioni di famiglia in Eataly dal 58,1% al 22% del capitale per via dell’ingresso del fondo Investidustrial creato nel 1990 da Andrea Bonomi, (il nuovo investitore, poi, sembra aver già intrapreso decisioni importanti sulla linea commerciale da seguire nel tentativo di salvare il progetto), ma anche a dover dire addio alla propria Disneyland del cibo made in Italy, quel Fico inaugurato a fine 2017 che non ha mai sfondato, tanto da aver subito importanti modifiche in corso d’opera, mentre i soci, annotava qualche tempo fa il Sole 24 Ore, ripianavano perdite: 3 milioni nel 2019, 4,2 nel 2020.

FARINETTI PROMETTE: NON UN ADDIO A FICO, SOLO UN ARRIVEDERCI

Dal canto suo Farinetti mantiene una linea ottimistica e preferisce parlare di arrivederci anziché di addio: “A dicembre Fico chiude e riaprirà ad aprile più bello più e grande, con un altro nome”, ha detto a Radio24, annunciando una sosta ai box.

Farinetti non è nuovo a uscite particolarmente ottimistiche se si pensa che, riguardo al rosso di Eataly aveva detto: “La verità è che tutto è andato secondo le previsioni nel 2022: 25 milioni di ebitda positivo e poi 50 milioni di ammortamenti che portano a meno 25 di netto. Nel frattempo Investindustrial ha acquistato il 52% di Eataly e abbiamo deciso insieme che parte del prezzo, cioè 200 milioni, saranno versati nelle casse di Eataly”. “Insomma – la chiosa – tutto come previsto e… come previsto il 2023 sta andando molto bene. Questa è la verità e questi sono i numeri. Il resto sono interpretazioni”.

FICO SECCO

E ora, tornando a Fico, nuovo stop and go. Il secondo nella storia della grande struttura nata a Bologna dallo sforzo congiunto di Eataly e Coop Alleanza 3.0, che in così pochi anni ha già mutato amministratori delegati e pelle: l’ultimo maquillage in piena pandemia costò 5 milioni di euro e lo trasformò nel corrispettivo dei parchi divertimento declinato però sulla filiera delle eccellenze agroalimentari italiane. Passò quindi dall’essere percepito come un enorme ipermercato a un polo che richiedeva la spesa di 10 euro di biglietto solo per entrare (e c’era pure un abbonamento annuale di 29 euro).

FARINETTI SU FICO: “AD APRILE NUOVO NOME”

Stranamente non è stata una buona idea. “Delle cose che non mi sono venute bene – ha detto Farinetti sempre a Radio24 – Fico è una di queste, quindi va rivisto: cambierà anche il nome: si chiamerà Grand Tour Italia e rappresenterà un viaggio nelle regioni. Rappresenteremo la biodiversità con le osterie che cambieranno tutti mesi, le regioni che porteranno il loro folk. Sono arrivate le critiche e le critiche vanno accolte, si deve prendere atto e cambiare. Abbiamo una bella squadra e tornerà più bello e più grande che prima”.

BASTERA’ IL REBRANDING?

Nei mesi scorsi, Farinetti ha acquisito il 100% della società di gestione di Fico prevedendo un piano di rientro dal debito di 12 milioni di euro nel triennio ’23-’25 e, riporta Il Resto del Carlino, si è fatto carico di alcune promesse: tutti i partner saranno riconfermati e nessun lavoratore sarà lasciato a casa.

“In genere gli imprenditori quando una cosa va male dicono ‘non siamo stati compresi’, invece la probabilità è che su questo progetto sono io che mi spiegato male”, chiosa Farinetti. Ma è evidente che un semplice rebranding non sarà sufficiente a risollevare le sorti di un’avventura imprenditoriale ancora in cerca di una identità e di una forma definite.

LE ATTENZIONI DEL COMUNE DI BOLOGNA

Un altro pilastro del nuovo piano investimenti, riportava a maggio Il Resto del Carlino, è quello dello sviluppo delle aree vicine al parco, con il Comune che è fortemente interessato allo sviluppo residenziale dell’ex area Asam (a est di Fico), delle aree annesse a Sud e della zona comunale a est del Nam: su quest’ultima nascerà lo stadio temporaneo del Bologna.

Anche per questo il sindaco Matteo Lepore è uno dei massimi sponsor del progetto: “la città lavorerà per fare in modo che possa andare avanti”, ha scritto qualche mese fa il primo cittadino a Farinetti. “Sicuramente non possiamo vedere fallire Fico, che è un’azienda che occupa tante persone. Quindi la città lavorerà, come ha fatto in questi anni, per fare in modo che un’attività imprenditoriale che ha tanti occupati possa andare avanti. Certamente quella è un’area che ha un grande interesse, arriva anche il capolinea del tram, quindi è un’area su cui scommettere per il futuro della città”.

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