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Fico Farinetti

Perché Fico di Farinetti non è mai stata una ficata

Fico, la Disneyland del cibo di Oscar Farinetti a Bologna, purtroppo sì è presto dimostrata un flop. Ecco perché non era difficile prevederlo. Il punto di Mario Sassi, autore del Blog_notes sul lavoro

 

“Un’idea un concetto un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione” cantava Giorgio Gaber. Eppure FICO sembrava promettere uno sviluppo interessante. Il luogo dove è stato realizzato, è apparso però subito un azzardo. Eppure per Oscar Farinetti si può parafrasare quello che Voltaire aveva coniato per i banchieri svizzeri: “se vi capita di vederlo saltare da una finestra, seguitelo. Di sicuro c’è qualcosa da guadagnare”.

In fondo è sempre stato così. Ed è quello che avranno certamente pensato i vertici di Coop Alleanza quando hanno scommesso sulla riuscita certa dell’operazione FICO in quel di Bologna. La Disneyland del cibo purtroppo sì è presto dimostrata un flop. Non era però difficile prevederlo. Avevo già scritto qualche mese fa il mio pensiero sull’intera operazione. Solo la visione e la capacità di tessere alleanze del suo fondatore poteva far nascere un progetto che personalmente continuo a pensare intelligente per il nostro Paese realizzandolo in un luogo che non poteva funzionare.

L’AD Stefano Cigarini chiamato al capezzale del grande malato lo aveva detto subito: “L’intuizione imprenditoriale iniziale era ed è corretta: portare in un luogo unico le esperienze relative alle eccellenze agroalimentari italiane. La visione, probabilmente, ha dovuto misurarsi con il costo e la fattibilità del progetto stesso e la scelta di Bologna non è stata affatto casuale. Pur ripensato come parco tematico non è mai decollato. La pandemia, poi, non ha certo aiutato. Tra le cose imputate dalla proprietà a Cigarini oltre alla divulgazione di progetti in cantiere ancora riservati sembra esserci anche l’introduzione del biglietto d’ingresso a pagamento” (Corriere ed. Bologna 18/3). Secondo l’AD una scelta positiva che ha inciso sulla spesa media e sulla permanenza all’interno, giudicata però negativamente dalla proprietà perché avrebbe causato un ulteriore allontanamento dei visitatori locali.

Stefano Cigarini è quindi pronto a lasciare. Dopo i tre milioni di perdite del 2021, il 2022 seguirà inevitabilmente a ruota con ulteriori perdite. E Cigarini era stato scelto proprio per il suo CV fondamentale per tentare l’operazione di rilancio. Laureato DAMS con Master in Marketing, ha guidato alcuni tra i principali Parchi Divertimento Italiani quali Magicland e Zoomarine. Nominato a 33 anni AD di Cinecittà Entertainment, società degli storici Studios Cinetelevisivi di Roma, è stato Direttore Marketing per BMG e Universal Studios. È stato anche Senior Vice President Entertainment and Events della Ferrari, con responsabilità a livello mondiale su Parchi (Ferrari World Abu Dhabi, Ferrari Land Barcellona), Musei ed Eventi della casa automobilistica del Cavallino Rampante. E oggi, oltre a FICO è Amministratore Delegato di Cinecittà World, il Parco Divertimenti del Cinema e della TV di Roma, Consulente per gruppi e fondi internazionali, Stefano Cigarini è inoltre membro del CDA dello storico Luneur Park di Roma e COO/Strategic Advisor di Regions Entertainment, conglomerata russa attiva nel settore degli outlet e dei parchi divertimento con il parco Dream Island di Mosca.

Nei mesi scorsi, i Farinetti hanno ceduto il 52% di Eataly a Investindustrial di Andrea Bonomi. Alla guida c’è come AD un manager di grande esperienza come Andrea Cipolloni (ex Autogrill) e Nicola Farinetti come Presidente. L’obiettivo è quello di “accelerare lo sviluppo globale del gruppo Eataly, puntando ad ottenere una significativa crescita del fatturato grazie alle nuove aperture già previste in particolare in Nord America, alla creazione di nuovi formati, alla crescita del canale e-commerce, e allo sviluppo in Italia e in Europa”. FICO non rientrerebbe nel perimetro della vendita a Investindustrial. E comunque la società di gestione di FICO è posseduta al 50 per cento da Coop Alleanza 3.0 e, per il restante 50 per cento, da Eataly Spa.

Tra i nomi che circolano per il futuro uno dei più accreditati sembra essere quello di Piero Bagnasco AD di Fontana Fredda e storico braccio destro di Oscar Farinetti. Quindi una scelta della famiglia di prendere direttamente in meno le sorti future del Parco. Il punto però resta la prospettiva stessa di FICO. In una recente intervista a Distribuzione Moderna Stefano Cigarini ha ribadito che, a a suo parere, “il problema di Fico non è un problema di risultati, ma di aspettative”. Un’idea tarata su ambizioni e promesse che non potevano essere mantenute hanno dato vita ad un progetto industriale irrealizzabile.

Secondo Cigarini, Fico potrebbe quindi ancora trovare il suo bilanciamento economico corretto nell’arco di due o tre anni. Gli azionisti, da parte loro, nutrono forti dubbi. Coop Alleanza è in una fase di riorganizzazione e vorrebbe uscire da FICO. Forse occorrerebbe entrare nell’ordine di idee che a Bologna il massimo possibile è un onesto galleggiamento con costi notevoli a carico degli investitori ben lontano dalle premesse e dalle promesse iniziali.

Se però l’idea è ancora ritenuta valida occorrerebbe andare oltre i vincoli di affluenza che Bologna determina. Forse occorrerebbe seguire l’esempio del recente accordo tra la Fiera di Parma e quella di Milano che punta a mettere in relazione buone idee e luoghi adatti rispettando i reciproci potenziali di sviluppo per “creare maggiori sinergie in Italia tra tutti gli attori del nostro sistema alimentare con eventi fieristici di ancor più alto livello e visibilità che rafforzeranno la competitività del Made in Italy alimentare all’estero”, ha dichiarato Paolo Mascarino Presidente di Federalimentare.

In questo modo si rilancerebbe ulteriormente un asse di sviluppo in grado di mettere in collegamento la tradizionale Food Valley dell’agroalimentare, che in Emilia mantiene la sua ragion d’essere, con il potenziale che offre Milano che da qui al 2025 presenterà il suo nuovo volto tra i grandi progetti che coinvolgono l’ex area Expo, il nuovo Ortomercato (Foody) che si segnala come un polo di grande rilievo per il comparto agroalimentare e le aree ex Alfa Romeo, oggi solo parzialmente occupate. Ognuna di esse potrebbe rappresentare uno sbocco interessante anche a sostegno del progetto di internazionalizzazione di Eataly e dell’Intero sistema proprio rilanciando un grande parco a tema sull’agro alimentare nazionale strutturato con una formula più adatta allo scopo e in un luogo con un maggiore potenziale di richiamo e di crescita. Altrimenti non ci sarà alcuna alternativa ad un inevitabile chiusura.

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